I PASSI AVANTI DEL SISTEMA ITALIANO

Non esiste un solo modello per affrontare i tanti rischi d'impresa. L'assicurazione è fondamentale per le aziende ma è anche necessario sapersi confrontare con le minacce, partendo da una solida conoscenza delle proprie esigenze. In Italia, la cultura del rischio sta crescendo negli ultimi anni

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👤Autore: Fabrizio Aurilia Review numero: Edizione speciale FERMA Forum Pagina: 28 - 30
Oggi, più che in passato, la gestione dei rischi sul mercato italiano è sempre più olistica e coinvolge più funzioni all’interno di un’azienda. In questi anni, a partire soprattutto dalla crisi del 2008 e da quella dei debiti sovrani nel 2011-2012, il risk management sta crescendo in importanza e sta acquisendo sempre maggiore centralità. Per quanto riguarda le aziende, è sempre più chiaro che una cattiva gestione dei rischi può risultare fatale. Più cultura della prevenzione e maggiore competenza sono richiami che si sentono frequentemente. 
Il punto di partenza è ricercare una conoscenza approfondita delle imprese, per accompagnarle nei loro cambiamenti, mettendo in campo competenze specifiche: tutto questo è patrimonio del risk management. Ma non basta più solo conoscere i rischi. È essenziale affrontare in modo mirato le minacce che riguardano i singoli settori. Per farlo, tutti devono essere coinvolti: dal risk manager fino all’impresa assicurativa a cui eventualmente si cede il rischio, passando per gli intermediari assicurativi. Dal lato delle polizze, poi, c’è ancora tanta strada fare: è necessario disegnare offerte mirate alle piccole e medie imprese in cui la componente di servizio (pre e post sinistro) sia il fulcro del prodotto; semplificare i contratti e ripensare ruolo e formazione degli intermediari. 





IL RISK MANAGEMENT COME BEST PRACTICE

Uno dei temi è appunto quello di adattare il contratto all’evoluzione dell’azienda. L’intermediario è chiamato a verificare che la copertura sia sempre adeguata lungo tutto il ciclo di vita dell’impresa: da quando cambiano i modelli organizzativi a quando si acquistano nuovi macchinari, si effettuano ristrutturazioni, ci si apre a nuovi mercati. Alcune compagnie assicurative si stanno ponendo il problema di alleggerire il broker da compiti amministrativi e, attraverso la tecnologia oggi facilmente disponibile, costruire una piattaforma on line, aperta, con tutti i parametri che rappresentano il rischio su cui gli intermediari possano intervenire. Un mezzo nuovo per scambiarsi le informazioni. 
Tuttavia, esistono realtà, come la stragrande maggioranza delle micro imprese, che non si pongono nemmeno il problema di assicurarsi. Un esempio è la polizza danni indiretti: la percentuale di piccole imprese che usufruisce di questa copertura è ancora esigua e questo dipende soprattutto da una proposizione assicurativa troppo complessa. L’altro rischio cui sono altamente esposte le Pmi è il rischio di credito, su cui le crisi degli ultimi anni hanno posto l’accento. Le principali compagnie del settore stanno cominciando a proporre prodotti mirati per le esigenze del piccolo imprenditore. Stesso discorso vale per il cyber risk, uno dei principali rischi emergenti, sempre più sentito all’estero ma ancora poco considerato in Italia. 
A queste criticità si sommano l’evoluzione delle normative che chiaramente inficiano sull’organizzazione del lavoro. Da quelle sulla responsabilità d’impresa, alle nuove leggi sull’inquinamento, fino a tutte le complessità che si appresta ad affrontare chi decide di espandersi all’estero. 





LE PMI A CACCIA DELLA POLIZZA GIUSTA

Ciò che nelle ricerche appare evidente è però la differenza di approccio alla gestione del rischio tra grande impresa (magari internazionale) e Pmi: se per quest’ultima l’efficacia del risk management è spesso connessa con una polizza assicurativa che si attiva al momento del sinistro, per le aziende grandi, il contratto assicurativo è frutto di un’operazione di sottrazione dei rischi che possono essere mantenuti internamente.  
Nelle piccole e medie imprese italiane, quelle in cui la cultura del rischio è radicata, si continua a preferire comunque un rapporto personale con chi si occupa della prevenzione e gestione delle minacce. Ecco quindi che la figura del perito assicurativo, nell’eventualità del sinistro, e delle società di ripristino sono essenziali, perché la necessità è quella di ripartire subito con la produzione. 
È cruciale passare dalla logica del risarcimento a quella di servizio: il vero problema non è ricevere il maggior indennizzo possibile, ma evitare che il danno subìto blocchi la produzione con il rischio che l’attività cessi definitivamente. Questo significa agire prima e dopo. In primis organizzare attività di loss mitigation e gestione della business interruption e poi fornire al cliente un sistema di riparazione diretta, supportato da un network specializzato di provider. Spesso per le Pmi l’assicurazione diventa uno strumento sociale: la polizza è l’unica linea di credito che resiste nei momenti di difficoltà.





GRANDI AZIENDE, I RISCHI DELLA SUPPLY CHAIN

Nelle realità più grandi, la struttura di risk management è perfettamente in grado di seguire tutto il percorso. La maggior parte dei rischi è gestita in self retention, mentre nel rapporto con le assicurazioni e i broker, il compito del risk manager e del chief risk officer è cercare di mantenere i premi bassi per le coperture da catastrofi naturali. 
Per le grandi aziende, le criticità si annidano nella supply chain. I risk manager si trovano molto spesso a dover affrontare anche i rischi provenienti dai rapporti contrattuali con fornitori medio-piccoli. Spesso si tratta di rischi che fanno davvero paura. Si pensi, ad esempio, alle aziende che forniscono servizi di bonifica dell’amianto: piccole imprese che spesso non hanno la minima idea dei rischi che potrebbero portare in seno all’azienda che esse forniscono. Così capita che la committente si faccia carico del rischio del suo fornitore. 


LA FRANCHIGIA? MEGLIO SE ALTA

In questo contesto, si stanno moltiplicando le occasioni di confronto tra imprenditori, intermediari assicurativi, compagnie, periti e società di ripristino. Lo scorso giugno, Insurance Connect, editore di questa rivista, ha organizzato uno dei principali convegni sul tema (Aziende, dai rischi alla sicurezza della polizza), dedicato totalmente al mondo dei rischi per le aziende, che ha coinvolto i principali attori della filiera dei rischi. Nel settore delle polizze, per esempio, è emersa una tendenza che vede convergere i vari player. Nella distribuzione dei rischi, la franchigia può fare la differenza tra una polizza efficace e una inutile: le aziende preferiscono pagare una franchigia un po’ più alta ma avere la certezza di non restare sole al momento del sinistro. Coperture più complete con franchigie più alte, per avere massimali importanti, e confidare che sulle piccole questioni l’azienda sappia agire in autonomia. Dal punto di vista degli assicuratori, anche in Italia sarebbe possibile proporre coperture a primo rischio, a patto che le aziende sappiano fare loss mitigation. È possibile, infine, far pagare franchigie più alte anche per abbassare la frequenza sinistri.


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