LA RIVOLUZIONE DI GENERALI

Mario Greco in meno di sei mesi ha rivoluzionato il leone di Trieste: per ritrovare competitività in Europa e nel mondo

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Autore: Fabrizio Aurilia Numero Review: 1 Pagina: 32 - 33
Redditività, inversione del mix di portafoglio, compattezza di gruppo e investimenti mirati. Questo il nuovo dettato costituzionale di Generali, sotto la guida del group ceo Mario Greco, che ufficialmente dal primo agosto 2012 guida il Leone di Trieste. La mano ferma nella conduzione dell’azienda si è vista fin dalle prime battute. A settembre Greco ha mosso le prime pedine: Raffaele Agrusti, ex chieffinancialofficer, è diventato il country manager per l’Italia, sostituito dal nuovo ingresso Alberto Minali. Poi è giunta la prima riorganizzazione dei vertici con la creazione a ottobre del Group Management Committee, braccio armato formato da dieci top manager, che accentra le decisioni per tutto il gruppo.
Piccoli aggiustamenti paragonati alla riorganizzazione del business in Italia, avvenuta a metà dicembre, e della strategic view al 2015 presentata all’Inverstorday di Londra il 14 gennaio scorso.


ITALIA:
DA DIECI A TRE MARCHI IN TRE ANNI

Il nuovo assetto delle attività assicurative del Leone in Italia finalizzato, secondo quanto affermato da Greco, a “far diventare Generali il marchio leader”, prevede un piano di investimenti di circa 300 milioni di euro nei prossimi tre anni, per il rafforzamento del brand e delle reti di vendita e per la semplificazione del modello operativo.
Dagli attuali dieci marchi (Generali, Ina, Assitalia, Alleanza, Toro, Genertel, GenertelLife, Augusta, Lloyd Italico e Fata) si arriverà a tre sole compagnie: Generali, Alleanza e Genertel, a cui faranno riferimento singole aree di business e canali distributivi. Generali sarà il perno del business, con un’unica rete di oltre 2000 agenzie per il business retail e middle market; Alleanza la compagnia dedicata alle famiglie, con la sua rete di produttori diretti; mentre Genertel il punto di riferimento dei canali alternativi, telefono, web e bancassicurazione. L’obiettivo è razionalizzare le attività, puntando al contenimento dei costi e provando a valorizzare di più e meglio i canali diretti e bancari.
I tre marchi faranno capo a un nuovo soggetto, Assicurazioni Generali Italia, che sarà pienamente operativo a partire da novembre 2013, dopo il conferimento delle attività assicurative degli altri marchi. Il riassetto si completerà però solo nel 2015, quando tutte le operazioni societarie saranno autorizzate: nel 2014 è prevista l’effettiva integrazione delle strutture operative, della gamma prodotto e dei sistemi informativi. Infine nel corso del 2015 si completerà l’integrazione commerciale, con la convergenza delle reti sul nuovo modello operativo e il completamento del percorso di omogeneizzazione dei brand.



MONDO: TARGET PRUDENTI E DECISA VIRATA SUL RAMO DANNI

A livello finanziario e di numeri, il piatto forte si è avuto durante l’Investor day di gennaio, quando Greco ha svelato quasi tutti i target 2015 del Leone: un risultato operativo superiore ai 5 miliardi di euro, con un indice Solvency I al 160%, un Roe operativo al 13%, un rating ad AA da A nella gestione del capitale e della leva finanziaria, un cash flow superiore ai due miliardi, con una riduzione dei costi di 600 milioni. Greco, l’uomo che si è prefissato il compito di domare il Leone di Trieste dopo gli anni da lui definiti di “governance opaca”, per rilanciare il business della compagnia punterà tutto sull’assicurazione e specialmente sul ramo danni. “Ci aspettiamo - ha spiegato Greco - che i benefici totali derivanti dalla cessione di asset non core, inclusi quelli già menzionati come Bsi e le riassicurazioni negli Usa, porteranno circa 4 miliardi di capitale regolamentare entro la fine del 2015”. Il pay out è previsto intorno al 40%, anche se il top manager ha precisato che nei prossimi anni il pagamento agli azionisti sarà progressivo.
Il miglioramento di Generali, (+80% a Piazza Affari da inizio giugno) ha beneficiato delle mosse di Greco, ma anche del miglioramento dello spread. Il cfo Alberto Minali ha rivelato che la compagnia prevede un differenziale btp-bund decennali attorno a 200 punti base: “non è prevista grande volatilità”, ha aggiunto il manager.
Il focus per gli investimenti futuri, dopo aver risolto la grana Ppf con un esborso di 2,5 miliardi in due anni, rimane all’estero: nell’est Europa, in Asia e in America Latina, dove Generali vorrebbe aumentare le vendite nel ramo danni, un mercato considerato molto attraente. Parlando della distribuzione meritano un accenno anche i broker, che saranno rilanciati con l’obiettivo di allargare la base clienti corporate e commercial.
Infine, sempre sugli investimenti, Greco ha tracciato la linea con poche parole ma molto chiare: “siamo una compagnia assicurativa, non è il nostro mestiere speculare sul mercato o essere un azionista strategico”, ha specificato, chiarendo che il compito del gruppo è piuttosto quello di gestire prudentemente le esposizioni per controbilanciare le passività.




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