LE INFORMAZIONI TRA RUOLO SOCIALE E BUSINESS

Nell’ottica di un’efficace gestione del rischio, sempre di più le compagnie dovranno aprirsi a collaborazioni che permettano di avere una conoscenza più ampia dei settori economici in cui operano. Le competenze specifiche, unite ai dati provenienti da terze parti, assumono un valore esponenziale laddove le tecnologie possono fare da volano, con l’esito di andare oltre il business e restituire valore alla società

LE INFORMAZIONI TRA RUOLO SOCIALE E BUSINESS
Dati, tecnologia e progettualità, inseriti in un contesto di collaborazione di filiera possono contribuire non solo a migliorare il business assicurativo ma a creare i presupposti per una crescita della consapevolezza del rischio e, in ultima analisi, per iniziative di prevenzione e mitigazione destinate agli assicurati.
Un esempio in tal senso viene da un progetto di open innovation a cui partecipa Itas Mutua, finalizzato a migliorare la gestione del rischio in agricoltura. L’iniziativa è condotta da un’associazione di progetto nell’ambito della politica agricola comune dell’Unione Europea (Pac), che ha come capofila il consorzio Codipra di Trento e di cui fanno parte, oltre a Itas, i consorzi di protezione per il settore agricolo, le province autonome di Trento e Bolzano, istituti di ricerca come la Fondazione Bruno Kessler e la Fondazione Edmund Mach e le università di Trento e di Padova.
Obiettivo dell’iniziativa è la creazione di innovazione per tutta la filiera del rischio nel settore agricolo, fino al socio assicurato. Alla base di un sistema di progetti integrati c’è la condivisione di informazioni, dati e strumenti per dare copertura al rischio in ambito agricolo e contribuire alla sostenibilità delle imprese del settore. 
La compagnia assicurativa più antica d’Italia, con 200 anni di storia alle spalle, ha portato il proprio contributo per la realizzazione di una app a disposizione dei periti. Spiega Corrado Bridi, responsabile laboratorio innovazione di Itas: “L’utilizzo della app va oltre il nostro business, riguarda nel complesso l’attività assicurativa in ambito Pac, dalla valutazione del rischio fino all’emissione della polizza, dalla quantificazione del danno al risarcimento. È sviluppata anche una parte che più direttamente interessa l’attività della compagnia, ma i consorzi che partecipano al progetto stanno lavorando su più fronti, ad esempio per la creazione di fondi di sostegno per le fitopatie”.
Il valore aggiunto del progetto sta nell’aver compreso, da parte di tutti i soggetti della filiera, l’importanza di mettere a fattore comune le diverse competenze. Per quanto riguarda Itas, una spinta importante è venuta dalla possibilità di efficientare l’attività peritale, che rappresenta un costo importante in particolare per il ramo grandine, un business che di per sé è poco redditizio e necessita di soluzioni che permettano di ridurre i costi. La risposta alla complessità del rischio agricolo può quindi arrivare da strumenti innovativi, che permettano di snellire il processo e di ricavare dalla grande mole di dati disponibili informazioni utili sia alla protezione dei beni e delle colture, sia per l’attività stessa delle imprese agricole. 

UNA VIA TRA STANDARD E PERSONALIZZAZIONE

L’attività di sviluppo ha permesso di uniformare l’esperienza della perizia, arrivando così a definire un nuovo standard. Il supporto in mobilità offerto ai periti permette di incrociare le coordinate territoriali e rende disponibile una scheda di analisi del sinistro che segue processi differenti a seconda del tipo di coltura del terreno danneggiato, rispettando le peculiarità di ogni caso.
La sperimentazione è stata realizzata proprio in Trentino e Alto Adige, un territorio complesso dal punto di vista climatico per le differenti altitudini, la variabilità data dall’esposizione o meno al sole dei versanti delle montagne e l’orientamento delle vallate. Altra caratteristica particolare è data dalla dimensione media delle imprese agricole, che nell’area si aggira sui due ettari.
“Sono peculiarità specifiche, per soddisfare le quali vogliamo portare negli strumenti tecnologici i dati che arrivano dal vasto patrimonio informativo delle Province, per quanto riguarda le imprese, e dagli enti che monitorano gli eventi meteo. A queste informazioni – precisa Bridi – si aggiunge l’esperienza dei periti, che sul territorio trentino conoscono perfettamente le variabili di localizzazione, aspetto che permette loro una valutazione del rischio che è spesso esito dell’esperienza personale del singolo. Tra gli obiettivi c’è infatti quello di superare la conoscenza individuale e mettere a fattore comune le informazioni”.
Aver coinvolto gli enti territoriali ha permesso di poter quantificare il valore del bene soggetto al rischio al momento dell’emissione della polizza. In questo processo sono state coinvolte anche le associazioni di categoria degli agricoltori, per far comprendere il valore del rischio e la necessità di avere coperture assicurative adeguate.

MISURARE IL RISCHIO PER FAVORIRE LA SOSTENIBILITÀ DEL SETTORE

Il vantaggio complessivo è nella sostenibilità della filiera, nella velocità di liquidazione dei sinistri, nella dematerializzazione grazie anche alla firma Otp. Per il perito è un’esperienza d’uso agevole, mentre il cliente ottiene una risposta immediata sulla quantificazione dell’indennizzo. Informazioni, dati e portabilità permettono quindi di velocizzare e normalizzare il processo, in un contesto di maggiore precisione. “Il primo esito atteso riguarda l’efficientamento della filiera, ma un vantaggio ulteriore e non secondario è che questo lavoro ci porterà ad avere elementi utili a generare un business agricolo più sostenibile”, aggiunge Bridi. 
Tutte le informazioni raccolte possono infatti avere ricadute su tutto il territorio e fornire indicazioni utili per far crescere le imprese, migliorando le loro attività con le scelte più opportune. Un esempio riportato da Bridi riguarda l’aumento dei danni per gelo che negli ultimi anni pesano sui frutteti dell’Emilia Romagna: la ragione della crescita dei danni va ricercata nella scelta di estendere la coltivazione di molte piante da frutto in pianura, oltre l’originaria collocazione collinare dove in primavera lo sbalzo termico è minore e asseconda meglio la gemmazione delle piante: “il sistema che abbiamo elaborato può, ad esempio, dare indicazioni su quali colture sono favorite nelle singole zone, oltre a mettere a disposizione strumenti che contribuiscano a una efficace gestione del rischio. Per la crescita e la difesa delle attività agricole – conclude Bridi – servono informazioni diffuse, un ruolo che va ricoperto dal sistema territoriale nel complesso”.

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