LE M&A ASSICURATIVE AUMENTANO IN EUROPA

Nel primo semestre 2023, stando a quanto emerge da un report di Fti Consulting, sono state annunciate 267 operazioni: un record. Tra i deal più significativi l’acquisizione di Liberty Mutual in Spagna da parte di Generali

LE M&A ASSICURATIVE AUMENTANO IN EUROPA
👤Autore: Beniamino Musto Review numero: 109 Pagina: 18-20
Sono sempre di più le operazioni di M&A in ambito assicurativo in Europa. Stando ai dati fotografati dal Barometro europeo sulle fusioni e acquisizioni assicurative, realizzato da Fti Consulting, l’attività di fusioni e acquisizioni nell’industry europea delle assicurazioni ha visto un trend da record nei primi sei mesi del 2023 con 267 operazioni annunciate, in crescita rispetto alle 219 del primo semestre del 2022 e alle 199 del primo semestre del 2021. Sebbene molte di queste operazioni fossero relativamente piccole, si sono distinte diverse transazioni significative. È il caso, ad esempio, della vendita da 2,3 miliardi di euro delle attività iberiche di Liberty Mutual a Generali, o come la vendita da 1,1 miliardi di dollari di Argo a Brookfield Reinsurance.



SEMPRE PIÙ DEAL NELLA DISTRIBUZIONE

Il report, che fornisce approfondimenti su tutte le tendenze chiave in atto, sottolinea il costante interesse degli investitori nel settore assicurativo europeo, in particolare nella distribuzione assicurativa. Il primo semestre del 2023 ha assistito infatti a un’impennata delle operazioni che hanno visto protagonisti intermediari assicurativi e fornitori di servizi, con 229 transazioni annunciate, rispetto alle 186 del primo semestre del 2022. Questo segmento ha rappresentato un sostanziale 86% del volume delle transazioni europee durante il periodo monitorato.
Gli investitori di private equity, attratti dai bassi requisiti di capitale e dalla scalabilità del settore, hanno aumentato la loro attività del 35%, con 164 transazioni annunciate nel primo semestre del 2023 rispetto alle 121 del primo semestre del 2022. Le piattaforme di consolidamento nel brokeraggio hanno visto la creazione di valore principalmente attraverso operazioni di add-on e bolt-on. Anche gli acquirenti strategici hanno svolto un ruolo significativo, con 103 transazioni annunciate nel primo semestre del 2023, rispetto alle 98 del primo semestre del 2022.



UK E IRLANDA GUIDANO LA CLASSIFICA

A livello regionale, il Regno Unito e l’Irlanda sono i paesi leader nelle operazioni di M&A, con 112 transazioni annunciate (11 di assicuratori, 101 di intermediari e fornitori di servizi). “Il Regno Unito e l’Irlanda (comprese le Bermuda) – si legge nel report – continuano a guidare il mercato europeo per le fusioni e acquisizioni del settore assicurativo”. 
Delle 112 transazioni annunciate (in crescita rispetto alle 105 nel primo semestre del 2022), “la maggior parte riguardava operazioni di consolidamento di broker. Si ritiene, tuttavia, che l’attività degli accordi nella regione potrebbe aver raggiunto il picco a causa della scarsità di intermediari target”. Tra gli accordi citati nel report, quelli conclusi da Pib Group, Global Risk Partners (ora Brown & Brown Europe), Jmg Group, AsseredPartners, Gallagher, Howden, The Clear Group, Specialist Risk Group, Jensten Group e The Ardonagh Group.
La Francia ha registrato 20 operazioni, mentre la regione del Benelux ha registrato un’attività significativa, in particolare tra le piattaforme sostenute dal private equity. L’Italia ha visto un calo dei volumi di affari, mentre Spagna e Portogallo sono emersi come i mercati più attivi nell’Europa continentale. Anche Germania, Austria, Svizzera hanno registrato un aumento dei volumi d’affari, indicando opportunità di consolidamento in corso. L’Europa centrale e orientale (Cee) ha registrato una ripresa rispetto all’anno precedente, con 13 transazioni annunciate nel primo semestre.
Nonostante le incertezze macroeconomiche e i maggiori oneri finanziari per i consolidatori della distribuzione, il rapporto suggerisce che il forte slancio delle fusioni e acquisizioni assicurative probabilmente continuerà per il resto dell’anno, anche se con qualche potenziale moderazione man mano che l’impatto a lungo termine delle condizioni economiche diventerà più chiaro.




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