L’ETERNA ATTESA DI UNA STRATEGIA PER LE NAT-CAT

È opportuno che non si gravi sulle generazioni future lasciando, come oggi, alla fiscalità la copertura dei danni al patrimonio privato. Copertura che deve ancora trovare un sistema autonomo, autofinanziato

L’ETERNA ATTESA DI UNA STRATEGIA PER LE NAT-CAT
Lo scorso 28 marzo a Roma, presso la Camera dei Deputati, si è tenuta la presentazione del white paper intitolato L’assicurazione delle calamità naturali e delle pandemie, realizzato dal gruppo di lavoro di Cineas, cui hanno partecipato il vice presidente di Aipai, Marco Valle, e il socio Riccardo Campagna.
Un libro bianco articolato in sei capitoli che trattano lo studio per l’istituzione di un programma nazionale per l’assicurazione obbligatoria o semi-obbligatoria, l’ampliamento delle forme di copertura assicurativa con un appendice sulle coperture delle produzioni agricole, il funzionamento di un comitato tecnico per gli interventi di valutazione dei danni, la valutazione del rischio con riferimento alla mappatura del territorio, il ruolo possibile delle società di pronto intervento e, da ultimo, il ruolo dei responsabili aziendali del rischio.

ESPOSIZIONI MEDIE PER 100 MILIARDI DI DOLLARI

Il risultato conclusivo di questo interessante e approfondito studio è che il devastante impatto economico dei sinistri da calamità naturali, come evidenziato da Stefano Ronsivalle, vice president claims Emea di Swiss Re, nel suo intervento al convegno Aipai-Cineas del 4 maggio scorso, ha avuto esposizioni medie nel mondo, secondo i dati del riassicuratore svizzero, di 100 miliardi di dollari con un aumento nelle aree urbanizzate.  
Nell’ascoltare la presentazione alla Camera dei Deputati del white paper fatta dal presidente del Cineas, Massimo Michaud e dal coordinatore Sergio Ginocchietti, la mia mente è tornata alle parole e al lavoro svolto dal nostro storico ex presidente Marco Cincotti il quale, dal lontano 1987, aveva iniziato a collaborare con la presidenza della sezione tecnica dell’Ania per redigere un primo monitoraggio delle risorse disponibili all’interno di Aipai (in un suo intervento a Napoli del 4 settembre 1997 a un convegno Ania disse che in 24 ore, “300 di noi sarebbero stati pronti a intervenire entro 24 ore dalla calamità”). 

NULLA È CAMBIATO

Com’è mai possibile che a distanza di 35 anni da quel lontano 1987, ci si ritrovi ancora a discutere della possibilità di istituire, per legge, una copertura assicurativa sulle calamità naturali legata alla polizza incendio, oppure di costituire un sistema di copertura misto Stato-privati che garantisca contro i danni da calamità naturali?
La prima risposta è che in Italia le cose vanno sempre per le lunghe e le decisioni sono sempre poco lungimiranti guardando al futuro; la seconda è che istituire la copertura assicurativa contro rischi da calamità naturali, sia nella forma obbligatoria che semi-obbligatoria, significherebbe, per alcuni, gravare di un nuovo balzello i numerosissimi proprietari di immobili; la terza, forse la più veritiera, è la considerazione molto diffusa nel nostro paese, secondo cui “tanto quando succede qualcosa di grave ci pensa lo Stato”.

BISOGNA FARE IN FRETTA

A smentire le considerazioni appena espresse esiste una comunicazione della Commissione Europea che invita gli Stati membri ad adottare una “nuova strategia di adattamento ai cambiamenti climatici” che, si spera, in Italia venga recepita nel breve e che preveda anche un programma di coperture assicurative idonee all’utenza, già esistenti in tutta Europa con la sola eccezione per l’Italia. Il pensiero di chi scrive, rivolto a chi ha il potere di decidere, è questo: affrettatevi a creare tali coperture; il nostro paese è un territorio fortemente esposto alle calamità naturali e, purtroppo, l’esclusivo attuale ruolo dello Stato a copertura dei danni subiti non è più sufficiente, anche e soprattutto per gli eventi devastanti conseguenti ai cambiamenti climatici.
È opportuno che non si gravi sulle generazioni giovani e future lasciando, come oggi, alla fiscalità la copertura dei danni al patrimonio privato. Copertura che deve trovare un sistema autonomo, autofinanziato. 

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