AUMENTANO I RISCHI, OCCORRE FARE DI PIÙ

In un mondo sempre più incerto e complesso, il paradosso che abbiamo di fronte è di non riuscire a proteggere cittadini e imprese proprio ora che ce n’è più bisogno. Ecco perché è importante che tutti gli stakeholder facciano, da subito, la propria parte

AUMENTANO I RISCHI, OCCORRE FARE DI PIÙ
Ci siamo da poco ripresi dalla lunga pandemia e purtroppo dobbiamo fare i conti con le crescenti e incontrollabili avversità climatiche, dalle alluvioni alla siccità, con la guerra in Europa che non vedevamo da ottanta anni e che ha già inflitto pesanti perdite anche al settore assicurativo, con l’inflazione che ci rende più poveri e che non sapevamo più neanche cosa fosse, con le fluttuazioni delle valute e con tensioni sociali e geopolitiche che rendono il mondo molto, ma molto, meno sicuro.
Più la situazione si complica, maggiore è la necessità di fare ricorso all’ombrello assicurativo da parte del sistema produttivo e del consumatore, e più viene messa alla prova la capacità e la tenuta del nostro mercato. Capacità che non è senza limiti e che non viene concessa dalle compagnie senza attente valutazioni tecniche e, ove possibile, attuariali e con la tradizionale domanda di riassicurazione e relative contropartite economiche.

ALLA RICERCA DI NUOVE CAPACITÀ

A fronte di una richiesta sempre più massiccia, queste capacità iniziano a scarseggiare. Solo in Germania, in occasione dei rinnovi di fine 2022, sono stati chiesti 2,5 miliardi di euro di capacità aggiuntive per i rischi catastrofali. Inflazione e nuovi investimenti immobiliari e industriali in territori ristretti e fortemente antropizzati, fanno la loro parte. Anche in Italia sono ripartiti i cantieri e gli investimenti del Pnrr e il Pil ha finalmente ripreso a crescere. E conseguentemente la domanda di coperture assicurative.
A questo punto i riassicuratori sono chiamati dal mercato primario per poter disporre di crescenti capacità, soprattutto per i rischi nat cat e cyber, che hanno causato i maggiori danni per intensità. Questa tipologia di rischio è cresciuta molto rapidamente negli ultimi anni ma manca totalmente di elementi storici e statistici che consentano di valutare le potenziali reali esposizioni. Gli stessi riassicuratori hanno difficoltà a poter fare facilmente ricorso al mercato retro (la riassicurazione della riassicurazione), come negli anni scorsi, per alleggerire i loro carichi. Dopo anni di perdite, anche questo mercato vuole più premi a fronte di pari capacità o tende semplicemente rinunciare a questo business per la scarsa profittabilità.
Quindi ecco il paradosso, proprio nel momento in cui la domanda cresce in modo esponenziale, non solo per i rischi catastrofali ma anche per i secondary perils, le compagnie hanno difficoltà a cedere in riassicurazione i loro eccessi. 

LE SOLUZIONI PER STARE AL PASSO

La storia però ci insegna che è proprio nei momenti critici che emergono le opportunità. I riassicuratori, gli assicuratori e broker, le aziende e gli Stati devono fare subito la loro parte per superare l’impasse e mirare alla sopravvivenza e alla ripresa. E chi non sta al passo sarà inesorabilmente eliminato o fagocitato.
I riassicuratori dovranno escogitare soluzioni finanziarie innovative, tipo le obbligazioni catastrofali o le assicurazioni metereologiche, per creare capacità aggiuntive e distribuire il rischio, e dovranno investire in tecnologie, anche utilizzando i dati generati dall’osservazione satellitare della Terra, per valutare, selezionare e anticipare i rischi (e liquidare rapidamente i danni). Anche l’aumento dell’inflazione, dopo anni di tassi negativi, gioca un ruolo preoccupante agli occhi dei riassicuratori, che ritengono che i tassi debbano crescere almeno quanto l’inflazione. Questo comporterà un costo maggiore della riassicurazione che si ribalterà sull’assicuratore e sull’assicurato.

COME RESTARE COMPETITIVI

Gli assicuratori per restare competitivi a fronte di un maggior costo della riassicurazione dovranno aumentare la loro capacità di ritenzione, facendo però i conti con Solvency II e con l’inflazione, che premia i rendimenti finanziari, ma incrementa il costo dei sinistri. Saranno obbligati ad aumentare l’attenzione sull’analisi dei rischi, idealmente in partnership con i loro clienti. Dovranno sviluppare creatività per offrire prodotti innovativi e competitivi, tipo le polizze parametriche e, last but not least, migliorare la loro produttività e ampliare la rete distributiva. 

LE RICHIESTE DI MAGGIOR PROTEZIONE

I broker dovranno continuare a costruire un rapporto di efficienza e fiducia con i clienti, aggiungendo alle classiche polizze una serie di sofisticati servizi di consulenza per la mitigazione e consapevolezza del rischio (in particolare di tutta la filiera a monte e a valle della produzione) e meccanismi per ottenere la giusta e veloce liquidazione dei danni subiti. Il consumatore, sia esso un privato o un’azienda, pretende oggi maggiore protezione e tranquillità. 
Da parte loro, le imprese, indipendentemente dalla dimensione, dovranno dare grande centralità al risk management, al controllo, alla prevenzione dei rischi catastrofali e all’assicurare i loro asset a valori riveduti alla luce della svalutazione. Le piccole e medie aziende, in particolare, non dovranno mai sottostimare i rischi cyber, cosa che tendono purtroppo a fare. Uno studio di Munich Re ha valutato che la malavita considera questa attività criminale più redditizia e meno rischiosa del traffico di stupefacenti. 
Sappiamo bene che il costo della protezione del patrimonio e delle liabilities ricade sulle spalle delle imprese e che non sempre è possibile ribaltare questo costo sul prodotto finito. Ma senza un’adeguata mitigazione assicurativa potrebbero finire su di loro le ben peggiori conseguenze degli eventi dannosi.

SUI RISCHI CATASTROFALI L’ITALIA IMPARI DAGLI ALTRI

Gli Stati, infine, devono creare dei fondi nazionali partecipati da tutti gli stakeholder, per finanziare i danni catastrofali che non sono alla portata dei soli assicuratori. Sulla tutela dai rischi catastrofali il nostro paese è scandalosamente arretrato. E non c’è molto da inventare, esiste già in Europa l’esperienza francese, quella spagnola, quella austriaca e quella britannica. Analogamente, sistemi di monitoraggio e copertura dei rischi catastrofali esistono nei Caraibi, in Africa, nel Pacifico e nel sudest asiatico. Per quanto riguarda il nostro paese sento parlare di questo tema da oltre trent’anni. L’ultima encomiabile iniziativa in questa direzione è quella recentemente presentata dal Cineas alla Camera dei Deputati con la quale si è dimostrato che con una modesta cifra pro-capite il rischio terremoto, cui l’Italia è notoriamente esposta, sarebbe ampiamente coperto. 
Se ognuno farà bene la propria parte, assicuratori in primis, la componente produttiva del Paese riuscirà ad affrontare le sfide dei prossimi anni e uscire indenne da un futuro prossimo che si presenta piuttosto complesso e problematico.

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