I BROKER SI INTERROGANO SU TECNOLOGIA, CLIMA E DEMOGRAFIA

Invitati a Roma da Aiba, compagnie, intermediari e istituzioni hanno fatto il punto sulle grandi sfide dei prossimi anni. Secondo l’associazione, l’innovazione potrà essere un volano per la gestione e la prevenzione dei rischi complessi, nonostante la scarsa propensione a proteggersi dimostrata recentemente da gran parte del tessuto imprenditoriale italiano

I BROKER SI INTERROGANO SU TECNOLOGIA, CLIMA E DEMOGRAFIA

Aiba scommette sulla tecnologia. In un evento, dal titolo Tech to protect: il broker e l’innovazione tecnologica nella protezione di ecosistema, imprese e cittadini, che ha riunito, a Roma, esponenti del mondo accademico, delle istituzioni e del mercato assicurativo, l’associazione dei broker ha portato un messaggio chiaro: la tecnologia, con l’intelligenza artificiale in testa, sarà decisiva per affrontare le sfide da cui dipenderà il futuro delle società, cioè il cambiamento climatico e gli andamenti demografici. 
“L’evoluzione tecnologica – ha detto Flavio Sestilli, presidente di Aiba, in apertura dell’evento – può essere un volano anche per il settore assicurativo e per quello dell’intermediazione. Più useremo la tecnologia e l’intelligenza artificiale, più riusciremo, ad esempio grazie all’analisi dei dati, a prevenire i rischi della salute e ad avere persone più sane, intervenendo in anticipo. Questo ridurrà i costi sul pubblico e porterà anche a ridurre quelli dei risarcimenti”.
Con 320 miliardi di dollari di perdite da catastrofi naturali nel 2024, il mondo rischia ogni anno di più di diventare un luogo invivibile per gli esseri umani. 

LA QUESTIONE DEL RICAMBIO GENERAZIONALE 

Ai numeri della crisi climatica si affiancano quelli della crisi demografica, che nelle proporzioni attuali assomiglia a una crisi esistenziale: nel 2050, gli over 65 saranno il 34% popolazione italiana; già oggi 3,8 milioni di anziani necessitano di assistenza e tra cinque anni saranno quasi cinque milioni. Una popolazione che invecchia e intanto diminuisce: nel 2080 saremo 46 milioni dai 59 milioni di oggi. 
 “Il ricambio generazionale è un problema – ha ricordato Sestilli – servono sinergie, semplificazioni e potenziamento del welfare territoriale. Serve il capitale umano, c’è bisogno di investire e coinvolgere i giovani: il nostro impegno c’è”. 
E c’è anche quello delle compagnie, come ha detto il presidente di Ania, Giovanni Liverani, in un intervento video: “Ania è e sarà in prima fila per accrescere l’utilizzo delle nuove tecnologie”, ha spiegato Liverani, aggiungendo che compagnie e broker devono lavorare insieme “con visione e coraggio per accompagnare questo percorso di trasformazione”. 
Parlando dell’obbligo di polizza cat nat, Liverani ha garantito che il settore assicurativo è pronto da tempo: “abbiamo già tutte le soluzioni di protezione per ogni tipologia di azienda”. Ecco perché, nonostante il rinvio al 2026 per le piccole imprese, non deve sfuggire “il senso dell’urgenza”, perché questa tipologia di aziende è proprio quella più fragile. 

CAT NAT, I RISCHI DEL RINVIO DELL’OBBLIGO

Purtroppo non sta andando così, almeno in questo primo periodo, come ha confermato il co-dg di Ania, Umberto Guidoni, nel corso della tavola rotonda dedicata alla protezione dell’ambiente e dell’ecosistema: “le piccole imprese, se non si assicureranno nei prossimi mesi, andranno incontro all’estate e all’autunno, le stagioni più critiche per gli eventi meteorologici estremi, senza la copertura della polizza”. Ma non basta: “ci sono già state richieste di storno per chi si è già assicurato”, ha rivelato Guidoni. È evidente la grande reticenza a proteggersi, nonostante in 10 anni gli eventi estremi siano aumentati in Italia del 500%, come ha ricordato Edoardo Croci, professore di Economia ambientale del Centro Green dell’Università Bocconi.
Laura Pulcini, vice presidente e direttore di Adoc, ha espresso però il disagio dei consumatori, lamentando una “difficoltà oggettiva a pagare i premi”, con il rischio di “aumentare le discriminazioni e le disuguaglianze nel paese”. Negli incontri con Ivass, questi temi sono all’ordine del giorno. Il consigliere Riccardo Cesari, in un breve intervento ha parlato dell’utilizzo dell’AI da parte dell’istituto: per esempio in riferimento all’analisi sulle polizze, svolta dall’autorità nel 2022 e nel 2023, o sui Dip dei prodotti cat nat.
Ma oltre al cambiamento del clima meteorologico è in atto in questo periodo un mutamento del clima culturale, secondo quanto ha sostenuto l’ex ministra Giovanna Melandri, oggi presidente di Human Foundation e fondatrice di Gsg Impact: “la rilevanza dei temi legati alla sostenibilità sta arretrando pericolosamente, nonostante un pianeta più caldo di due-tre gradi sia semplicemente non assicurabile”. 
Il ruolo degli attori del settore dei rischi potrà essere decisivo, anche in un mondo sempre più reazionario come quello in cui ci troviamo. 

SANITÀ, LIBERARE I DATI 
Clima e salute non sono mai stati così tanto legati, e anche per la seconda la tecnologia potrebbe fare molto, a patto di aggirare gli ostacoli. “L’intelligenza artificiale – ha spiegato Massimo Franzoni, professore ordinario di Diritto civile all’Università di Bologna, durante l’evento di Aiba – lavora con i dati: nella sanità è una criticità. Il modello legato allo stretto consenso ha segnato il passo perché il risultato positivo dell’uso del dato ha troppi più vantaggi della garanzia del possesso privatistico del dato”. In sostanza, c’è bisogno che i dati sanitari circolino (protetti dalle norme, ovviamente) più di quanto non facciano oggi. 
“O ci mettiamo in testa di usare pesantemente la tecnologia”, questa la profezia di Luca Foresti, ceo e fondatore di First Principles, in chiusura dell’evento, “o continuerà ad accadere ciò che sta già avvenendo: chiusura dei Pronto soccorso, aumento esponenziale delle liste d’attesa e medici di base non più in grado di gestire la mole di pazienti”. 


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