IMPATTI E PROSPETTIVE DELL’OBBLIGO DI POLIZZA CAT NAT

In attesa che vengano emanati i decreti attuativi che definiscano meglio il funzionamento della nuova norma, ci si inizia a interrogare su come il mercato potrà sviluppare un’offerta assicurativa adeguata e sostenibile, tenendo conto della necessità di avere le condizioni per una mutualità di tutti i rischi considerati dalla legge, e degli impatti sul capital management delle compagnie e sulla riassicurazione. Se ne è parlato nel corso di un webinar organizzato il mese scorso da Wtw

IMPATTI E PROSPETTIVE DELL’OBBLIGO DI POLIZZA CAT NAT
Ragionare sugli impatti dell’introduzione dell’obbligo per le aziende di assicurarsi contro le catastrofi naturali, analizzando le problematiche da affrontare per tutti gli attori in causa. Con questo obiettivo Willis Towers Watson (Wtw), il mese scorso, ha organizzato un webinar di approfondimento rivolto tanto alle aziende quanto alle compagnie per facilitare il dialogo tra il settore assicurativo e quello produttivo. Il tema è stato analizzato nei suoi molteplici risvolti: dagli aspetti puramente normativi a quelli riguardanti la prevenzione e la gestione del rischio, dalla tariffazione delle coperture alle ricadute sul risk e capital management per le compagnie. 


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TENERE CONTO DELLE ESIGENZE DI MUTUALITÀ

Come ormai ampiamente noto, i commi inseriti nell’ultima legge di Bilancio (legge 30/12/2023, n.213) che di fatto introducono il nuovo obbligo sono quelli che vanno dal 101 al 112. Ad addentrarsi nel cuore di queste disposizioni è stato l’avvocato Antonio Longo, of counsel dello studio Nunziante Magrone. Il legale è partito dall’inquadrare gli obiettivi del provvedimento, tra cui quello di “realizzare le condizioni per una mutualità di tutti i rischi considerati dalla normativa, in modo da distribuire sul territorio la raccolta assicurativa anche dove i rischi sono meno probabili” (l’esempio citato è quello della Sardegna per il rischio sismico) “e perequare quanto possibile il livello dei premi”. 
Prima di arrivare all’effettiva disponibilità sul mercato di un’offerta in grado di coprire questo obbligo, tuttavia, sarà necessario attendere l’emanazione dei decreti ministeriali attuativi da parte del Mimit e del Mef. I decreti, ha ragionato l’avvocato, dovranno definire “specifici schemi contrattuali e le modalità di individuazione degli eventi calamitosi generatori di danno indennizzabile”. Dovrebbe inoltre essere previsto “un adeguamento periodico, dei premi, tenendo conto delle esigenze di mutualità”. L’obbligo di assicurazione, ha evidenziato l’avvocato, “dovrebbe infatti essere modulato rispetto all’andamento dei rischi, pertanto sarà necessario individuare una correlazione diretta tra eventi calamitosi e danno indennizzabile”. Longo si è poi soffermato sul ruolo di Sace, che al momento ha un fondo di 5 miliardi di euro per operare come assicuratore di ultima istanza: l’importo di questo massimale, ha ricordato, “è stato ritenuto modesto da molti”.
E poi c’è l’aspetto che l’avvocato ha definito “più complicato”, cioè quello dell’incidenza di questi rischi sulla solvibilità delle imprese: “sappiamo – ha detto Longo – che il mercato è molto variegato, e che l’individuazione della capacità patrimoniale e tecnica di poter assumere questi rischi è un argomento da tenere in considerazione, ed è un tema da cui ci si attende indicazioni da parte di Ivass per individuare modalità di coordinamento da parte delle compagnie rispetto a Solvency II”. Sul tema della riassicurazione, l’avvocato ha invitato a guardare anche a forme alternative di raccolta di capitali, come ad esempio i cat bond. 



LA TARIFFAZIONE DELLE COPERTURE CAT RISK

Sul piano tecnico-assicurativo, il webinar si è addentrato anche più specificamente nel tema della tariffazione, di cui ha parlato Tito Nardi, pricing and Esg director, south west Europe di Wtw Insurance. “Sulle perdite catastrofali complessive globali – ha spiegato – la sfida riguarda la volatilità degli effetti e la complessità dei fenomeni soggiacenti agli eventi”. Secondo Nardi, c’è un evidente aumento strutturale di alcuni rischi, in particolare quelli legati ai cambiamenti climatici cui l’Italia è pericolosamente esposta, ma le criticità certamente non mancano nemmeno in tema di rischio sismico (dove per Nardi occorre trovare la quadra per definire una tariffa territoriale che protegga il portafoglio di una compagnia dall’antiselezione), di pericolosità idrogeologica e di rischio frane. Su quest’ultimo aspetto, Nardi ha sottolineato che “le frane sono un fenomeno geotecnico complesso da valutare. Come per il terremoto e le inondazioni – ha aggiunto – l’esposizione al rischio può essere caratterizzata in modo esclusivamente probabilistico. Fondamentale è pertanto l’informazione sulla posizione del rischio assicurato, e l’integrazione di analisi di dati satellitari e di modelli aritmetici digitali. Tariffare questi rischi – ha concluso Nardi – è una sfida, ma non è impossibile. Per vincerla, è imprescindibile mettere allo stesso tavolo competenze specialistiche e tecniche che spesso non dialogano tra loro”. 


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GLI IMPATTI SUL CAPITAL MANAGEMENT

Strettamente connesso a quello delle tariffe è poi il tema del risk e capital management assicurativo, argomento di cui ha parlato Claudio Amedeo, associate director P&C di Wtw. “Gli impatti del capital management – ha esordito – ricadono su tutta la filiera assicurativa”. Lo schema inquadrato da Amedeo fissa come punto di partenza la tariffazione e la raccolta dei dati, da cui si potrà poi procedere all’identificazione e alla gestione delle esposizioni catastrofali, per arrivare al terzo step, cioè l’utilizzo di modelli di rischio (cat modelling). “Il tutto deve andare a confluire in quello che richiede il business”, ha osservato Amedeo, ricordando come “l’identificazione e il monitoraggio degli attuali rischi presenti in portafoglio e la necessità di nuova reportistica devono passare dall’incrocio dei dati in proprio possesso con i dati esterni”. In tutto questo, la mitigazione del rischio e un’analisi della riassicurazione il più granulare possibile, saranno centrali per capire come coprire questi rischi. “Le compagnie – ha chiosato Amedeo – hanno tempo, strumenti e tutto ciò che è necessario per mettersi in regola e per cercare soluzioni sul mercato per proteggere le imprese che cercheranno le coperture”. 

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