SINISTRI CHE NON LO ERANO

E' possibile riconoscere i tentativi di frode ai danni del sistema assicurativo solo attraverso una rigorosa raccolta delle prove, fatta con metodologie tecnico-operative in grado di stare al passo con l'evoluzione delle modalità criminali. Se ne è parlato nel corso di un seminario che ha affrontato i risvolti processuali legati alla raccolta delle prove, i riflessi sulle pratiche assicurative del nuovo Codice di prevenzione incendi e la ricostruzione e identificazione delle responsabilità in caso di furto o rapina

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👤Autore: Beniamino Musto Review numero: 27 Pagina: 16 - 18
Purtroppo non è raro leggere casi di persone che, per incassare i risarcimenti assicurativi, non hanno esitato a dar fuoco ai propri esercizi commerciali, o a simulare effrazioni distruggendo porte o cassaforti di loro proprietà. La creatività criminale, spesso messa in atto da assicurati insospettabili, deve però fare i conti con l’alta specializzazione professionale di coloro che sono incaricati dalle compagnie di smascherare i tentativi fraudolenti: primi tra tutti i periti assicurativi e gli investigatori privati. Per stare al passo con l’evoluzione delle nuove frontiere della frode, Aipros (Associazione italiana professionisti della sicurezza) ha organizzato a Milano un interessante seminario tecnico. 





GIOCARE D'ANTICIPO

Per smascherare una frode occorre dimostrare che di frode si tratta. Un’affermazione all’apparenza lapalissiana che però necessita di un minuzioso lavoro di raccolta di elementi probatori, che non sempre è effettuato con il dovuto scrupolo. “L’attività investigativa pubblica è carente perché sovente le prove sono acquisite male, o non sono acquisite per niente”. È quanto ha spiegato l’avvocato Alfredo Passaro del Foro di Milano il quale, nel suo intervento, ha sottolineato come “uno degli errori spesso riscontrati in fase di indagine da parte della polizia è che le informazioni non sono trasformate in elementi di contestazione. Sicché, in sede di processo, possono andare a decadere”. Occorre poi distinguere tra le modalità investigative nell’ambito penale e nel civile: se nel primo caso le indagini devono necessariamente essere autorizzate da un giudice, nel civile l’autorizzazione non è dirimente. “Si tratta di due attività investigative completamente diverse”. Passaro ha definito la frode assicurativa, ex articolo 642 del Codice penale, come “un reato per certi versi speciale”, che prevede una sorta di punibilità anticipatoria: “perché ci sia frode assicurativa è sufficiente che siano messe in atto alcune tipologie di comportamento”. In altre parole, perché di reato si tratti non serve che sia stato effettivamente ottenuto un vantaggio, ma conta la finalità dell’azione svolta (cosa ben diversa da quanto avviene, ad esempio, per il generico reato di truffa). In questo senso, secondo Passaro, è importante creare uno staff antifrode che metta a fattor comune la capacità analitica (e la conoscenza del fenomeno del suo complesso) propria del perito, e l’abilità dell’investigatore di valutare fatti e circostanze ai fini della determinazione delle prove, per poi passare la palla all’avvocato, al quale spetterà il compito di capire quale azione giudiziaria è meglio intraprendere: se quella civile o quella penale. 





INCENDI, LA PREVENZIONE E' ARGINE CONTRO LE FRODI

Gli incendi sono da sempre una tra le modalità fraudolente più diffuse. Un ambito, questo, di cui ha parlato il direttore interregionale dei Vigili del fuoco del Veneto e Trentino Alto Adige, ingegner Fabio Dattilo, il quale ha illustrato i riflessi sulle pratiche assicurative del nuovo codice di prevenzione incendi, dal momento che “nella loro attività di polizia giudiziaria – ha spiegato – i Vigili del fuoco non si occupano del solo soccorso, ma anche di vigilanza”. I reati connessi alla prevenzione degli incendi vanno dall’omissione alla dichiarazione mendace, passando per le inadempienze amministrative. Prima ancora di capire l’origine dolosa di un incendio è importante chiarire se l’assicurato ha fatto in modo di mettere in atto tutte le misure necessarie per evitare il verificarsi del rogo, sulla base della documentazione che ha portato alla valutazione dei rischi connessi all’attività. 







SINISTRO PER FURTO O RAPINA

Meno distruttiva e certamente più controllabile rispetto agli incendi è l’opzione di simulare un sinistro per furto o rapina. In questo caso, per riconoscere un tentativo di frode si parte da un altro approccio perché “se nella sicurezza anti incendio si conoscono le problematiche generali, con il crimine organizzato ci troviamo di fronte a un più ampio ventaglio di creatività umana”, ha spiegato Michele Messina, consulente di sicurezza e vice presidente di Aipros (nonché ex direttore del centro sicurezza dell’Ania). Messina ha illustrato alcune tecniche attraverso cui ricostruire la dinamica dell’evento e identificare le responsabilità. “In caso di furto o rapina – ha precisato Messina – è indispensabile, in primo luogo, valutare il comportamento e la congruità delle misure di prevenzione e protezione presenti al momento del sinistro”. Accurate verifiche e accertamenti vanno effettuati sugli elementi di difesa interessati dal sinistro: recinzioni esterne, strutture perimetrali, impianti di allarme e di videosorveglianza, serrature e mezzi di custodia. Su quest’ultimo punto, in particolare, oltre a verificare caratteristiche costruttive e certificazioni di conformità alle norme europee, è fondamentale controllare la congruità delle modalità di effrazione: a questo proposito Messina ha citato il caso di un finto sinistro messo in scena da un gioielliere che ha perforato lateralmente la propria cassaforte, salvo non accorgersi che il buco creato era di dimensioni inferiori rispetto ai contenitori in cui erano custoditi i gioielli rubati. 

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