UNA STRADA VIRTUOSA

Secondo Fabio Cerchiai, presidente di Febaf e Fonsai, solo la collaborazione di tutti gli stakeholder del mercato potrà allineare le pratiche dell'Rc auto italiana a quelle europee

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👤Autore: Fabrizio Aurilia Review numero: 3 Pagina: 47
“La concorrenza c’è, ed è ben più sviluppata di quella che il legislatore sta cercando di potenziare”. A Fabio Cerchiai, presidente di Febaf, ma anche di Fonsai, non sembra vero di sentir ancora invocare la mancanza di concorrenza. Eppure è così. Del resto la concentrazione del mercato in mano a pochi gruppi è innegabile.

Nel 2006 su un totale di 18,3 miliardi di euro di raccolta premi Rc auto, il 15,4% era del gruppo Fonsai, l’11,8% di Generali, il 18,4% di Unipol, il 23,7% di Allianz e il restante 30,8% era di altri soggetti. 
Nel 2011 (raccolta a 17,7 miliardi), la concentrazione si è accentuata: Fondiaria Sai è cresciuta al 22,4%, che insieme al 12,8% di Unipol totalizzerebbe il 35,2% (prima del dimagrimento imposto da Antitrust), il Leone di Trieste ha una quota di mercato del 16,1%, mentre Allianz è scesa al 12%. Gli altri gruppi pesano per il 36,9% (fonte Ivass e Ania). Questi numeri poi vanno confrontati con il totale dei rami danni, dove la concentrazione è ancora più accentuata. 
Cerchiai ha ribadito, in chiusura del convegno organizzato dall’associazione nazionale Cinzia Dabrassi, che l’urgenza al momento più pressante è ridurre il costo tecnico della copertura. “Non sarà certo un coacervo di regole a ridurre le spese delle compagnie. Il bersaglio grosso deve essere la sinistralità. Le imprese, fino a che non saranno ascoltate, continueranno a chiedere l’approvazione delle tabelle per le macro lesioni”. 

          

BATTAGLIE PASSATE E SFIDE FUTURE

Ma tante battaglie combattute in passato dall’Ania, Cerchiai lo sa bene essendone stato presidente dal 2002 al 2011, non hanno portato a nulla. “Per nove anni – ha ricordato il presidente di Febaf – ci siamo battuti inutilmente per la procedura d’ufficio contro il truffatore; abbiamo invocato l’agenzia antifrode e in tutta risposta ci hanno chiesto di distruggere la banca dati dell’Ania, che ora si sarebbe potuta integrare con quella 
dell’Ivass”. Alcune di queste cose, tra l’altro, ora sono richieste anche dalla maggior parte delle associazioni dei consumatori e, forse, stanno finalmente per essere recepite dal legislatore e dalle Autorità di vigilanza. “Gestire insieme – ha concluso Cerchiai – la struttura del sistema dell’Rc auto porterebbe sicuramente i costi al livello delle best practice europee. Servirebbe poi uno studio sull’impatto delle norme, da incrociare con i costi delle inefficienze gestionali. Ma niente di tutto questo si potrà fare se tutti gli stakeholder non cammineranno sulla stessa strada virtuosa”. 

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