SINISTRI NAT CAT, UNA SFIDA DA AFFRONTARE INSIEME
Coloro che si occupano di gestione e liquidazione dei danni da calamità naturali devono imparare a superare le diffidenze reciproche, cercando di pianificare congiuntamente un nuovo approccio al problema. Al contraente danneggiato non importa quale sarà la modalità di gestione della pratica: egli attende una risposta che dia concretezza alla promessa indennitaria contenuta nel contratto assicurativo
13/05/2024
“Non importa se il gatto è bianco o nero, l’importante è che acchiappi i topi”. Questa famosa frase del leader cinese Deng Xiaoping sintetizza icasticamente la pragmaticità con cui quel popolo affronta ogni sfida. È con lo stesso pragmatismo che il mondo assicurativo italiano deve affrontare oggi una sfida epocale, conseguente all’intensificarsi degli eventi atmosferici calamitosi che, specialmente nel recente passato, hanno messo a dura prova l’intero comparto.
Un recente studio condotto dal Disaster risk management knowledge centre della Commissione Europea ha evidenziato che l’Italia è il paese europeo più vulnerabile alle catastrofi naturali, come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. Negli ultimi anni si sono registrati oltre 40 eventi calamitosi di rilevante entità (tra i maggiori i terremoti nel 2009 a L’Aquila, nel 2012 in Emilia, tra agosto 2016 e gennaio 2017 nel centro Italia, e poi l’acqua alta a Venezia nel novembre 2019, le alluvioni nel 2023 in Emilia e in Toscana e da ultimo il gravissimo evento atmosferico nel luglio 2023 in tutto il Nord-Est).
Data la scarsità di coperture assicurative per questa fattispecie, fino a oggi è lo Stato che, in gran parte, si è fatto carico di questi costi, con un impegno di circa 4 miliardi di euro all’anno (fonte: Sace) attuando risarcimenti spesso con procedure macchinose e tempi lunghi.
Nel 2023 un eccezionale numero di sinistri
In questo scenario la legge di Bilancio 2024 ha introdotto, anche in Italia, l’obbligo per le imprese di contrarre una polizza a copertura del rischio catastrofi naturali, basato su una partnership privato-pubblico, ovvero tra le compagnie assicurative da un lato e lo Stato dall’altra, che in questo ambito agisce tramite Sace (che gestirà la garanzia pubblica).
In attesa sia emanata la normativa che regolerà nel dettaglio la materia, l’argomento occupa l’agenda degli addetti del settore con studi, tavole rotonde, dibattiti pubblici: si cerca di comprendere quali saranno effettivamente le ricadute sia per le aziende soggette al nuovo obbligo normativo, che per le compagnie che dovranno assumere i rischi, e quindi gestire e liquidare i sinistri. Aipai, quale associazione maggiormente rappresentativa dei periti assicurativi italiani, intende partecipare attivamente a questo dibattito.
Gli eventi calamitosi del 2023 hanno certamente evidenziato molte criticità: un numero di sinistri eccezionale, fuori scala rispetto ai tempi di ritorno ordinari per questi fenomeni, ha messo in crisi l’intera filiera, con uno stress test che non è stato superato pienamente. Ci dobbiamo dunque interrogare sui cambiamenti da mettere in atto per affrontare le sfide future: non possiamo semplicemente attendere che il fenomeno si ripeta, sperando che sia di minore gravità. La nuova legge sulle cat nat inserisce poi un interesse pubblico nel rapporto assicurato/assicuratore che fino a oggi, in questo contesto, non c’era.
È dunque urgente pianificare la futura gestione di questi sinistri: i periti sono pronti a farlo, mettendo a disposizione le competenze e l’esperienza della categoria. Per questo proponiamo la formazione di commissioni congiunte tra gli stakeholder, che definiscano i criteri interpretativi delle nuove polizze, e che dirimano eventuali antinomie. La velocità della liquidazione è data anche dalla snellezza dei processi: norme oscure o ambigue, oltre a creare ritardi, aprono le porte al contenzioso. È poi necessario definire, per ogni evento, i principali criteri liquidativi, ovvero adottare preziari condivisi affinché non nascano controversie faziose sul quantum. Attuare dei piani d’intervento, in funzione della magnitudo dei fenomeni e dell’ampiezza delle zone coinvolte, al fine di razionalizzare i rilievi tra i tecnici disponibili, massimizzando il risultato. Effettuare primi accertamenti speditivi con un triage sulla tipologia dei danni, dando corrette e veloci indicazioni degli importi da mettere a riserva.
Le perplessità dei periti su alcune proposte avanzate
Per rispondere a queste esigenze, si registrano, da parte dei soggetti maggiormente coinvolti, varie proposte. Alcune compagnie hanno inserito tra i propri fiduciari nuovi studi peritali, al fine di far fronte a un eventuale numero imprevisto di sinistri. Questa soluzione non pare tuttavia sufficiente: ogni studio peritale può gestire, mantenendo una prestazione standard, una percentuale di extra carico di lavoro, definita in ragione del numero di pratiche che è ordinariamente organizzato a trattare. La percentuale di espansione non cambia incrementando il numero di periti: il totale dei sinistri che il corpo peritale complessivamente può gestire rimane invariato. Altre proposte rimarcano la necessità di una maggiore automazione dei processi, fino all’automazione più estrema che mette in campo le soluzioni di intelligenza artificiale. Entrambe le opzioni ci appaiono inadeguate, o perlomeno non ancora mature.
L’automatismo della perizia prevede di spostare le competenze dal perito al software: colui che opera non ha una formazione completa sulla materia, segue uno schema a risposte obbligate, fino a giungere al risultato, ovvero alla stima e liquidazione del danno. Questa modalità implica dunque la prevalenza del software sulla preparazione dell’addetto, che in questo schema è un soggetto fungibile, facilmente rimpiazzabile e a basso costo. La criticità è data dalla complessità della realtà fattuale rispetto allo schema preimpostato nel programma. In questo modo la perizia non ricostruisce il danno in funzione del fatto reale, ma lo costruisce in ragione dei criteri preimpostati.
Ancora maggiore appare la criticità legata all’utilizzo dai sistemi di intelligenza artificiale, che prevedono necessariamente un’implementazione di dati da parte del danneggiato: egli deve produrre fotografie, preventivi e pezze giustificative, che sono la base di analisi del sistema automatico. Chi si occupa di perizie non può che rimanere perplesso pensando a quante volte, effettuando un sopralluogo, ha riscontrato una realtà completamente diversa da come è rappresentata nei documenti.
Serve un nuovo approccio al problema
Non vi è dunque una facile soluzione: è necessario pensare fuori dagli schemi a nuovi progetti, che vedano l’integrazione delle varie proposte: tutte contengono e contribuiscono a una parte della risposta, nessuna da sola è esaustiva. È fondamentale e urgente che coloro che si occupano della materia, superando le diffidenze, si riuniscano e cerchino insieme di pianificare un nuovo approccio al problema. Al contraente danneggiato, non importa quale sarà la modalità di gestione della pratica: egli attende una risposta che dia concretezza alla promessa indennitaria contenuta nel contratto assicurativo che ha sottoscritto. Per l’utenza non ha alcuna importanza quale sarà la soluzione gestionale scelta, il gatto potrà essere di vari colori: l’importante è che, operando con unità e piena condivisione d’intenti, si riesca ad acchiappare il topo.
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