LE MUTUE COME STRUMENTO DI GESTIONE DEI RISCHI CATASTROFALI

Di fronte ai sempre più numerosi e gravi eventi estremi, Bce ed Eiopa auspicano il ricorso alle collaborazioni tra pubblico e privato per fare fronte alle spese di ricostruzione. Tra le varie soluzioni per le imprese si possono annoverare i sistemi mutualistici di settore, che porterebbero vantaggi di gestione del rischio e maggiore immediatezza nell’erogazione dei sussidi

LE MUTUE COME STRUMENTO DI GESTIONE DEI RISCHI CATASTROFALI
La frequenza e l’entità dei danni provocati da eventi catastrofali, soprattutto dovuti ai cambiamenti climatici, sono in continuo aumento. Parallelamente, sul mercato assicurativo i capitali destinati alla copertura di questo tipo di rischi si vanno progressivamente riducendo, mentre aumentano i premi e le esclusioni di polizza.
Sempre più spesso i governi sono chiamati a importanti stanziamenti per il ristoro dei danni causati dagli eventi catastrofali. Nonostante il consistente impegno delle finanze pubbliche, in alcuni paesi, come l’Italia ad esempio, intercorrono molti anni tra il momento dello stanziamento dei fondi e l’effettivo pagamento dei ristori. Ciò costringe i danneggiati a indebitarsi per le ricostruzioni e a farsi carico degli interessi che, in un periodo di tassi in risalita come quello attuale, possono annullare, in tutto o in parte, il beneficio dall’assegnazione dei fondi pubblici. Gli stanziamenti nel bilancio pubblico, incerti nell’an e nel quantum, si incastonano in un quadro economico generale caratterizzato dal contrasto all’inflazione e dalla manovra al rialzo dei tassi d’interesse, che li rende più problematici da finanziare.
Di recente la Bce e l’Eiopa hanno redatto un documento congiunto, che si ispira al concetto non nuovo di Private-public-partnership (Ppp), nel quale propongono soluzioni per finanziare il ristoro di questo tipo di danni attraverso il concorso di privati/Stato/Unione europea in ordine successivo e complementare d’intervento. Nello scacchiere di questa proposta potrebbe assumere un ruolo importante l’utilizzo delle mutue, una formula antica, reinterpretata in chiave moderna. In particolare, il ricorso a mutue di settore tra gestori europei del medesimo tipo di infrastruttura (ad esempio reti elettriche, reti ferroviarie, reti stradali, etc.) costituirebbe un efficace strumento di finanziamento consortile dei danni sino a un determinato ammontare, oltre il quale potrebbero intervenire in successione i governi e le autorità centrali europee, come auspicato da Bce ed Eiopa.



ESPERIENZE POSITIVE NEL RECENTE PASSATO

Nel passato, gruppi di aziende appartenenti a particolari settori di attività avevano deciso di utilizzare con successo lo strumento mutualistico per garantire i rischi di entità elevata, per i quali il mercato di assicurazione non offriva coperture soddisfacenti per condizioni contrattuali, per capacità di copertura limitate e/o per prezzi particolarmente elevati (ad esempio la mutua Oil creata dalle maggiori società petrolifere internazionali; le mutue Emani, Elini, BlueRe promosse dai produttori europei di energia elettrica da fonte nucleare). L’ultima nata tra le mutue è la MiRis dedicata alla copertura del rischio cyber, di cui ha scritto in un recente articolo su questa rivista Gian Lorenzo Fiorentini, presidente onorario della Aon Advisory & Solutions e presidente del Club degli Assicuratori Romani (vedi Insurance Review n.107, settembre 2023, pag. 42).
La mutua non ha finalità di lucro e costituisce un mezzo per suddividere tra i mutuanti il costo dei danni assicurati; inoltre, garantisce ai soci il pagamento degli indennizzi in tempi brevi. Essa opera con le stesse regole delle compagnie di assicurazione: è dotata di un capitale iniziale per il margine di solvibilità, versato da ciascun gestore in proporzione alla propria esposizione al rischio, e incassa annualmente dai soci i contributi (l’analogo dei premi). Per statuto la mutua può tenere in conti separati e intestati a ciascun gestore la quota di capitale inizialmente versata e il pro-quota cumulato del saldo tecnico di ciascun anno. Questo meccanismo consente ai gestori di acquisire le garanzie al costo, invece di corrispondere col contributo i caricamenti, tra cui quello di sicurezza, come nel caso dei premi di assicurazione. Per contro, però, se il saldo tecnico in un esercizio fosse negativo, il ripianamento avverrebbe attingendo dai conti individuali o anche richiedendo ai mutuanti versamenti aggiuntivi. L’assemblea degli iscritti è l’unico organo statutario deputato ad accettare nella comunità ogni nuovo gestore. 

UN’INTEGRAZIONE COERENTE CON IL SISTEMA ASSICURATIVO

Le mutue in esame potrebbero operare in riassicurazione, con una struttura più snella rispetto a quella di una mutua assicuratrice diretta. Ogni gestore che avesse una polizza property potrebbe far richiamare in essa le condizioni normative e i limiti di copertura offerti dalla propria mutua. Il contributo verrebbe inglobato nel premio complessivo del contratto property e ceduto successivamente alla mutua. Le garanzie della mutua potrebbero coprire i rischi di fascia alta (ad esempio a partire dai 10 ai 20 milioni di euro), caratterizzati da bassa frequenza e da severità elevata. I capitali progressivamente accumulati (capitale iniziale, saldi tecnici e interessi prodotti dagli investimenti) consentirebbero ai mutuatari di disporre di capacità di copertura progressivamente crescenti. Inoltre, la mutua potrebbe assumere il ruolo di acquirente unico delle garanzie aggiuntive alle proprie, retrocedendo al mercato il maggior rischio da essa non ritenuto, a prezzi certamente vantaggiosi. Il ricorso alle mutue di settore per gestire i rischi catastrofali, potrebbe generare diversi benefici. Il costo di copertura dei rischi, come detto, verrebbe allineato al costo dei sinistri. Lo spazio occupato dalle mutue libererebbe capacità che il mercato assicurativo potrebbe allocare in modo più profittevole verso nuovi rischi, con margini di remunerazione più appetibili. Ciò verosimilmente potrebbe attrarre nuovi capitali, incrementando l’offerta di nuova capacità e generando così un circolo virtuoso a beneficio delle dinamiche economiche generali. 



LO STATO COME RIASSICURATORE

Lo Stato, oggi chiamato a erogare i propri sussidi in relazione a ogni livello di danno, potrebbe invece assumere il ruolo di riassicuratore di ultima istanza, come auspicato nel documento congiunto Bce-Eiopa e come, ad esempio, già avviene in Francia, attenuando così la volatilità sul bilancio indotta dallo stanziamento dei sussidi. A fronte di questo beneficio, potrebbe essere meno complesso da parte dello Stato ridurre significativamente la distanza temporale, a oggi spesso consistente, tra il momento degli stanziamenti e quello delle effettive erogazioni a favore dei danneggiati, con indubbi vantaggi per entrambe le parti.
Il ricorso alla mutualità di settore potrebbe agire da volano per un più diffuso utilizzo delle società captive di (ri)assicurazione (anch’esse chiamate a gestire la mutualità tra rischi di uno stesso soggetto economico). A esse potrebbe essere riservata la copertura dei rischi di fascia immediatamente più bassa rispetto a quella della mutua settoriale. Nel concreto, sarebbe ancora più incentivata la prevenzione dei rischi, condizione base per realizzare risultati positivi sia nelle captive che nelle mutue e il risk management assumerebbe una valenza ancora maggiore. Alle case di brokeraggio si aprirebbero nuove prospettive di remunerazione per i servizi offerti, legati alla più ampia gamma di architetture di copertura tailor-made profilabili per i propri clienti; mentre le soluzioni tradizionali o standard, assimilabili a commodities, potrebbero progressivamente assottigliarsi. 

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