EVENTI CLIMATICI, LA PRIORITÀ È RIDURRE LE PERDITE

Con il peggioramento del clima, i fenomeni naturali devastanti non potranno che aumentare in frequenza e intensità. È arrivato il momento di adeguare le valutazioni di rischio se vogliamo che il sistema assicurativo property sia ancora sostenibile e accessibile. Analisi e ricette nell’intervista a Nikhil da Nikhil da Victoria Lobo, head P&C reinsurance Western & Southern Europe di Swiss Re

EVENTI CLIMATICI, LA PRIORITÀ È RIDURRE LE PERDITE
La priorità assoluta è colmare il gap di protezione. Concentrarsi sulla riduzione delle perdite, con un approccio a tre fattori: adattamento, assicurazione e mitigazione. Ne parla in quest’intervista Nikhil da Victoria Lobo, head P&C reinsurance Western & Southern Europe di Swiss Re, rispondendo alle domande di Insurance Review sull’andamento delle perdite causate dalle catastrofi naturali. Secondo il top manager, purtroppo, possiamo aspettarci che i danni continueranno a crescere del 5-7% nel lungo periodo, giacché fenomeni come le tempeste, le grandinate, le inondazioni, alimentate dal cambiamento climatico, continueranno a crescere di frequenza e intensità. 
Tra i sinistri del recente passato, le tempeste convettive hanno causato in Italia danni assicurati per 5,5 miliardi di dollari, la cifra più alta mai registrata in Europa per un evento di questo genere: secondo Nikhil da Victoria Lobo occorre adeguare le valutazioni del rischio grandine, aggiornare le stime sui potenziali di perdita e sul periodo di ritorno.
Più in generale, per la sostenibilità e l’accessibilità dell’assicurazione property è necessario un impegno di tutti gli attori: compagnie, settore pubblico e società. 

Dalla vostra analisi emerge che negli ultimi 30 anni, le perdite economiche parametrate all’inflazione per catastrofi naturali in rapporto al Pil globale sono state in media del 5,9% all’anno, mentre la crescita dell’economia del 2,7%. In altre parole, il peso delle perdite è raddoppiato. Quali conclusioni si possono trarre da questo dato, anche in relazione al cambiamento climatico?
È vero, nell’ultimo trentennio, secondo le nostre stime, i danni assicurati da catastrofi naturali sono cresciuti ogni anno di tre punti percentuali in più rispetto all’economia globale. Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato e l’inizio del 2024 sta seguendo questo trend. Il climate change si sta traducendo in un aumento della frequenza e della gravità degli eventi naturali, portando a perdite sempre più elevate, specie in alcune regioni del mondo. La valutazione dei rischi e quindi i premi assicurativi devono tenere il passo con questa evoluzione, e in prospettiva è fondamentale concentrarci su come ridurre le potenziali perdite. Per mantenere l’assicurazione property sostenibile e accessibile è necessario uno sforzo congiunto da parte dei vari attori: industria privata, settore pubblico e società in generale. Da un lato bisogna mitigare i rischi climatici, dall’altro adattarsi a un mondo caratterizzato da condizioni meteorologiche sempre più intense.

La frequenza delle tempeste convettive (severe convective storms) è aumentata del 7,5% all’anno dal 1994. I danni assicurati sono cresciuti rapidamente in Europa, superando i cinque miliardi di dollari in ciascuno degli ultimi tre anni. Il rischio grandine è in aumento, soprattutto in Germania, Italia e Francia. Quali conseguenze vede per il business del settore assicurativo e riassicurativo europeo, e italiano nello specifico?
Tra tutti i sinistri, le tempeste convettive gravi hanno causato la maggior parte dei danni nel 2023: 64 miliardi di dollari a livello globale. Quasi il doppio rispetto alle precedenti medie quinquennali e decennali. La maggior parte si è verificata negli Stati Uniti, ma anche altri paesi sono stati colpiti, in particolare l’Italia, che nel luglio scorso ha sperimentato la potenza distruttiva della grandine nel nord del Paese, densamente popolato. Queste tempeste con chicchi giganti hanno causato danni assicurati per 5,5 miliardi di dollari in Italia, i più alti mai registrati in Europa per un evento di questo genere. 
Questo ha fissato un nuovo parametro di riferimento, segnalando che forse è giunto il momento di adeguare il modo in cui valutiamo il rischio grandine. In particolare, potrebbe essere il momento di aggiornare le stime sui potenziali di perdita, ma anche sul cosiddetto periodo di ritorno. Inoltre, è fondamentale disporre di dati dettagliati sull’esposizione, così che si possa stimare meglio il valore degli asset sul territorio. Per paesi come l’Italia, la mancanza di tali dati ha purtroppo ostacolato le capacità di creare modelli di rischio per un nuovo fenomeno atmosferico come le tempeste convettive gravi.

Come giudica, e quali implicazioni potrà avere, la nuova norma che in Italia impone l’obbligo di polizza catastrofale per le imprese, a partire dalla fine del 2024? È un buon segnale nell’ottica di una collaborazione tra gli attori del sistema per agevolare l’assicurabilità di questi fenomeni?
L’Italia è uno dei paesi europei più esposti alle catastrofi naturali ma, paradossalmente, è uno di quelli con minore copertura assicurativa, con un gap di protezione che sfiora il 90%. Per colmare questo gap, secondo la nostra esperienza, i partenariati pubblico-privati hanno una serie di vantaggi. Possono contribuire a definire il prezzo del rischio in modo più indipendente e più corrispondente alla realtà. Incentivano a mitigare il rischio e a prevenire gli effetti di eventi avversi. Infine, sono in grado di rendere più efficiente e veloce la ricostruzione, anche contribuendo sotto il profilo amministrativo. L’efficacia della nuova legge introdotta in Italia dipenderà molto dai dettagli applicativi, ma credo sia comunque importante incoraggiare il dialogo e la collaborazione tra pubblico e privato. La priorità assoluta è colmare il gap di protezione. 


Nikhil da Victoria Lobo, head P&C reinsurance Western & Southern Europe di Swiss Re

Dal punto di vista di Swiss Re, la capacità riassicurativa globale per coprire adeguatamente gli eventi estremi resta solida? Cos’è necessario fare per coprire rischi sempre più intensi?
Finora, il settore ha risposto abbastanza bene alla maggiore domanda di capacità assicurativa. L’assicurazione è oggettivamente uno strumento che aumenta la resilienza finanziaria di famiglie e imprese. Tuttavia, di fronte ai cambiamenti socioeconomici in corso, come anche alla rapida evoluzione del climate change, prevediamo che le perdite economiche dovute a uragani e terremoti nonché a quelle più in generale legate alle condizioni atmosferiche, continueranno ad aumentare. 
Perciò dobbiamo concentrarci sulla riduzione delle perdite. E lo dobbiamo fare adottando un approccio olistico che comprende tre fattori: adattamento, assicurazione e mitigazione. Un passo importante sono quelle che chiamiamo misure di adattamento, cioè applicazione delle norme edilizie, costruzione di infrastrutture per il controllo delle inondazioni e disincentivazione degli insediamenti in aree soggette a pericoli naturali. La mitigazione delle emissioni di gas serra è poi essenziale. Su questo i proprietari di immobili, le autorità di regolamentazione e quelle di vigilanza, come anche l’intero comparto assicurativo hanno tutti un ruolo da svolgere. Così come i governi, che possono e devono investire in infrastrutture resilienti oltre che promuovere e incentivare l’adozione di misure di adattamento.

Come sta andando fino a oggi il 2024 a livello di perdite economiche e assicurate? È possibile fare previsioni future, anche sul mercato della riassicurazione globale e in Italia? 
Anche senza una tempesta devastante come è stato l’Uragano Ian che ha colpito la Florida nel 2022, le perdite globali da catastrofi naturali nel 2023 sono state molto pesanti e il 2024 non sembra diverso. Ciò riconferma la tendenza trentennale citata prima. Un trend spinto dalle sempre maggiori attività umane in regioni vulnerabili alle catastrofi. Prevediamo che i danni continueranno a crescere del 5-7% nel lungo periodo anche perché in futuro bisognerà tenere da conto una sempre maggiore intensificazione di questi eventi: tempeste più violente, grandinate più devastanti e inondazioni più grandi, alimentate dal riscaldamento del pianeta, contribuiranno a far aumentare le perdite. Questo dimostra quanto sia urgente intervenire, soprattutto se si tiene conto dell’inflazione strutturalmente più elevata che ha fatto lievitare i costi post-catastrofe. 

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