IL CANTIERE CRESCE CON IL RISCHIO

Grandi investimenti immobiliari, mega infrastrutture di portata continentale, impianti off shore per la produzione elettrica: le innovazioni tecnologiche, e una globalizzazione che accorcia le distanze, accrescono la possibilità di realizzare progetti sempre più vasti, aumentando però l’esposizione a nuove e vecchie minacce

IL CANTIERE CRESCE CON IL RISCHIO
Cresce l’esposizione al rischio nel settore delle costruzioni e dei progetti ingegneristici, e con essa aumentano i sinistri e il valore dei risarcimenti. Il paradosso è che non si tratta di un passo indietro nell’organizzazione di questo ambito produttivo. Al contrario, la maggiore esposizione al rischio è proprio frutto delle grandi novità che hanno riguardato il campo ingegneristico. A partire dal gigantismo dei cantieri, reso possibile da investimenti più capienti, da una fruibilità che si può estendere a livello globale e dalla maggiore disponibilità di soluzioni tecnologiche. Il settore assicurativo – ma con esso, e prima ancora, i risk manager delle grandi imprese d’ingegneria – si trova a fare i conti con un cambiamento rapido e con nuovi fattori che entrano in gioco e influiscono su rischi vecchi e su altri più nuovi. Le compagnie di assicurazione devono affrontare quindi nuovi fenomeni in un rinnovato mercato che, secondo un’analisi di Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs), è l’esito di sette macro tendenze nei moderni progetti di costruzione di edifici e infrastrutture. Lo studio di Agcs parte dall’analisi di 13mila sinistri nel ramo engineering denunciati negli ultimi cinque anni per disegnare il nuovo profilo del rischio di un settore in forte espansione. 
Progetti complessi, globalizzazione, tempistiche allungate sono i tre fattori che determinano le tendenze: esemplare è il caso dell’ampliamento dell’aeroporto internazionale Al Maktoum di Dubai, che dovrebbe costare 36 miliardi di dollari ed essere completato entro il 2030, con un periodo di esposizione ai rischi molto lungo e somme assicurate, di conseguenza, molto elevate; ma i progetti con un valore tra i 5 e i 10 miliardi di dollari sono frequenti, e in parallelo aumenta il valore degli eventuali danni. Gruppi di finanziatori e grandi contractor internazionali si muovono su una scala globale, a cui si aggiunge la complessità di sistemi di approvvigionamento che siano in grado di rispondere alle particolarità tecniche dei mega-progetti: per intendersi, se una turbina eolica costruita in Cina giunge in Europa danneggiata, potrebbero essere necessari fino a diciotto mesi per la riparazione. 

LA BUSINESS INTERRUPTION TIMORE DELLE IMPRESE 

Oltre alle criticità della supply chain, il documento individua altre due tendenze connesse alla produzione: le perdite per prodotti difettosi e i risarcimenti per interruzione dell’attività o ritardo nell’avviamento. Nel primo caso, si tratta della principale voce di reclamo per frequenza nel settore ingegneristico e della seconda voce di reclamo per gravità, indice di una criticità diffusa che richiede l’attenzione delle imprese; nel secondo caso, si manifesta invece un aumento del timore delle aziende su questo rischio, che ha portato all’incremento delle sottoscrizioni di coperture di business interruption, in particolare delle Dsu che coprono le richieste di indennizzo per il ritardo nella consegna del cantiere finito. 
La realizzazione dei moderni progetti occupa reti più ampie e tempi più lunghi, aumentando l’area e la durata dell’esposizione a ogni potenziale minaccia, a partire dagli eventi naturali fino al rischio politico e di sanzioni. Secondo l’analisi svolta da Agcs sui 13mila sinistri del ramo, l’incendio e l’esplosione rimangono i più importanti per ammontare dell’indennizzo (27% del valore dei risarcimenti del settore per un totale di circa 8 miliardi di euro), seguiti dal difetto di prodotto (17%), dagli errori di lavorazione o di manutenzione (15%), da eventi climatici estremi (10%) e dagli allagamenti (4%). In termini di frequenza la stessa fonte mette al primo posto i difetti di prodotto (27%), gli eventi climatici estremi (10%), i difetti di lavorazione o di manutenzione (9%), gli allagamenti (8%) e gli incendi (7%).

IL COMPLESSO RAPPORTO TRA TECNOLOGIA E RISCHIO 

Tra le sette tendenza individuate da Agcs, un trend a parte è costituito dal settore energetico, e in particolare dai progetti per la produzione di energia pulita, impianti che richiedono attenzione alle tecnologie installate e nello stesso tempo grande complessità di realizzazione e di gestione: l’esempio più rilevante per numerosità dei progetti e criticità è rappresentato dagli impianti eolici, con campi off-shore sempre più estesi e di difficile accesso, e pale eoliche lunghe fino a ottanta metri (nel 2018 la Ue era impegnata in 18 progetti per un totale di 409 turbine). 
Il settore energetico appare esemplificativo del fatto che in una simile complessità la tecnologia da un lato aumenta i fattori di rischio, ma dall’altro rappresenta un supporto che facilita l’attività di monitoraggio, di verifica e anche di valutazione dei danni. Droni, scansioni laser, modellazione al computer e immagini satellitari sono utilizzati sia per il risk assessment, sia per la valutazione dei danni o per lo studio di soluzioni di prevenzione o di mitigazione del rischio.

LE MINACCE CHE PESANO

L’analisi dei sinistri realizzata da Agcs trova riscontro nelle rilevazioni dell’Allianz risk barometer che ogni anno interroga i manager delle imprese sulle loro maggiori preoccupazioni in termini di rischio. Un focus sulle risposte fornite dal settore ingegneristico nell’edizione 2019 vede al primo posto tra le minacce più temute le catastrofi naturali (40%: il questionario permetteva di fornire fino a tre risposte), poi la business interruption (33%), i cambiamenti di leggi e regolamenti (26%), l’evoluzione del mercato (26%) e l’incendio o esplosione (23%). L’attenzione dedicata al peso delle catastrofi naturali è aumentata nell’ultimo periodo in relazione alle gravi perdite da uragani e incendi boschivi avvenute negli Stati Uniti, così come per le tempeste e le inondazioni che hanno colpito l’Asia, eventi che hanno reso gli ultimi anni, e in particolare il 2018 e il 2017, tra i più costosi dagli anni Novanta. 

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