IL RISCHIO NELLA DIGITAL HEALTH

Il processo di digitalizzazione espone il settore sanitario a pericoli nuovi, come il cyber risk. Secondo Adriana Modaudo di Relyens, è necessario sviluppare e adottare modelli integrati di risk management che consentano alla sanità di poter cogliere tutte le opportunità del nuovo paradigma della medicina digitale

IL RISCHIO NELLA DIGITAL HEALTH
La pandemia di coronavirus è stata uno spartiacque per la digitalizzazione della sanità. “Il Covid-19 ha spinto il sistema verso un maggior utilizzo di soluzioni tecnologiche a supporto dei processi di prevenzione, cura e assistenza”, ricorda Adriana Modaudo, direttore esecutivo di Relyens in Italia. “Abbiamo vissuto – prosegue – una rapida accelerazione che ha favorito la diffusione di simili strumenti nel settore, mettendo così a disposizione dei professionisti della sanità nuove soluzioni digitali e, allo stesso tempo, contribuendo a modificare le abitudini dei pazienti”. Tornare indietro ora sarà difficile. Anche perché, secondo Modaudo, la medicina digitale ha già dimostrato di poter avere “un impatto positivo nell’accorciare la distanza fra medico e paziente, nel ridurre i tempi di attesa e i costi di erogazione di determinati servizi, e nel semplificare i processi grazie alla dematerializzazione dei documenti”.

POTENZIALITÀ, MA ANCHE RISCHI

E pensare che le potenzialità della cosiddetta digital health non sono state ancora pienamente sfruttate. Modaudo si concentra in particolare sulla possibilità di “costruire una vera sanità data-driven”. Se adeguatamente processati, spiega la top manager, i dati possono infatti rivelarsi “risorse strategiche per supportare i processi decisionali, orientare l’allocazione delle risorse e sviluppare modelli predittivi per anticipare la diagnosi”. 
Insomma, tante possibilità. E anche qualche rischio. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a una forte crescita degli attacchi informatici alle strutture sanitarie”, prende l’esempio Modaudo. Pesa senza dubbio la grande quantità di dati personali e sensibili che possono essere sottratti dai database sanitari e rivenduti da hacker e criminali del web. Ma anche, aggiunge, “un livello di protezione che nel settore sanitario non ha ancora raggiunto standard ottimali: serve un approccio integrato che combini a efficaci strumenti di prevenzione anche adeguate sessioni di formazione del personale”.

RISK MANAGEMENT, UN NUOVO APPROCCIO

Il concetto di approccio integrato al rischio torna spesso nelle parole di Modaudo. “È l’unico modo per tutelarsi davvero”, afferma. “Ne siamo talmente convinti che interveniamo in ogni fase della filiera del risk management: dall’analisi preliminare del livello di esposizione all’adozione di strumenti, tecnologie e soluzioni per ridurre il rischio, fino ad arrivare al trasferimento della componente residuale tramite polizza assicurativa. Solo così – conclude – possiamo coadiuvare pienamente la protezione di strutture, professionisti e, ovviamente, pazienti”. 

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