CRESCE IL RISCHIO DI DANNO AMBIENTALE

Il recento incendio di Pomezia e la minaccia di inquinamento da Pfas in alcune province del Veneto sono solo i casi di cronaca più eclatanti che evidenziano una crescente esposizione al deterioramento dell'ambiente. La normativa in materia è in costante cambiamento, e l'offerta assicurativa alle imprese si deve adeguare

CRESCE IL RISCHIO DI DANNO AMBIENTALE
La sensibilità nei confronti della conservazione dell’ambiente ha trovato riscontro in un’evoluzione normativa che ha oggi al centro la direttiva europea sulla responsabilità ambientale 2004/35/CE, con la quale si definisce il concetto di danno ambientale come danno alle acque, al terreno, alle specie e all’habitat naturale. Con la direttiva cambia l’approccio verso la responsabilità delle imprese, che diventa più pesante, sia in termini di obblighi, sia di penali: sotto questi aspetti, il tema è stato recentemente trattato nel workshop Il danno ambientale - un rischio da non sottovalutare organizzato da XL Catlin con il patrocinio di Anra


UN CARICO PER LE AZIENDE 

Il rischio di danno ambientale riguarda in prima persona le aziende: l’esposizione maggiore è per scarichi di produzione e sostanze oleose, ma gravi conseguenze possono derivare anche dalla diffusione di sostanze tossiche come esito di un incendio. Un eventuale rilascio di sostanze inquinanti nell’ambiente può comportare il rischio di danni materiali a beni propri o di terzi, all’habitat naturale circostante, incluse specie animali e vegetali protette o tipiche dell’ecosistema danneggiato, ma anche, nei casi più gravi, il rischio di provocare lesioni personali a terzi.
Si tratta di conseguenze molto serie per le imprese coinvolte, che si troveranno a dover sostenere, in primo luogo, i costi di bonifica, ma anche a farsi carico delle operazioni per il ripristino dell’ambiente, per la riparazione dei beni propri e di terzi, i costi dell’interruzione di attività (anche causata a terzi) e, non ultimo, le spese di difesa legale.



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PIÙ RESPONSABILITÀ

La necessità di rendere le imprese o gli enti più attenti alle conseguenze di azioni inquinanti, anche involontarie, ha portato a un’evoluzione del sistema sanzionatorio: si è passati dal sistema di ammenda definito nei primi anni ’90 all’aggiunta, agli inizi del nuovo millennio, dell’attribuzione all’azienda dei costi per la messa in sicurezza di emergenza e per le azioni di bonifica, fino al regime sanzionatorio odierno, che prevede in più anche i costi di rispristino dell’ambiente contaminato e il reato di danno ambientale.
Non è solo la sensibilità sociale che spinge verso una legislazione stringente in termini di protezione ambientale, ma anche il numero di sinistri in continua crescita, dovuti alle sempre più numerose situazioni di nuova esposizione che vanno ad aggiungersi a quelle pre-esistenti. Senza limitarsi a ricordare i grandi disastri che periodicamente occupano le prime pagine dei giornali, basti pensare al rischio di incendio, agli incidenti stradali che coinvolgono camion cisterne, ai serbatoi di carburante in disuso ma ancora interrati. Queste situazioni di rischio latente portano a un’ulteriore stretta sulle normative ambientali: è possibile che aumenti l’attenzione verso i crimini ambientali, che ci sia un aumento degli obblighi correlati alle emissioni industriali, che siano imposte nuove restrizioni sullo smaltimento dei rifiuti, che l’attenzione crescente sull’inquinamento delle falde acquifere possa condurre a una revisione delle direttive sulle acque potabili; inoltre, è in aumento anche l’attenzione verso i danni che possono essere provocati dall’utilizzo dei pesticidi e verso la perdita delle biodiversità.  



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UNA PROBLEMATICA MONDIALE

L’inquinamento va di pari passo alla crescita economica di un Paese, e i tentativi per contenerlo riflettono il riconoscimento della propria responsabilità sociale da parte di imprese e classi dirigenti. In nord America il ruolo delle azioni di class action non è stato indifferente per giungere allo sviluppo di leggi che oggi sono ben consolidate e applicate, così come avviene in Oceania; al contrario, nei Paesi emergenti e in particolare in centro e sud America, Russia, Turchia, Cina e India le leggi in tema di ambiente stanno muovendo i primi passi. L’Europa ha una legislazione affinata, ma l’applicabilità è in fase di sviluppo: l’Unione Europea, attraverso la direttiva sulla responsabilità per danno ambientale, ha voluto definire una norma, comune per tutti i Paesi, basata sul principio chi inquina paga. Lo scopo della direttiva è di fornire le indicazioni utili alla prevenzione del danno ambientale e al ripristino dell’ambiente nel caso in cui ne venga provocato un deterioramento. Alle aziende ritenute responsabili non si chiede più solo di riparare i danni causati al suolo e all’acqua, ma anche di ripristinare l’ecosistema riportandolo allo stato precedente all’azione inquinante. A oggi un buon numero di Paesi ha già introdotto, o ha in programma di farlo, l’obbligo di copertura assicurativa, mentre alcuni altri stanno adottando differenti forme di tutela. 


IL BISOGNO DI COPERTURE ADEGUATE

Normalmente, le spese conseguenti a un danno da inquinamento vengono coperte dalla polizza di Rc generale, ma l’evoluzione normativa apre delle aree di rischio che in questo tipo di polizza non sono solitamente incluse. La copertura Rc generale infatti non si è evoluta nel tempo, pertanto si rende necessaria per le aziende la sottoscrizione di polizze specifiche per il danno ambientale.
Considerazioni simili valgono per le coperture incendio, che tutelano da eventi che spesso comportano una contaminazione del luogo in cui si verificano e dell’ambiente circostante (uno per tutti, il recente caso di Pomezia). Tali polizze generalmente non includono, ad esempio, la copertura completa dei costi (piuttosto onerosi) di rimozione e di smaltimento dei rifiuti. 
Analogamente, anche la polizza property può prevedere, tra le esclusioni, il danno al terreno dell’insediamento, che va invece obbligatoriamente bonificato in caso di evento inquinante. Si evidenzia come la formulazione standard delle polizze di protezione tipiche (Rc generale, incendio, property) possa risultare non sufficiente di fronte all’emergere del rischio ambientale come conseguenza di un incremento delle disposizioni normative. Con la direttiva europea vigente, la sovrapposizione delle coperture attualmente più diffuse nelle aziende può lasciare comunque scoperte delle aree importanti, come l’ottemperanza agli obblighi di precauzione e prevenzione o i costi di bonifica del terreno dell’insediamento, oltre a quelli più direttamente connessi al danno ambientale e alle forme di inquinamento derivanti da eventi graduali.
Come per altri rischi emergenti, alle aziende manca un’adeguata consapevolezza delle conseguenze dirette e indirette, sul proprio business, di un eventuale danno. Una lacuna che intermediari e compagnie possono contribuire a colmare. 

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