INTELLIGENZA ARTIFICIALE E TRASFORMAZIONE DEL LAVORO

Le innovazioni tecnologiche stanno mutando irreversibilmente il modo di lavorare: un quarto delle occupazioni di oggi cambierà a causa di IA e machine learning. L’uomo non verrà sostituito, ma dovrà puntare su competenze digitali e su mansioni con crescente richiesta di manodopera

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E TRASFORMAZIONE DEL LAVORO
👤Autore: Niccolò Pescali Review numero: 107 Pagina: 60-61
Le macchine non sostituiranno il lavoro dell’uomo, almeno non nel futuro prossimo, ma cambieranno per sempre il mondo dell’occupazione, cancellando molti impieghi e creandone o implementandone altrettanti. Questo è quanto emerge dalla quarta edizione dell’indagine The future of jobs che ha analizzato un campione vastissimo, comprendente 803 aziende che impiegano complessivamente oltre 11,3 milioni di lavoratori in 27 settori industriali e 45 economie di tutto il mondo. Lo studio, condotto dal World Economic Forum, analizza le principali macrotendenze tecnologiche, il loro impatto sui posti di lavoro, le competenze più richieste nel futuro e le strategie di trasformazione della forza lavoro che le aziende intendono adottare nei prossimi quattro anni. Mai come ora la frontiera tra umani e macchine si sta spostando: la tecnologia non sta solo cambiando il modo in cui lavoriamo, ma anche il contenuto del lavoro stesso e le competenze necessarie a non essere sostituiti. Le stime riportano che la metà delle mansioni svolte dal 19% della forza lavoro può essere completamente sostituibile dall’intelligenza artificiale. A oggi il 34% delle operazioni connesse al business sono automatizzate, mentre il 66% è ancora condotto dall’uomo. Nonostante ciò la crescita delle competenze automatizzate rispetto al 2020 è stata solo dell’1%, contraddicendo le aspettative di tre anni fa. Questi dati ci suggeriscono come probabilmente macchine e algoritmi non stiano andando a sostituire le performance umane, ma piuttosto le affianchino. 
La ricerca evidenzia che le aspettative di automatizzazione nel 2027 saranno limitate al 42% dei lavori, mentre nel 2020 era previsto che già nel 2025 avrebbero raggiunto la soglia del 47%. Bisogna comunque sottolineare che le potenzialità ancora inespresse di molte tecnologie, dovute a difficoltà nel loro sviluppo e ad alcune problematiche risolvibili, potranno presto cambiare lo scenario. Come per esempio per l’IA generativa e i Large language models che a oggi coprono un 15% dei compiti, e che se combinati con altre tecnologie evolute potranno incrementare la loro efficienza fino al 50%. In ogni caso comprendere quale impatto queste evoluzioni avranno sull’occupazione sarà fondamentale per intuire quali professioni saranno in declino e quali no e, soprattutto, quali competenze saranno più spendibili sul nuovo mercato del lavoro.

LA RIDUZIONE DI POSTI LAVORO

I progressi che l’intelligenza artificiale consentirà di raggiungere coinvolgeranno direttamente le aziende, i processi produttivi, l’impiego di risorse umane. Oltre l’85% delle imprese intervistate identifica l’adozione di nuove tecnologie e l’ampliamento della digitalizzazione come le tendenze principali che guideranno la trasformazione all’interno delle loro organizzazioni nel prossimo quinquennio. Il 75% delle aziende inoltre ha dichiarato l’intenzione di ricorrere entro il 2027 a sistemi avanzati di analisi di big data o cloud computing. Se da un lato la trasformazione tecnologica migliorerà e renderà più efficienti le prestazioni umane, creando anche nuove tipologie di lavoro, d’altro canto questa comporterà anche la distruzione di altre professioni, portando a una riduzione della domanda di lavoratori con competenze che possono essere automatizzate. Entrando più nello specifico, lo studio del World Economic Forum prevede nei prossimi cinque anni un mutamento del 23% di lavori. In particolare, 83 milioni dei posti di lavoro andranno persi, mentre 69 milioni verranno creati ex novo su un totale di 673 milioni di dipendenti analizzati nel set di dati in esame. Si tratta di una riduzione dell’occupazione di 14 milioni di posti di lavoro, pari al 2%. Dunque una differenza nel numero netto di lavori che sembra non aprire a scenari di sostituzione operativa, ma rimanda a una riflessione circa la necessità di intercettare il cambiamento di competenze richiesto dal mercato per comprendere le nuove professionalità necessarie e riconoscere le mansioni che verranno rimpiazzate da intelligenze artificiali o affini.

LAVORI DEL PASSATO E NUOVE OPPORTUNITÀ 

La differenza tra lavori creati e distrutti dalle nuove tecnologie mostra una perdita limitata e un ricambio importante per quasi un quarto delle posizioni. Non tutte le professioni però verranno intaccate allo stesso modo dal crescente ricorso a algoritmi, machine learning e software di intelligenza artificiale: alcuni comparti più di altri ricorreranno a sistemi che muteranno profondamente le mansioni svolte. Man mano che il livello di accuratezza delle tecnologie sale, le competenze che possono essere sostituite diventano sempre di più e di diverso tipo, come quelle intellettuali e persino creative. Tra i lavori che nelle previsioni saranno maggiormente mutati dall’IA infatti figurano intrattenimento e sport (32%), governance e settore pubblico (29%) comunicazione e information technology (29%), servizi finanziari (26%), supply chain e trasporti (24%), servizi professionali (23%) e sanità (22%). 
I lavori che segnano il miglior saldo tra posti creati e persi appartengono al mondo dell’informatica e della tecnologia. Tra questi figurano lo specialista di machine learning, l’analista di business intelligence, gli ingegneri robotici, l’esperto di cybersecurity e big data, lo specialista di e-commerce. Le occupazioni più velocemente in declino sono quelle impiegatizie di basso livello, come per esempio cassieri, bigliettai, segreterie esecutive, amministrativi come impiegati pubblici, dei servizi postali e bancari, addetti alla sicurezza e alla cura di cose e/o persone. Escludendo le professioni strettamente legate al mondo informatico, ci saranno altri lavori che aumenteranno in valori numerici in maniera più massiccia: si tratta dei lavoratori specializzati agricoli, i conducenti di mezzi pesanti e di autobus, manutentori di macchinari industriali, metalmeccanici specializzati e costruttori, tutti lavori che attualmente richiedono la perizia e l’intervento umano, nonostante non siano altamente qualificati. 

LE COMPETENZE DEL FUTURO

In questo scenario, non stupisce che sia in atto anche una rivoluzione delle capacità richieste ai lavoratori. Settori come l’intelligenza artificiale, la robotica, l’e-commerce, la cybersecurity e l’analisi dei dati, come detto, vivranno una crescita significativa.  Ciò significa anche che le aziende stanno cercando di colmare il divario di competenze attraverso la formazione e l’aggiornamento delle conoscenze dei propri dipendenti. Oltre alle skills digitali sarà fondamentale acquisire capacità di lavorare in modo collaborativo, adattabilità, creatività, propensione all’innovazione e all’imprenditorialità. Una costante crescita è prevista anche per i ruoli educativi di alto livello, sempre più centrali nella formazione dell’individuo in una società sempre più complessa. Infine, i cosiddetti green jobs, fondamentali nell’ottica della transizione ecologica, stanno già segnando un incremento notevole, sia nel pubblico che nel privato. 

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