PERITI, PIÙ DIALOGO TRA GLI ATTORI DEL SISTEMA

Il recente congresso di Cervia conferma un passaggio necessario per un vero salto qualitativo della categoria: avviato il progetto di autoregolamentazione e certificazione dei professionisti, è ora tempo di aprire un confronto con compagnie, intermediari, consumatori e risk manager

PERITI, PIÙ DIALOGO  TRA GLI ATTORI DEL SISTEMA
Garantire qualità alle compagnie e al cliente, confermando il ruolo centrale del perito non auto nel rapporto tra polizza, sinistro e relazione con l’assicurato. Su questo obiettivo strategico si è articolato il primo congresso della confederazione Periti Uniti, svoltosi a Cervia il 12 e 13 maggio. 

Un evento, partecipato da oltre 500 professionisti, in cui la necessità di cambiamento per l’intera categoria è stata espressa attraverso un segnale di unità, con l’apertura dei lavori da parte di Riccardo Campagna, presidente dei Periti Uniti e presidente di Assit, e dei rappresentanti delle altre associazioni socie: Francesco Cincotti, presidente di Aipai, Aldo Baggioli, presidente di Anpre, Gino Attilio Timo, segretario del Collegio Lombardo

Gli esponenti raccolti nella confederazione, insieme, hanno sottolineato i valori su cui puntare nei prossimi mesi: partire innanzitutto dalla certificazione della professionalità del perito per arrivare al rinnovamento di una qualità che deve essere garantita alle compagnie e al cliente, consolidando la centralità del ruolo del loss adjuster. 
Ma pensare oggi all’evoluzione della categoria implica un passaggio inevitabile: la selezione di soggetti che non meritano di farne parte. “Oggi è necessario fare sistema – ha evidenziato Francesco Cincotti – affinché la nostra categoria possa un giorno essere garante dello sviluppo assicurativo. Questo obiettivo si raggiunge lottando innanzitutto contro chi svolge attività di perizia senza le adeguate competenze e conoscenze della materia. Dobbiamo pensare al ruolo che ricopriamo: siamo noi che, quotidianamente, andiamo a casa del cliente. E proprio per questo motivo dobbiamo essere portatori di qualità”. 


EVITARE LA CHIUSURA VERSO IL MERCATO

Le tante sfide che attendono i periti sono state analizzate nel corso di una tavola rotonda che ha visto gli interventi di rappresentanti degli intermediari, delle compagnie, del mondo aziendale, accademico e dei consumatori. 
L’esperienza dei periti a livello internazionale è stata illustrata da Santiago Calzado, presidente della Fuedi, la federazione europea delle associazioni paritali. “L’unità tra le associazioni di categoria – ha ricordato – è l’occasione, come avvenuto in Spagna, di rafforzare la nostra voce e la nostra capacità di rappresentanza. Per far evolvere la professione è però fondamentale costruire un quadro regolamentare che aiuti a farci riconoscere a livello di sistema, e a presentarci al cliente con maggiore credibilità”. 

L’importanza dei periti per le compagnie di assicurazione è stata ribadita dagli esponenti delle imprese presenti alla tavola rotonda: Giuliano Basile, responsabile dell’attività di supporto di Allianz, Francesco Semprini, direttore generale di Hdi Global Italia e Angelo Leotta, responsabile del controllo di gestione dei fiduciari di Reale group
Per Adolfo Bertani, presidente Cineas, il congresso di Cervia segna per i periti l’inizio di un percorso difficile, che dovrà essere contraddistinto dall’apertura al cambiamento.
Una scommessa non facile da vincere, soprattutto per una categoria tradizionalmente chiusa, focalizzata sulle proprie specificità professionali.

“Chi pensava, 15 anni fa, che la figura del perito si sarebbe presto estinta – ha dichiarato Bertani – oggi viene da voi contraddetto. Ma siete solo all’inizio: dovete avere piena consapevolezza delle difficoltà che vi attendono, e dovete crederci fino in fondo, senza mai dimenticare che non dovrete mai chiudervi su voi stessi, né rischiare di trascurare i cambiamenti del mercato, in cui sono entrati nuovi operatori con attività affini alla vostra”. 


COME CAMBIA LA VICINANZA AL CLIENTE

“Essere vicini al cliente” è un’espressione spesso abusata, anche dalle compagnie e dagli intermediari, e che non sempre trova riscontro nei fatti. 
Attraverso gli interventi di Alessandro De Felice, presidente di Anra e di Fabrizio Premuti, presidente di Konsumer, molte sono però le indicazioni che la confederazione potrà tradurre in atti concreti nei prossimi mesi. 
“Sono sostanzialmente tre i fronti su cui i periti potrebbero migliorare il loro rapporto con il mondo delle aziende – ha affermato De Felice –. È importante che il perito sia in grado di comprendere la logica aziendale, interpretando le esigenze di business dell’assicurato: non sempre è così”. 
Secondo De Felice, alle aziende che operano in ottica internazionale, inoltre, serve un supporto anche per coordinare un danno che avviene in altri Paesi, laddove, come normalmente avviene, i programmi assicurativi vengono negoziati in Italia. 
“In ottica di risk management – ha osservato il presidente di Anra – sarebbe inoltre fondamentale poter essere sostenuti dal valore della base dati in possesso dei periti. Valutare questi dati ci consentirebbe di comprendere meglio i danni e le cause che li hanno provocati nel tempo”. 

In queste affermazioni si legge quanto i periti siano l’anello di congiunzione tra mondo assicurativo e clientela proprio nelle situazioni in cui la realtà aziendale, a fronte del sinistro, misura e verifica le promesse fatte dalle compagnie. 
“Il vostro compito è verificare se le garanzie rendono indennizzabile il danno. Ma in un mondo basato sulle complicazioni – ha osservato Premuti – a volte manca, nel perito, la voglia di dialogare. Ecco perché è indispensabile rimettere mano alle condizioni generali di polizza, cosa possibile solo attraverso un confronto tra tutti gli attori che intervengono nella relazione con l’assicurato”. 

Il punto di partenza in questa direzione è ispirarsi alla logica anglosassone, dove sia il perito sia il risanatore collaborano anche in fase di underwriting. 
Il delicato equilibrio tra la fase di sottoscrizione e quella del sinistro, in cui viene affidato al perito il confronto tra la validità della polizza, l’entità del danno e il relativo risarcimento, è stato oggetto degli interventi di Carlo Marietti Andreani, presidente di Aiba, e Luigi Viganotti, presidente di Acb
Dalla tavola rotonda emerge un messaggio di fondo, da condividere per il futuro con tutti gli operatori: la possibilità di creare un sistema virtuoso capace di intervenire sia sul contratto assicurativo che sulla componente di servizio. A condizione che si riesca a costruire una collaborazione più stretta tra i periti, le compagnie, gli intermediari e la clientela. 


UN PROGETTO PER LA QUALITÀ 

Il contesto economico, l’evoluzione della relazione tra compagnie e cliente, in cui la componente di servizio è in grado di fare la differenza in termini di competitività (e quindi di incidere sull’approccio al mercato) stanno velocemente modificando le dinamiche alla base del mondo assicurativo. 
In tutto questo, anche i periti, necessariamente, devono ricercare nuove strade di affermazione del proprio ruolo. E il punto di partenza non può che essere quello della qualificazione della professione. 
La legge n. 4 del 14 gennaio 2013 sulle professioni non regolamentate rappresenta, per la categoria, il passaggio necessario per un salto di qualità. 
Da questa convinzione è nato il progetto di autoregolamentazione e certificazione, ratificato lo scorso marzo, che oggi permette ai periti di svolgere la propria professione sulla base di una norma organica e dettagliata, che ne definisce i compiti, le competenze, le capacità tecniche e gestionali, in un quadro che descrive anche tutti gli aspetti deontologici e comportamentali. 
Il sistema prevede la certificazione della figura professionale del perito, presentato all’ente di certificazione Cersa, e un percorso di formazione e di apprendimento permanente, finalizzato al rispetto di standard qualitativi. 
Ottenere la certificazione significa qualificare capacità tecniche, know how e abilità specifiche: un risultato possibile solo dimostrando la propria professionalità attraverso una prova d’esame e un programma di formazione continua, come prova di costante aggiornamento e preparazione.

PARTIRE DALLA FORMAZIONE

Il progetto di autoregolamentazione e di certificazione non impone nessun obbligo per il perito. L’analisi di quanto definito attraverso il progetto illustrato da Pietro Adorni, coordinatore commissione norma Uni 11628, apre però una riflessione sui passaggi obbligati per la qualità. 
L’intervento dell’avvocato Giancarlo Faletti nell’ambito del convegno, con la sua analisi delle norme e della giurisprudenza della professione, del resto, conferma che la certificazione è un bollino di qualità che incide, inevitabilmente, nella valutazione e nella scelta della professionista.
Con questo obiettivo le competenze devono essere comprovate attraverso il superamento di un esame, attività di formazione e aggiornamento costante. 
La partnership tra la Confederazione periti uniti, Cersa e Cineas va in questa direzione:  tutti gli iscritti alle associazioni confederate potranno usufruire di agevolazioni economiche per la partecipazione ai corsi: quelli con contenuti propedeutici alla certificazione, in particolare, saranno selezionati e qualificati da Cersa. 
Chi ha frequentato i corsi Cineas ritenuti idonei ai fini della certificazione, potrà già dare l’esame. Per l’avvio del processo di certificazione sono già stati identificati due esaminatori, rappresentanti di Periti Uniti: Alberto Bianchi e Mauro Tamagnone

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