WELFARE: UN PATTO POSSIBILE TRA GENERAZIONI

Istituire un fondo di solidarietà per l'occupazione under 29 e over 55, ripensare l'organizzazione del lavoro e riprogettare l'invecchiamento attivo. Queste le proposte avanzate, nel corso della conferenza di apertura della GNP, per fermare il debito pubblico e risolvere il conflitto intragenerazionale

WELFARE:  UN PATTO POSSIBILE TRA GENERAZIONI
👤Autore: Laura Servidio Review numero: 35 Pagina: 48 - 49
Senza lavoro non c’è previdenza. Con questa affermazione si è aperta a Napoli la tre giorni dedicata alla previdenza e al lavoro, organizzata da Itinerari Previdenziali con la fattiva collaborazione del Comune di Napoli e della Regione Campania. La sesta edizione si è svolta il 10, 11 e 12 maggio scorsi, nel cuore della città, in piazza del Plebiscito, per rimarcare il suo carattere di apertura a cittadini, famiglie e imprese.

“Lavoro e pensioni – esordisce Alberto Brambilla, presidente Itinerari Previdenziali e organizzatore dell’evento – sono due temi indissolubili, eppure, oggi, sono declinati in termini di scontro generazionale”. 
La chiave sta nell’allungamento del tasso di occupazione, soprattutto femminile, under 29 (il 40% dei giovani è disoccupato) e over 55: siamo agli ultimi posti delle classifiche Ocse, con poco più di 22,4 milioni, su 16 milioni di pensionati (2014), laddove un rapporto accettabile potrebbe essere di circa 24,5 milioni di lavoratori. 


UN CONTRIBUTO PER L’OCCUPAZIONE

Itinerari Previdenziali ha avanzato tre proposte. In primis, l’istituzione di un contributo di solidarietà su tutte le prestazioni, anche assistenziali, generate dal metodo retributivo ovvero un fondo prodotto dallo stesso sistema pensionistico, proporzionale al reddito. “Questo – spiega Brambilla – conviene non solo ai giovani, ma anche ai pensionati, laddove garantisce più lavoratori e più contributi, senza dire che risolverebbe il conflitto intragenerazionale”.


PARTIRE DALL’EVASIONE

A sostegno del fondo per l’occupazione anche Enrico Panini, assessore lavoro e politiche di sviluppo del comune di Napoli. “Un altro strumento utilizzabile – aggiunge – è quello dei fondi contrattuali: a oggi si parla di 100 miliardi di euro di raccolta. Tali fondi possono diventare agenti di sviluppo attraverso investimenti di lungo termine. E poi, l’arma fiscale: da una ispezione Inps, risultano 100mila evasioni di contributi, solo tra i nuovi assunti del 2015”. 
Su questo punto insiste anche Maurizio Petriccioli, segretario confederale Cisl. “Facciamo emergere l’evasione fiscale e contributiva – conferma – che oggi ammonta a 120 miliardi di euro. Il patto generazionale, pensato in questi termini, si fonderebbe sul reddito e sarebbe fatto tra tutti i cittadini con un contributo finanziato dalla fiscalità generale e dalla previdenza complementare, che ci auguriamo decolli”.

RIPENSARE IL LAVORO

Occorre poi ripensare l’intera organizzazione del lavoro, correlando le mansioni all’età: un poliziotto non può restare sul campo, da quando entra in polizia, a 24 anni, fino a 65. E questo conduce alla terza proposta: la riprogrammazione dell’invecchiamento attivo della popolazione attraverso una riqualificazione degli anziani e del loro valore economico: “Ad esempio – propone Brambilla – realizzando piccoli lavori utili, come ad esempio il mantenimento della pulizia e del decoro nei propri quartieri, o degli attraversamenti in prossimità delle scuole, ma anche aiutando chi sta peggio o non è autosufficiente. In questo, gli enti locali devono farsi promotori”. 


UNA NUOVA COSCIENZA

Ancora non basta: occorre una coscienza individuale e collettiva in termini di onestà, consapevolezza e comprensione, che deve vedere come motore le amministrazioni pubbliche. E, da ultimo, una maggiore coscienza fiscale laddove mancano 43 miliardi per pagare, a oltre 28 milioni di cittadini, la sola sanità. “Le nostre proposte – conclude Brambilla – mirano a stipulare un vero patto tra generazioni: giovani e anziani, forza e esperienza, entusiasmo e pacatezza insieme, per vincere la grande sfida sociale di questi anni”.  


GLI SFORZI DEL GOVERNO

A conclusione della conferenza, il video saluto del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha fatto una panoramica dei lavori in corso. Fino a un anno fa, l’85% dei contratti era a tempo determinato e precario; oggi le ultime misure hanno prodotto una situazione occupazionale positiva con 295 mila nuovi occupati (di cui 280 mila con contratto a tempo indeterminato). 
È stato riaperto il tema delle ricongiunzioni onerose e sono in corso i lavori sull’uscita flessibile e sul part time agevolato: “qui – ha spiegato il ministro - dobbiamo adeguare questo periodo di vita con nuove mansioni, e dando uno scivolo che dia più tempo libero al lavoratore e, al contempo, un trattamento economico che non pesi in modo significativo”.
INPS, TRA BUSTA ARANCIONE,  FLESSIBILITÀ E VITALIZI

Tra i temi più dibattuti, l’invio della busta arancione. “Se la reazione dei contribuenti è stata forte nei talk show – racconta Tito Boeri, presidente dell’Inps – così non rilevano le nostre interviste: il 95% lo trova un servizio utile per pianificare meglio il proprio futuro e solo lo 0,01% si è dovuto recare nelle nostre sedi per avere chiarimenti”.
Sulla flessibilità, Boeri si dichiara d’accordo se in linea con la tenuta del debito pensionistico; sull’evasione, sottolinea l’impegno dell’Inps: “da un accertamento, abbiamo riscontrato esoneri contributivi di tre anni da parte di imprese che ne hanno beneficiato erroneamente per 100 lavoratori”; infine, sui vitalizi, sottolinea una situazione di grave disavanzo: tre per ogni contribuente ovvero 150 milioni che potrebbero ridurre il debito pubblico: “siamo disponibili a fare un ricalcolo nel caso in cui anche i parlamentari decidano di passare al sistema contributivo”.

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