INSURANCE SUMMIT: IL SETTORE ALLA PROVA DI INFLAZIONE, GUERRA E RECESSIONE

In uno scenario sempre più complesso, il comparto dei rischi mostra i muscoli: le compagnie sono in grado di rafforzare la resilienza e possono assorbire l’instabilità del mercato. Di questo e molto altro si è discusso durante la seconda edizione dell’evento organizzato da Ania

INSURANCE SUMMIT: IL SETTORE ALLA PROVA DI INFLAZIONE, GUERRA E RECESSIONE
👤Autore: Fabrizio Aurilia Review numero: 99 Pagina: 14-16
“I cambiamenti degli ultimi mesi procedono per strappi inattesi e improvvisi, con conseguenze profonde: il 24 febbraio (l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, ndr) non ha segnato solo un inaccettabile ritorno alla guerra ma ha cambiato il paradigma”. 
In apertura della seconda edizione dell’Insurance Summit, l’evento di approfondimento e confronto organizzato da Ania, la presidente Maria Bianca Farina ha parlato esplicitamente dei tanti rischi, delle incertezze, ma anche delle opportunità per settore assicurativo nel suo insieme.
Farina ha parlato delle nubi che offuscano il cielo, inteso come il futuro economico e sociale dell’Italia e dell’Europa, ma ha anche ricordato la resilienza del settore assicurativo e finanziario, le grandi capacità di reazione mostrate durante la crisi precedente, quella pandemica, coordinate con l’azione dei policy maker continentali e nazionali che hanno saputo in poco tempo mettere in campo soluzioni efficaci per la ripresa nel 2021. 

GLI EFFETTI DELLA GUERRA ECONOMICA

“Oggi il cielo si è rannuvolato e le incognite si sono moltiplicate”, ha detto la presidente di Ania. “Vorrei dirvi tuttavia – ha continuato – che le ragioni dell’ottimismo, un ottimismo lucido, razionale, non fideistico, debbono ancora prevalere rispetto a quelle della legittima preoccupazione”. 
La guerra economica di Putin ha spinto inflazione dell’area euro al 10%. Dopo anni di rischio di deflazione, la Bce ha ribaltato i tassi riportandoli ai livelli più alti da decenni. I fattori dell’aumento dell’inflazione potrebbero essere sì transitori, ma in parte sono profondi, derivanti dalla transizione energetica e dalle barriere commerciali. 
Se fino a luglio, guardando i dati delle quotazioni azionarie, i comparti danni e vita registravano un andamento simile, la discesa si è fatta più rapida nel comparto vita, “riflettendo i timori di una caduta del reddito disponibile delle famiglie in termini reali”, ha spiegato Farina. Da inizio anno, il ramo danni registra in Borsa una riduzione dell’8%, contro il 12% per il ramo vita. 
 Eppure, nonostante tutto, anche in questa situazione, “il settore assicurativo europeo e italiano sta mostrando la sua capacità di affrontare e gestire congiunture economiche e finanziarie estremamente complesse”, ha chiosato Farina. 



LA SFIDA DELLE BANCHE CENTRALI

Tesi confermata anche dal presidente di Ivass, Luigi Federico Signorini, che dal palco dell’Insurance Summit, ha ricordato che a fine giugno il solvency ratio delle compagnie italiane era ancora molto solido: “tuttavia – ha aggiunto – le assicurazioni in questo momento sono esposte sulla solvibilità”. Il settore danni risente dell’inflazione e Signorini prevede aumenti dei premi nell’auto, mentre per il segmento vita, la volatilità di mercato rappresenta, come sappiamo, la grande incertezza.
L’incertezza è evidentemente la parola chiave: “è quasi impossibile fare delle previsioni”, ha precisato Signorini. I prezzi dell’energia sono aumentati almeno del 45% e la priorità è ridurre l’impatto dell’inflazione sulle famiglie e sui salari: “la stabilità dei prezzi è il punto debole delle banche centrali”, ha rilevato il presidente di Ivass. L’istituto ha un dialogo aperto con le imprese di assicurazione: queste “sono in grado di rafforzare la resilienza e possono assorbire l’instabilità del mercato”, ha rassicurato Signorini. 

GENTILONI: RIFORMEREMO LE REGOLE EUROPEE

Le previsioni sull’andamento dei mercati e dell’economia, con l’arrivo della recessione in Europa, su cui concordano tutti i principali analisti e istituzioni, dipendono dalla cosiddetta warflation, cioè dal combinato disposto di guerra e inflazione. Per affrontare queste sfide complicate, offrire un sostegno alle famiglie e ai redditi più bassi, investire in settori strategici, occorre farlo insieme. Come ha ricordato nel suo video messaggio il commissario europeo agli affari economici, Paolo Gentiloni, “gli interventi nazionali hanno ripercussioni su tutti gli Stati membri, quindi occorre concordare gli interventi a livello europeo”. Per Gentiloni la priorità è continuare a implementare i Pnrr nazionali e rilanciare il piano Repower Eu “per renderci indipendenti dal gas russo”. 
Ma ancora più importante sarà riformare le regole europee, ricostruire i buffer fiscali, perché “ora ci sono debiti troppo alti”. Secondo Gentiloni ci sono due montagne da scalare: debito e investimenti. “A fine mese – ha annunciato – pubblicheremo le nostre proposte di semplificazione che saranno lo scheletro della riforma europea. Gli Stati membri avranno maggior margine di manovra a condizione di mantenere gli impegni di stabilità”. 

SUBITO 90 MILIARDI DALLA NUOVA SOLVENCY II 

Da più parti del settore finanziario europeo, è stata invocata una svolta decisa su due cardini dell’Unione Europea che ancora tardano a realizzarsi: l’unione bancaria e quella dei mercati di capitali. “Abbiamo bisogno di un accordo politico al più alto livello per accelerare sull’unione bancaria e dei mercati finanziari perché per finanziare la transizione con 600 miliardi di euro l’anno queste riforme sono indispensabili”, ha ribadito David Wright, presidente di Eurofi.    
Andrea Sironi, il presidente di Generali, si è mostrato d’accordo con questo approccio: “il mercato dei capitali comune è necessario e cruciale”, ha detto. “Proteggere la sovranità nazionale non va nel migliore interesse dell’economia europea”, ha commentato, approvando anche la proposta della Commissione Europea sulla riforma di Solvency II, che “potrebbe liberare 90 miliardi nel breve termine”.   
Protezione, risparmio e investimenti sono i tre strumenti oggi a disposizione dell’assicurazione. Ci sono gap di protezione a livello globale del valore di centinaia di miliardi: è impensabile che sia solo lo Stato a occuparsene. Ecco perché Fabio Cerchiai, da poco (e di nuovo) presidente di Febaf, ha rilanciato “un’organica collaborazione pubblico-privato, sulla scia dell’esperienza francese, spagnola e belga”. 



LA RICHIESTA DI POLIZZE OBBLIGATORIE 

Appello, come sempre, condiviso dai player del settore assicurativo, a confronto in una tavola rotonda. Alessandro Scarfò, ceo di Intesa Sanpaolo Assicura, e Giacomo Campora, ceo di Allianz Italia, hanno parlato di come l’assicurazione oggi possa fornire strumenti concreti di protezione e sviluppo, senza nascondere, però, che si tratta sempre di un business for profit, che deve rimanere sostenibile. E quindi “sì a una polizza obbligatoria sulle catastrofi naturali”, perché “se non si allarga il bacino degli assicurati, il mercato così com’è non potrà funzionare”, e poi avanti con una “completa detassazione del risparmio pensionistico, per creare un reale pilastro pubblico-privato”.
Nel suo breve discorso conclusivo, Maria Bianca Farina è tornata sul concetto di cooperazione: “siamo una comunità, siamo indissolubilmente legati gli uni agli altri, usciremo dai momenti difficili, dalle incertezze, e lo faremo tutti insieme”. Farina ha concluso con un appello all’Unione Europea: “quando l’Europa non c’è, ce ne accorgiamo”, ha sottolineato. “Due anni fa – ha ricordato – otto mesi dopo l’inizio della pandemia, l’Europa si era già mossa con investimenti record. Oggi, a otto mesi dall’inizio della guerra, l’Unione non ha dato ancora risposte concrete e condivise”.

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