MEGLIO PREVENIRE CHE PREVEDERE

Nonostante i numerosi fenomeni sismici, ancora scarse sono le misure di protezione che gli italiani decidono di adottare per coprirsi dal rischio di terremoti. Secondo Paolo Augliera, direttore della sezione di Milano dell'Ingv, manca la conoscenza di una minaccia che, seppur non prevedibile, resta statisticamente probabile

MEGLIO PREVENIRE CHE PREVEDERE
“Il terremoto non uccide, uccidono piuttosto le opere dell’uomo”. Così parlava monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, nel corso dell’omelia pronunciata durante i funerali delle vittime del sisma che ha devastato l’Italia centrale nell’agosto del 2016. Parole che tornano alla mente ogni volta che un terremoto si abbatte sul nostro Paese. E che si ripresentano anche nella riflessione di Paolo Augliera, direttore della sezione di Milano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). 
“Non sono i terremoti a provocare vittime e danni, ma le costruzioni che spesso non rispettano le normative di settore”, ha osservato. Se l’Italia resta un Paese fragile, non è tanto per la sua esposizione al rischio sismico: anche altre aree del mondo sono soggette allo stesso tipo di minaccia. A pesare è, appunto, la scarsa attenzione alle norme antisismiche che dovrebbero guidare la costruzione di edifici e infrastrutture. Il risultato è che in Italia, ha allargato le braccia Augliera, “basta un evento di lieve entità per provocare dei danni”. 

UN’EMERGENZA CHE NON C’È

In Italia, a rigor di lessico, non esiste alcuna emergenza terremoti. Alla voce emergenza l’enciclopedia Treccani riporta la definizione “circostanza imprevista, accidente”: ecco, in Italia non si può certo dire che gli eventi sismici siano avvenimenti inattesi e inimmaginabili. “Ci sono testimonianze documentate di terremoti in Italia che risalgono all’anno 1000”, ha fatto presente Augliera. E gli strumenti dell’emergenza sono inutili, se non persino dannosi, quando si deve affrontare una situazione che non è imprevista ma cronica.
La minaccia riguarda tutto il territorio nazionale, non solo le zone notoriamente esposte a una maggior pericolosità sismica come la dorsale appenninica o l’area friulana. Anche la pianura padana, tanto per citare un caso, è stata soggetta nel tempo a fenomeni sismici. “Il sisma del 2012 è spesso ricordato come il terremoto dell’Emilia, ma ingenti danni si sono avuti anche nelle zone del mantovano”, ha affermato Augliera. Il risultato è che, a conti fatti, “l’80% del nostro Paese ha registrato nel tempo danni da terremoto”.

UN TERREMOTO OGNI DUE GIORNI

Ogni generazione ha assistito, direttamente o indirettamente, a un terremoto di grande intensità. E non potrebbe essere altrimenti, visto che, ha riportato Augliera, “ogni anno si verificano in Italia almeno 200 terremoti”: calcolatrice alla mano, fa più di un evento sismico ogni due giorni. La maggior parte di questi risultano di bassa entità, con una magnitudo inferiore a terzo grado della scala Richter. Il che, tuttavia, non significa che non possano fare danni.
Il terremoto di Ischia, per esempio, ha avuto una magnitudo piuttosto bassa, intorno ai quattro gradi: eppure, nonostante tutto, ha comportato ingenti danni in vaste frazioni dell’isola e ha provocato la morte di due persone. Perché? Secondo il vescovo di Ischia, all’estremo opposto di quanto pronunciato da monsignor Pompili, l’abusivismo edilizio non può “essere ritenuto la vera causa dei crolli”. Per Augliera, invece, nell’isola “si sono verificati danni perché le costruzioni non erano fatte a norma”.

NESSUNA PREVISIONE POSSIBILE

Se anche un terremoto di lieve entità può provocare vittime e danni, viene naturale chiedersi che cosa potrebbe accadere se si verificasse un sisma di maggiore intensità. La domanda non è mera astrazione teorica: secondo gli studi dell’Ingv, nei prossimi anni potrà infatti avvenire un evento sismico di magnitudo intorno al sesto grado della scala Richter. Si tratta di statistica e probabilità, scienze accurate ma non propriamente esatte, uniche armi possibili quando si vuol tentare di prevedere un terremoto.
Già, perché nessuno può dare con certezza indicazioni su un sisma che deve ancora verificarsi. “È impossibile stabilire dove, quando e con quale magnitudo avverrà il prossimo terremoto”, ha affermato Augliera. In questo contesto, l’unica soluzione è quella di affidarsi a forme di prevenzione che possano offrire un valido sostegno in caso di un evento che, per quanto non prevedibile, è statisticamente probabile. 

MENO PIASTRELLE, PIÙ SICUREZZA

Secondo i dati diffusi a ottobre dall’Ania, il 78% delle abitazioni in Italia è esposto al rischio di alluvione o terremoto. Una minaccia evidente a cui, tuttavia, gli italiani sembrano poco preparati: appena il 2% delle case risulta infatti coperto da una polizza contro i terremoti. Pesa la scarsa cultura assicurativa, forse anche una percezione del rischio non così alta: in fondo, gli eventi sismici di elevata intensità appaiono piuttosto rari. E se mai dovessero capitare, ci penserà la provvidenza o, al limite, le casse dello Stato.
Le misure in materia non mancano: le detrazioni previste dal cosiddetto sisma bonus, per esempio, sono state estese fino al 2021. Ma rischiano di restare lettera morta. Un po’ perché risulta a volte difficile, per semplici questioni burocratiche, riqualificare interi condomini o edifici collocati in centri storici. E un po’ perché, secondo Augliera, “si pensa troppo a piastrelle e altre amenità, e poco a elementi che possano davvero garantire la sicurezza dell’edificio”.

IL BISOGNO DI CONOSCENZA

Altro fronte critico è quello della conoscenza. Un tema su cui l’Ingv lavora da tempo con eventi e momenti di approfondimento sul territorio. “Ogni anno – ha detto Augliera – organizziamo a ottobre l’iniziativa Io non rischio, per informare la popolazione sul pericolo sismico”. Molto spesso, ha aggiunto, “riveliamo come la popolazione non abbia la minima percezione della minaccia che incombe sul territorio”.
Una lacuna che è necessario colmare. Anche perché la conoscenza può consentire di salvare delle vite umane. Lo ha testimoniato Tilly Smith, ragazza britannica che nel 2004, quando aveva appena dieci anni, era in vacanza con i genitori su una spiaggia della Thailandia. “A scuola – ha chiosato Augliera – aveva studiato gli tsunami poco prima della pausa natalizia: quando a visto il mare ritirarsi, ha avvisato i genitori e il personale dell’albergo dove alloggiava, convincendo tutti a rifugiarsi su una collina per evitare l’impatto dell’onda”.  

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