GENERALI SCEGLIE LA CONTINUITÀ: ALTRI TRE ANNI TARGATI DONNET-SIRONI

All’assemblea del Leone di Trieste, i soci hanno votato ad ampia maggioranza la lista presentata dal primo azionista, Mediobanca, facendo capire chiaramente da che parte soffia il vento. I risultati ottenuti dal top management nell’ultimo triennio hanno convinto più degli argomenti di Caltagirone e Delfin, la cui compagine si ritrova in netta minoranza in consiglio. Ma il riassetto della finanza italiana non è certo un capitolo chiuso

GENERALI SCEGLIE LA CONTINUITÀ: ALTRI TRE ANNI TARGATI DONNET-SIRONI

"Oggi ha vinto Generali; il mercato si è espresso molto chiaramente e direi anche con grande unanimità”. Parole di Philippe Donnet, da nove anni group ceo del Leone di Trieste e pronto ad arrivare almeno a dodici anni al timone del principale gruppo assicurativo italiano. Il risultato dell’attesa assemblea degli azionisti, tenutasi lo scorso 24 aprile, ha visto prevalere nettamente la lista del primo azionista, Mediobanca, riconsegnando di fatto le chiavi della stanza dei bottoni al tandem formato da Philippe Donnet e dal presidente Andrea Sironi
Come noto, l’assise è stata uno degli snodi fondamentali del grande rimodellamento del panorama finanziario italiano, che coinvolge non solo Generali ma soprattutto le banche: dalla stessa Mediobanca a Unicredit, passando per Mps e Banco Bpm, Banca Generali e Anima. Tante partite incrociate in cui, a turno, le prede si trasformano in cacciatori e viceversa.
In questo quadro, intricatissimo e mutevole, giovedì 24 aprile, però, è arrivata una sentenza: Mediobanca resta il primo azionista di Generali e, di fatto, la controllerà ancora almeno per i prossimi tre anni (salvo sorprese, sempre possibili). La lista di Piazzetta Cuccia si è aggiudicata dieci consiglieri nel cda del Leone di Trieste, mentre quella presentata dall’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone ha ottenuto tre rappresentanti in consiglio. Nel nuovo cda di Generali per il triennio 2025-2027 ci saranno, oltre a Sironi e Donnet, Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Clara Hedwig Francis Furse, Antonella Mei-Pochtler, Patricia Estany Puig, Umberto Malesci, Alessia Falsarone (eletti per Mediobanca), Flavio Cattaneo, Marina Brogi e Fabrizio Palermo (eletti nella lista di Caltagirone).

Philippe Donnet, group ceo di Generali e Andrea Sironi, presidente di Generali
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MEDIOBANCA-CALTAGIRONE: TRA SCONTRI E ASTENSIONI

In occasione di quest’attesa assemblea degli azionisti si sfidavano tre liste: quella presentata da Mediobanca, primo azionista, quella di Caltagirone, insieme a Delfin (Del Vecchio), e quella di Assogestioni
La lista di maggioranza promossa da Mediobanca ha ottenuto il voto favorevole del 52,38% del capitale presente (68,77%) mentre quella di Caltagirone è arrivata al 36,8%; Assogestioni, con il 3,67%, non ha raggiunto il quorum. Astenuto il 7,06% del capitale. 
La partita si giocava, come noto, tra Mediobanca e Caltagirone-Delfin: questi ultimi hanno ricevuto, un po’ a sorpresa, l’appoggio di Fondazione Crt (2%) e di Unicredit (6,7%), mentre Edizione, la holding della famiglia Benetton (4,8%) che tre anni fa si era associata a Caltagirone, si è astenuta.
L’assise ha dato anche l’ok al bilancio 2024 con una netta maggioranza di voti favorevoli, pari all’89,9%; contrari lo 0,03%, astenuti il 10% (tra cui Caltagirone). Nell’anno passato, Generali ha realizzato un utile netto pari 3.724 milioni di euro (+5,4%), assegnando agli azionisti un dividendo unitario di 1,43 euro per ciascuna azione, che sarà pagato a partire dal 21 maggio prossimo. Nel 2024 sono cresciuti in modo significativo (+14,9%) anche i premi lordi, che sono arrivati a 95,2 miliardi, registrando una forte crescita nel settore danni (+7,7%), ma soprattutto in quello vita (+19,2%), dove la raccolta netta è risultata positiva per 9,7 miliardi ed è stata interamente trainata dai segmenti puro rischio e malattia e unit-linked. Anche gli asset under management complessivi del gruppo sono cresciuti significativamente a 863 miliardi (+31,6% rispetto al 2023).

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L’AFFARE NATIXIS: DA SPIEGARE CON TRASPARENZA

“Arriviamo a questa assemblea dopo un anno e un intero triennio in cui abbiamo raggiunto e superato tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati e siamo profondamente orgogliosi di questo e del fatto che la posizione di Generali è oggi la più forte di sempre”, ha detto Donnet prima di affrontare l’affaire Natixis
“L’ho sempre detto: questo non era un referendum per Natixis”, e comunque se lo fosse stato “lo avremmo vinto”, ha chiarito il group ceo. Fiducioso sul buon esito dell’operazione con il conglomerato francese, Donnet ha aggiunto che ora ci vorrà “il tempo necessario” per spiegare l’accordo “con grande trasparenza”. 
L’affare tra Generali e Bpce (Natixis), annunciato a inizio anno, porterà, secondo le intenzioni del management del Leone, alla nascita del principale asset manager europeo. Generali e il secondo gruppo bancario francese creeranno una joint venture al 50% tra Generali Investments Holding e Natixis Investment Managers. La compagnia guidata da Donnet contribuirà con un capitale di avviamento di 15 miliardi di euro. I numeri sono significativi: 1.900 miliardi di asset in gestione, per ricavi a 4,1 miliardi. Bpce e Generali manterranno la piena autorità sulle decisioni di asset allocation per i rispettivi asset. Ma su questa operazione in Generali non sono tutti d’accordo, considerato che è stata uno dei motivi principali di scontro tra gli azionisti della cordata Caltagirone-Delfin e l’attuale top management.
Forte del voto dell’assemblea, tuttavia, Donnet va avanti. Il group ceo ha ricordato peraltro che l’amministratore delegato della nuova società che si verrà a creare con Natixis sarà per cinque anni l’amministratore delegato di Generali Investment Holding, Woody E. Bradford: “se sarà in grado di raggiungere tutti i target potrà essere rinnovato per altri cinque anni e, conoscendolo, non ho dubbi che sarà in grado di raggiungere gli obiettivi”, ha spiegato Donnet. “Quindi posso garantire – ha insistito – che noi come Generali avremo l’ad di questa nuova società di asset management leader in Europa, quindi il controllo è garantito”. 

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E ORA FOCUS SUL PIANO INDUSTRIALE

Il presidente Andrea Sironi  viaggia sulla stessa lunghezza d’onda: “ogni decisione di questo cda è stata sempre affrontata attraverso il dialogo e il confronto costruttivo, nell’esclusivo interesse dell’azienda e di tutti i suoi stakeholder”, ha puntualizzato, sottolineando anche che il board “ha svolto brillantemente il compito di supportare e stimolare il management, lavorando fianco a fianco, con spirito costruttivo anche nelle occasioni di critica, in tutte le operazioni che hanno contraddistinto il ciclo strategico concluso nel 2024 e la preparazione del nuovo piano Lifetime Partner 27: Driving Excellence, appena avviato”.
Nell’ambito delle iniziative del piano strategico, infine, l’assemblea ha approvato il programma di acquisto di azioni proprie, per un esborso complessivo di 500 milioni di euro o comunque non eccedente il 2% del capitale sociale. “Con tale programma di acquisto di azioni proprie – si legge nella nota diramata dal Leone al termine dell’assemblea – si intende fornire agli azionisti una remunerazione aggiuntiva rispetto alla distribuzione di dividendi, impiegando parte delle risorse liquide disponibili della società”. 

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NEL MIRINO C’È BANCA GENERALI
Mediobanca si difende dall’assalto di Mps puntando a rafforzarsi: l’istituto guidato da Alberto Nagel, lo scorso 28 aprile, ha annunciato di aver presentato un’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni di Banca Generali per un valore di 6,3 miliardi di euro, corrisposto interamente in azioni di Assicurazioni Generali. L’obiettivo dichiarato è quello dell’integrazione di Banca Generali nella divisione wealth management di Mediobanca. Si tratta di un’operazione che, ha spiegato Piazzetta Cuccia, “tramite una massiccia riallocazione del capitale nel wealth management”, consentirà “l’evoluzione del rapporto tra Mediobanca e Generali che da finanziario si trasforma in una forte partnership industriale”. Questa ops imprime una “forte accelerazione alla trasformazione del gruppo”, creando un “leader nel wealth management per attivi in gestione (210 miliardi), ricavi (due miliardi) e capacità di crescita (oltre 15 miliardi annui)”. Il wealth management diventerà pertanto “il business prevalente, oltre che prioritario”, di Mediobanca, con ricavi raddoppiati a due miliardi (45% dei ricavi consolidati), utile netto quadruplicato a 800 milioni (50% dell’utile di gruppo).

* Testo chiuso in redazione il 28 aprile.

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