PREVIDENZA, SERVE OCCUPAZIONE

La spesa pensionistica si allinea a quella europea. Ma gli attori del sistema chiedono all'UE maggiore elasticità per favorire il turn over sul lavoro. Tra le proposte, un plafond unico di deducibilità per la sanità integrativa e un fondo per l'assunzione di giovani e over 55. Tutti i numeri del III rapporto sul bilancio previdenziale di Itinerari Previdenziali

PREVIDENZA, SERVE OCCUPAZIONE
L’Italia è tra i primi dieci Paesi per spesa sociale complessiva, con un valore di circa 439 miliardi di euro ovvero il 57,7% dell’intero esborso statale, al netto degli interessi sul debito pubblico. Una spesa difficilmente sostenibile nei prossimi anni e che, già ora, limita gli investimenti in tecnologia, ricerca e sviluppo, necessari per l’occupazione giovanile.
Questa la sintesi della terza edizione del Bilancio del sistema previdenziale italiano, redatto dal centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali, con la supervisione del comitato tecnico scientifico, da cui emerge una spesa pensionistica (al netto dell’assistenza) di circa 216 miliardi di euro, a fronte di 172 miliardi di entrate contributive (tolti i trasferimenti di Stato e Regioni), che porta a un leggero passivo di 560 milioni di euro e a una riduzione, dal 15,4% al 10%, dell’esborso effettivo per le pensioni. 

"Il nostro sistema – sottolinea Alberto Brambilla, presidente centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali – è ormai stabilizzato e messo in sicurezza e il bilancio della previdenza è quasi in pareggio. Con questi dati, possiamo chiedere all’Europa più flessibilità per favorire l’occupazione e il turn over”.
Altro dato fondamentale per la tenuta del nostro bilancio pensionistico è il rapporto tra occupati (24,5 milioni) e pensionati (16 milioni) che nel 2014 è di soli 1,38 attivi per pensionato, così come il pagamento di una prestazione ogni 2,6 abitanti e di 1,4 per ogni pensionato, il che porta la pensione media agli attuali 16.638 euro, ben oltre i 1000 euro al mese. 
Andando nello specifico, le gestioni in attivo sono solo tre a livello Inps: quella dei commercianti, con 521 milioni, dei lavoratori dello spettacolo, con 279 milioni e dei parasubordinati, con 6.493 milioni. In attivo anche le casse di liberi professionisti (salvo Inpgi e Cipag), che presentano un saldo positivo di 3.364 milioni di euro. 
Tra i passivi più alti, invece, spiccano i dipendenti pubblici, di 26.875 milioni di euro, l’ex Ferrovie dello Stato, con un saldo negativo di 4.233 milioni, gli artigiani con 3.541 milioni e i coltivatori diretti con un passivo di 3.146 milioni di euro.





LA SPESA PER L'ASSISTENZA

Per quanto riguarda, invece, la spesa per l’assistenza, l’insieme degli interventi ha riguardato tre milioni e 900 mila soggetti, per un costo totale di oltre 20 miliardi, con una crescita delle pensioni di invalidità civile (+50mila) e delle indennità di accompagnamento (+102mila). Risultano, invece, in calo le altre prestazioni assistenziali, quali l’importo aggiuntivo delle pensioni, le pensioni con maggiorazioni sociali, la cosiddetta quattordicesima e le integrazioni al minimo che hanno coinvolto, nel 2014, un totale di 8.431.449 beneficiari (51,8% dei pensionati), per una spesa di 199 miliardi, ovvero il 68% della spesa pura per pensioni: la parte che deve essere messa sotto controllo e razionalizzata.
All’interno della spesa assistenziale, la quota riferita alla non autosufficienza è stata pari a 14.727 milioni di euro, lo 0.91% del Pil.





UN'EVASIONE COSTOSA

Altro capitolo importante del rapporto è quello che riguarda le entrate Irpef, che partecipano al finanziamento del welfare, in particolare per assistenza e sanità. I dati sono rilevanti: il 46,5% dei contribuenti (19 milioni) dichiara solo il 16,2% dei redditi percepiti ovvero 130 miliardi, per un reddito medio di 571 euro al mese e un’imposta media annua pagata pro capite di 327 euro. Questo significa che, per garantire la sola sanità, che costa 1.790 euro per cittadino, occorre che altri contribuenti si accollino un onere di circa 41 miliardi di euro.
L’ammontare totale dell’Irpef sulle pensioni è stato, nel 2014, di 42,9 miliardi di euro. Dalla ripartizione del carico fiscale emerge l’enorme evasione contributiva: i dipendenti pubblici (che rappresentano il 16%) pagano un terzo di tutte le tasse. Del restante 84%, circa sette milioni di pensionati (il 51%) non paga imposte e il 27% un’imposta modestissima. Restano 2,8 milioni di pensionati che si accollano la gran parte dei 28,4 miliardi di Irpef. Dunque, l’intero carico fiscale sulle pensioni grava su circa il 30% dei pensionati, in particolare su quelli che hanno pensioni sopra i 3.000 euro lordi al mese.

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