ASSICURARE L’AGRICOLTURA, NONOSTANTE TUTTO

Siccità, catastrofi naturali sempre più frequenti e distruttive, ma anche crisi economica e arretratezza del comparto, rischiano di condannare all’oblio il settore primario. Un nuovo modello di partnership tra pubblico e privato è ormai una necessità non più rinviabile. Il fondo assicurativo AgriCat prova a fare il primo passo su un percorso ancora lungo

ASSICURARE L’AGRICOLTURA, NONOSTANTE TUTTO
👤Autore: Fabrizio Aurilia Review numero: 98 Pagina: 16-19
Nell’estate più calda di sempre, con la siccità più estrema di sempre, solo in Unione Europa sono bruciati più di 758mila ettari di boschi, una superficie vicina a quella del Friuli Venezia Giulia e più del doppio rispetto alla media dei precedenti 15 anni, secondo quanto ha rivelato il Sistema europeo d’informazione sugli incendi boschivi (Effis).
Mami Mizutori, capo dell’ufficio Disaster risk reduction (Undrr) delle Nazioni Unite, intervenuta con un video messaggio in occasione di un webinar organizzato da Febaf e Ania, ha fatto notare quanto sia ben evidente la distanza tra le intenzioni nella gestione dei rischi da catastrofi naturali e le azioni messe in campo dai governi per ridurre le minacce e aumentare la resilienza, nonostante la disponibilità dei dati e l’evidenza dei danni. “Peraltro – ha aggiunto – una fetta considerevole del portafoglio delle grandi istituzioni finanziarie globali è molto esposta ai rischi catastrofali legati ai cambiamenti climatici”. 
L’ultimo rapporto Onu sull’argomento ha svelato che il numero dei disastri naturali su scala medio-grande negli ultimi vent’anni è cinque volte superiore alla media registrata nel trentennio precedente. Entro il 2030 si prevedono quasi 600 disastri ambientali ogni anno, cioè 1,5 al giorno.



ANDARE OLTRE IL RAPPORTO VIGILANTE-VIGILATO

Per queste, e per tante altre ragioni, la prospettiva di un nuovo modello di partnership tra pubblico e privato nel settore delle catastrofi naturali è ormai ineludibile. La mancanza di piogge in inverno e primavera, e i mesi estivi con temperature di molti gradi sopra la media, sono stati solo un anticipo del futuro che ci attende, a causa del cambiamento climatico. Inondazioni ed eventi atmosferici estremi si sono presentati con una potenza e una frequenza inedita ma a cui, anche in questo caso, dovremo abituarci. 
“Se da un lato abbiamo riscoperto l’importanza dei governi nelle grandi crisi – ha detto Paolo Garonna, segretario generale della Febaf, durante il webinar Catastrofi e siccità: come colmare i gap di protezione e finanziamento dell’agricoltura – dall’altro abbiamo la certezza conclamata che gli Stati, da soli, non possano risolvere il problema del gap di protezione dei cittadini e del tessuto economico. Occorre un nuovo modello di rapporti che vada oltre la regolazione. Abbiamo bisogno di canalizzare i nostri sforzi: c’è un mondo di innovazioni che è in movimento, anche grazie alla tecnologia”. 



ACCELERARE LE POLITICHE DI RESILIENZA

L’emergenza climatica sta causando perdite economiche devastanti sia nelle economie avanzate, sia in quelle emergenti, secondo i dati presentati da Luca Rossi, vice capo dell’ufficio Undrr per l’Africa. 
“L’agricoltura è ovviamente uno dei settori più suscettibili ai cambiamenti climatici e il trasferimento del rischio è sempre più complicato, oltre che molto raro, in particolare nei paesi in via di sviluppo, dove mancano gli strumenti finanziari”, ha spiegato Rossi. “Noi lavoriamo per accelerare le politiche di resilienza ai disastri naturali, cercando anche un maggior coinvolgimento dei privati, viste le scarse risorse pubbliche, soprattutto nei paesi africani”, ha ricordato il funzionario delle Nazioni Unite. 
Prevenzione e riduzione dei rischi sono le chiavi per aumentare le possibilità di trasferimento. Garonna ha fatto notare quanto sottoassicurazione e sottocapitalizzazione siano elementi legati a doppio filo: canalizzazione del risparmio e necessità di rendere più solide le famiglie, le imprese e i bilanci pubblici sono le due direttrici lungo cui pubblico e privato devono muoversi.

L’INIZIATIVA DEL SETTORE ASSICURATIVO

“La partnership pubblico-privato è fondamentale per proteggere il settore agricolo. Il fondo statale AgriCat, con un investimento di 645 miliardi di euro, è stato studiato con il settore assicurativo e può essere un esempio per sviluppare forme di collaborazione anche in altri ambiti”, ha osservato Umberto Guidoni, co-dg Ania.
Tuttavia, per realizzare un sistema in grado di gestire al meglio i danni da calamità naturali occorre l’adesione obbligatoria: solo così “i costi delle polizze sarebbero sostenibili”, ha argomentato Guidoni, aggiungendo che in questo modo, “le assicurazioni potrebbero coprire i primi 10 miliardi di danni provocati e lo Stato gli eventuali ulteriori costi”. È bene ricordare che a oggi, a fronte di solo il 5% delle abitazioni assicurate contro il terremoto, circa il 78% del territorio italiano risulta a “forte rischio calamità naturali”. L’Ania si augura pertanto che sarà proprio il fondo sull’agricoltura a fare da apripista per più ampie collaborazioni tra lo Stato e i privati. 



L’AIUTO DEL PNRR

Secondo Elio Catania, consigliere per le politiche d’innovazione nel settore agroalimentare del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, “siamo sulla strada giusta”. Il Pnrr, attraverso la transizione energetica e tecnologica, sta già oggi ridisegnando la produzione nel settore agricolo, anche se “l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime ha posto sfide difficilissime al sistema agricolo, giacché la redditività era già molto bassa”. Il sistema agricolo deve fare comunque “i suoi compiti a casa”, perché i rischi catastrofali ormai sono strutturali: innovazione, ampliamento dei sistemi di approvvigionamento, aumento della resilienza sono le priorità per le imprese dell’agroalimentare.
Con un valore assicurato che è solo il 12-15% dell’intera produzione, ha evidenziato Catania, “non siamo in una condizione di sostenibilità”. Ecco perché il ministero ha messo mano a una riorganizzazione delle strategie di gestione del rischio che vanno oltre la sola copertura assicurativa, e il fondo AgriCat è proprio un esempio di quest’attività.


 
IMPOSSIBILE DIVERSIFICARE IL PORTAFOGLIO

Le strategie di prevenzione e mitigazione dei rischi sono essenziali anche per favorire il ritorno delle riassicurazioni nel mercato delle polizze per l’agricoltura, come ha spiegato Daniela D’Andrea, ceo di Swiss Re Italy, Europe, Middle East e Africa. “Il 2017 e il 2019 – ha detto – sono stati anni dolorosi, e anche gli esercizi più sostenibili non hanno compensato gli impatti. Nel 2021, si sono contati due miliardi di euro di danni al solo settore agricolo italiano, e anche il 2022, a causa della siccità, sarà un anno molto difficile”. 
Negli ultimi dieci anni, il settore ha subito danni per 14 miliardi e solo 80mila aziende su 700mila sono assicurate. C’è inoltre una forte concentrazione di coperture su poche colture: l’uva, le mele, il mais e il riso. “L’impossibilità di diversificare il portafoglio – ha continuato D’Andrea – e la grande esposizione hanno reso il mercato insostenibile”. 
Secondo D’Andrea, il cambiamento climatico non ha fatto altro che aumentare la volatilità del portafoglio e la strada per uscirne è aumentare la penetrazione assicurativa: “servono tecnologia, innovazione e una maggiore diffusione delle polizze parametriche, ma la strada è ancora lunga”, ha concluso la ceo.

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