RC AUTO: UNA RIVOLUZIONE COPERNICANA È ALLE PORTE

Le tecnologie emergenti e le potenzialità della loro adozione da parte dei consumatori, l'ascesa dell'era delle ultra-connessioni, l'avvento dei veicoli autoguidati porteranno a una epocale trasformazione dei consumi. Secondo uno studio di Kpmg, queste nuove autovetture e l'aumento dei nuovi servizi di mobilità, come il car sharing, trasformeranno radicalmente il nostro modo di guidare e spostarci

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👤Autore: Beniamino Musto Review numero: 27 Pagina: 46 - 50
Negli Stati Uniti, tra la California e il Michigan, nel Regno Unito o tra le strade di Singapore in questo momento si sta sperimentando quella che sarà la mobilità del futuro. Si tratta dei cosiddetti veicoli autonomi, automobili in grado di viaggiare in sicurezza senza la necessità che sia un essere umano a guidarle. 
Una prospettiva che soltanto una decina di anni fa sarebbe parsa come pura fantascienza, ma che ora è più reale che mai. Tanto da spingere diversi Governi a investire somme di denaro consistenti per arrivare prima degli altri all’appuntamento con un nuovo futuro che potrebbe rivoluzionare in modo copernicano il nostro concetto di mobilità, probabilmente molto prima di quanto ci si possa aspettare. Oltre a ciò, le nuove tecnologie che stanno emergendo, il potenziale della loro adozione da parte dei consumatori e l’avvento di un’epoca ultra connessa si sommeranno al maggior radicamento di modalità di utilizzo dell’automobile già oggi radicate, come quella del car sharing. A questo tema la società di consulenza Kpmg ha dedicato un ampio studio dal titolo L’assicurazione auto nell’era dei veicoli autonomi


L'IMPATTO PER GLI ASSICURATORI POTREBBE ESSERE PROFONDO

Secondo Kpmg, la conversione dei veicoli potrebbe portare il più significativo cambiamento nell’industria assicurativa automobilista da quando esiste. L’Rc auto cambierà con il variare del modo di guidare delle persone e con le tipologie di mezzi utilizzati. “L’impatto per gli assicuratori potrebbe essere profondo. Nessuno ha la sfera di cristallo per predire il futuro, ma siamo convinti che un periodo di cambiamenti senza precedenti sia già iniziato”, spiega Kpmg. “Crediamo – prosegue il report – che i manager assicurativi debbano in primo luogo contemplare, e in seguito indirizzare, una serie di fattori chiave”. 




GLI ELEMENTI CHIAVE DEL CAMBIAMENTO

Lo studio individua alcuni elementi chiave di cambiamento, primo tra tutti, ovviamente, quello tecnologico. “Le tecnologie di base richieste per il funzionamento dei veicoli autonomi esistono già, e andranno solo rafforzate, migliorate e integrate”. Un altro elemento chiave è la capacità di accesso a queste tecnologie: secondo Kpmg, i costruttori tradizionali hanno già dato il via alla costruzione di nuovi veicoli che offrono maggiori capacità di autonomia sempre più sofisticate, e guardano con attenzione alle aziende hi-tech come Google, Tesla e Apple per poter arrivare essi stessi a produrre veicoli autonomi. Bisogna inoltre considerare che le infrastrutture su cui viaggeranno i veicoli auto guidati esistono già, visto che possono usare le strade esistenti e dunque non vanno messi in campo investimenti in questo senso. “Poi, col tempo – scrive Kpmg – l’infrastruttura stradale potrebbe diventare sempre più smart e in grado di comunicare con i veicoli per scambiare una serie di informazioni in modo olistico”. Anche dal punto di vista di permessi e regolamentazione in alcuni Stati pionieri il cammino è già avviato. Negli Usa, ad esempio, 16 Stati hanno approvato o introdotto regole relative ai veicoli autonomi, con la California, il Michigan e il Nevada che potrebbero diventare gli standard di riferimento. Lo studio ricorda che nel 2013 l’autorità statunitense per la sicurezza stradale Nhtsa (National highway traffic safety administration) ha realizzato un report preliminare che Kpmg considera quasi un pieno endorsement a favore di queste tecnologie. 





IL RISCHIO LEGATO AI DATI

Chiaramente l’impiego su scala di massa di queste nuove tecnologie porterà con sé anche diverse criticità. Di chi sarà la responsabilità legale di un incidente, dal momento che è lo stesso veicolo che prende le decisioni di guida? Un altro ambito critico riguarda la gestione delle informazioni: i veicoli autonomi hanno bisogno di dati e ne generano a loro volta. Questa enorme mole di informazioni (registrata in un equivalente della scatola nera) aggiungerà altri dati ai tantissimi già esistenti, creando un problema di data management, cui si aggiunge l’esposizione al cyber risk. In questo ambiente, il data management diventerà critico. Gli ultimi due elementi chiave di trasformazione individuati da Kpmg riguardano le dimensioni del parco auto in caso di adozione di massa di queste tecnologie. Secondo lo studio si intensificheranno i servizi in mobilità come il car sharing, già oggi opzione strandard per gli automobilisti urbani, grazie alla maggiore convenienza di costi per gli utenti. Il numero delle auto private potrebbe dunque calare significativamente. Infine bisognerà osservare in che modo avverrà l’adozione di queste vetture da parte delle persone. “Una volta che i consumatori avranno capito i potenziali benefici dei veicoli autonomi, ne saranno rapiti”, sottolinea Kpmg. La partita si giocherà sul terreno dell’educazione dei consumatori e sulla loro consapevolezza della convenienza di queste tecnologie. 





UN'EVOLUZIONE IN QUATTRO FASI

Lo studio ipotizza quattro fasi attraverso cui avverrà il passaggio alle nuove tecnologie: una trasformazione che dovrebbe avvenire nel corso dei prossimi 25 anni, e che già tra dieci anni potrebbe giungere a una prima nuova normalità. 
La prima fase sarà di rodaggio, servirà a introdurre i primissimi veicoli autonomi e avvierà la produzione rapida di veicoli completamente autonomi. Nella seconda fase (ipotizzata per il 2017) la parziale sostituzione tecnologica dovrebbe essere già introdotta: una serie sempre più ampia di consumatori avrà sperimentato queste tecnologie, testimoniando in prima persona la sicurezza e l’affidabilità. Nella terza fase la circolazione di veicoli completamente autonomi dovrebbe diventare sempre più comune, e la possibilità di installare dispositivi di guida autonoma anche nelle auto di vecchia generazione renderà la tecnologia accessibile a un più ampio segmento di consumatori. Nell’ultima fase, che si ipotizza possa partire intorno al 2025, si avvierà una trasformazione più ampia. Nei successivi 15 anni la guida integrata si imporrà con sempre più forza, con la possibilità di scambio di informazioni tra i veicoli. 


NUOVI MODELLI PER IL RISCHIO DI GUIDA

Secondo Kpmg l’incremento delle misure di sicurezza di questi veicoli avrà un profondo impatto sugli assicuratori auto nel lungo termine, e si imporrà fino a ridurre la dimensione di mercato Rc auto. “Dal momento che il 90% degli incidenti d’auto è dovuto all’errore umano, e che i veicoli autonomi rimuoveranno parzialmente questo elemento dalle strade già a partire dal 2025 – si legge nello studio –, sul lungo termine, con la sostituzione progressiva del parco auto, il profilo di rischio dei veicoli su strada si ridurrà sostanzialmente”. 





I SINISTRI POTRANNO RIDURSI DELL'80%

Alla luce dello scenario presentato, Kpmg calcola che dal 2025 al 2040, quando il parco auto potrebbe essere composto da veicoli autonomi e da veicoli antichi su cui è stato montato un sistema di autonomia, gli incidenti sulle strade americane potrebbero ridursi potenzialmente dell’80%: 0,009 incidenti per ogni veicolo. 
“Le compagnie assicurative – avverte lo studio – dovrebbero iniziare a esperimentare gli effetti dei veicoli autonomi il più presto possibile”. Gli incidenti certamente non scompariranno del tutto. Tempo atmosferico, condizioni stradali, animali liberi, e falle tecnologiche continueranno a causare problemi. Ma l’elemento forse più interessante è che alcuni automobilisti potranno scegliere di guidare ancora manualmente. La compresenza di veicoli autonomi e veicoli guidati manualmente porterà a un cambiamento degli indicatori del rischio di guida. 
Le dimensioni del mercato Rc auto probabilmente sono destinate a restringersi a livello globale, e la ripartizione del peso dei vari rami assicurativi potrebbe cambiare. Una quota maggiore potrebbero averla le commercial line, ampliando le proprie fette di mercato verso il car sharing e la mobilità su richiesta. Infine, secondo l’analisi di Kpmg, potrebbero registrare un considerevole incremento le polizze dell’ambito Rc prodotti, legate al fatto che la tecnologia sofisticata, che è alla base dei veicoli senza conducente, renderà probabilmente indispensabili nuove tipologie di coperture.


IL CASO: L'INCIDENTE ALLA GOOGLE CAR

Lo scorso luglio uno dei prototipi delle auto senza pilota di Google è stato coinvolto in un incidente mentre percorreva una strada pubblica a Mountain View, in California. Al momento della collisione, secondo quanto rivelato dalla stessa Google, sulla vettura si trovavano tre dipendenti della società, nessuno dei quali ha riportato gravi ferite. Si tratta del 14esimo incidente in sei anni, nel corso dei quali Google ha effettuato circa due milioni di test. Google sostiene che le sue auto non hanno causato nessuna delle collisioni. Chris Urmson, capo del programma di self-driving car di Google, ha attribuito la colpa all’errore umano e alla distrazione. Secondo Urmson, il suv Lexus equipaggiato con sensori Google si è fermato a un incrocio stradale nonostante il semaforo verde perché sull’altro lato c’erano auto ferme e ha evitato così di rimanere ferma in mezzo all’incrocio. Ma a quel punto, un’auto che veniva da dietro non ha frenato e si è scontrata con la Lexus di Google a una velocità di 27 chilometri all’ora: entrambi i veicoli hanno riportato danni e sono rimasti feriti in modo non grave sia le tre persone che erano a bordo dell’auto di Google sia il conducente dell’altro veicolo. Secondo le norme vigenti in California, durante le prove sulle auto senza pilota una persona deve essere al volante per poter prendere il controllo in caso di emergenza. E solitamente Google utilizza un altro dipendente sul sedile del passeggero per registrare i dettagli del test.


I PIONIERI DELLE AUTO DEL FUTURO

Negli Stati Uniti, lo scorso luglio, è stata inaugurata Mcity, una sorta di città appositamente pensata per testare la guida autonoma. L’area si trova nei pressi di Ann Arbor, dove l’Università del Michigan studia da tempo le potenzialità delle vetture ultra-connesse. Ma la sperimentazione delle vetture autonome non è certamente un affare che si gioca tra Mountain View (sede di Google) e il Michigan. In prima fila tra le nazioni che in modo più convinto vogliono percorrere questa nuova frontiera c’è il Regno Unito, dove il Governo guidato da David Cameron ha recentemente stabilito una serie di linee guida di prova per i costruttori di veicoli autonomi. Il Codice di condotta arriva in seguito alla decisione del Governo di stanziare un fondo competitivo di 20 milioni di sterline per la ricerca e lo sviluppo collaborativo nei veicoli senza conducente, in modo da mettere il Regno Unito in prima fila nell’utilizzo dei veicoli autonomi.
La Gran Bretagna non è sola. 
Le autorità di Singapore hanno dato il via libera per un programma di test in collaborazione con in Massachusetts institute of technology (Mit) che punta a eliminare il congestionamento automobilistico cittadino. Un intero quartiere della città è stato abilitato all’uso dei veicoli autonomi in condivisione, con l’idea finale di metterli a disposizione di spostamenti a corto raggio o per raggiungere stazioni o aeroporti. Nella città-Stato asiatica, il problema del traffico è particolarmente sentito visto che la densità abitativa elevatissima ha portato a un blocco quasi totale della circolazione.


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