CLIMA: IL RISCHIO PREOCCUPA QUANDO È VICINO

Pur essendo sulle prime pagine e conosciuto da tutti, il cambiamento climatico pare essere una minaccia meno percepita di altre, ritenute più immediate. Non preoccupa tanto il mutamento in sé quanto l’impatto tangibile sui beni e sui processi economici e le imprese. Sempre più presenti tra gli esperti anche i rischi collegati agli effetti concreti sulle società umane

CLIMA: IL RISCHIO PREOCCUPA QUANDO È VICINO
L’immagine più comune del rischio climatico è quella catastrofale di aree ad alta siccità contrapposte ad altre sempre più esposte ad alluvioni o tempeste. Nella percezione collettiva, l’alterazione del clima viene identificata come un rischio per l’ecosistema naturale, che l’uomo subisce in quanto parte dello stesso. In realtà il rischio climatico è sempre più inteso come origine di altri rischi.
Sussiste infatti una correlazione precisa tra gli effetti degli eventi naturali estremi e gli impatti sulla società e sulla quotidianità di ognuno. Il clima è una delle dimensioni dell’ambiente umano, e non è possibile immaginare la modifica di uno senza pensare all’impatto sull’altro: non a caso le attività produttive dell’uomo sono indicate come cause (o concause) del riscaldamento del pianeta. 
La concretezza degli impatti del rischio climatico è via via più percepita e può tradursi in una maggiore richiesta di protezione al settore assicurativo, oltre che in una più determinata spinta a mettere in atto forme di prevenzione e mitigazione.
La doppia sostanza di aleatorietà e di percezione concreta di questo rischio si evince dal diverso peso che gli viene attribuito dai governi, in alcuni casi meno propensi a perdere i vantaggi delle fonti energetiche fossili o a imporre direttive per il contenimento delle emissioni, così da non indebolirsi sul lato della concorrenza nel mercato globale. Nelle rilevazioni dell’ultimo Global Risks Report del World Economic Forum, ad esempio, la voce “fallimento dell’azione per il clima” si colloca al secondo posto tra i rischi a breve termine negli Usa (ed è tra i primi dieci in altri 11 paesi del G20) ma è al 23° in Cina; un divario che indica percezioni differenti per i due paesi che più emettono CO2 al mondo. Contenere il rischio climatico significa agire in maniera diretta o indiretta sul manifestarsi di una serie di rischi. La principale minaccia (esclusa la salute umana) correlata al manifestarsi di eventi meteo estremi sono i danni fisici ai beni: secondo l’ultima stima diffusa dallo Swiss Re Institute, nel 2021 le catastrofi naturali hanno provocato nel mondo danni per 250 miliardi di dollari (+24% rispetto al 2020) causati in prevalenza da alluvioni, incendi e tempeste invernali.
La percezione che i rischi naturali possano danneggiare la propria abitazione è aumentata anche tra i cittadini italiani: in un’indagine di Prima Assicurazioni commissionata a Nielsen, il 30,7% degli intervistati afferma di aver già sottoscritto una copertura per tutelare la casa da eventi naturali o di avere intenzione di sottoscriverla.

I TIMORI AUMENTANO SUL LUNGO PERIODO

L’edizione 2022 del Global Risks Report esplicita la difficoltà di “tenere i piedi per terra” quando si parla di necessità di agire subito per tutelarsi dai rischi climatici: la percezione della gran parte degli esperti intervistati è quella di un rischio che viene messo in secondo piano dai governi stessi, disposti a derogare su misure e urgenza al manifestarsi di altre emergenze, come è stato per la pandemia di Covid-19.
Il rapporto segnala questa criticità evidenziando il diverso peso attribuito alle voci di rischio legate al clima nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Ma il Report 2022 ha anche il pregio di segmentare la minaccia climatica in voci che rendono più concreto il suo declinarsi su altri ambiti di rischio. Nell’elenco dei rischi più percepiti nel prossimo biennio sono due le voci direttamente correlate al cambiamento climatico: gli “eventi estremi” (al primo posto) e il “fallimento delle azioni per il clima” (al terzo). Nel medio periodo (due-cinque anni), le stesse voci si trovano, ma invertite, al primo e al secondo posto, mentre entra al nono posto il rischio di “perdita delle biodiversità”. Infine, la visione sul periodo da cinque a dieci anni vede dedicate al clima tutte le prime cinque voci, dove alle tre sopra citate si aggiungono la “crisi delle risorse naturali” e il “danno all’ambiente umano”. 
Gli esperti coinvolti e i commentatori sottolineano anche la stretta connessione possibile tra i rischi climatici e quelli che riguardano il benessere sociale: voci quali l’“erosione della coesione sociale”, la “crisi dei mezzi di sussistenza” e soprattutto le “migrazioni involontarie”, citate tra le principali minacce, possono essere conseguenze dirette dell’amplificarsi delle disparità sociali dovute alle misure per la transizione energetica e il contenimento delle emissioni. 

AZIENDE ATTENTE AL RISCHIO PIÙ PROSSIMO

Tra i danni indiretti del cambiamento climatico assumono sempre più peso quelli collegati alle attività imprenditoriali. I risk manager intervistati da Aon per il Global Risk Management Survey 2021, mostrano di aver compreso che i rischi di lungo termine sono per propria natura interconnessi. L’esempio più concreto è stato negli ultimi due anni il rischio di business interruption correlato alla pandemia. Dalla survey emerge che l’attenzione dei risk manager va più al rischio di immediato impatto che a quello che ne è l’origine. Il cambiamento climatico è al 23° posto complessivo tra i rischi più temuti, ma tra i primi dieci sono elencati l’interruzione dell’attività (secondo posto), la scarsità dei materiali e delle materie prime (quarto), i danni alla reputazione (quinto), i cambiamenti normativi (sesto) e i problemi della catena di approvvigionamento (ottavo), tutti rischi la cui genesi può essere correlata anche alle manifestazioni climatiche. 
Tra i rischi connessi al cambiamento climatico può rientrare la responsabilità di dirigenti e amministratori. Il rapporto annuale D&O di Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs), evidenzia in particolare la possibilità che le banche e le assicurazioni, in qualità di investitori, attribuiscano individualmente ai dirigenti la responsabilità sulla supervisione dei rischi finanziari derivanti dal cambiamento climatico. Secondo Agcs, il cambiamento climatico può determinare un inasprimento del contesto normativo, un aumento delle controversie e delle accuse di greenwashing, temi che toccano la responsabilità degli amministratori.

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