QUANDO LE CATENE CREANO VANTAGGI

L’utilizzo su vasta scala della blockchain da parte delle compagnie potrebbe portare a un risparmio per l’industria assicurativa mondiale pari a 13 punti di cor e 200 miliardi di dollari di maggiore margine tecnico sui premi. A sostenerlo è un recente studio di Bcg secondo cui le aree che ne sarebbero più avvantaggiate sono tre: distribuzione, processi e risk management

QUANDO LE CATENE CREANO VANTAGGI
L’assicurazione è un business che si basa sulla raccolta di dati. Informazioni che la maggior parte degli assicuratori custodisce con grande zelo. Quando un evento richiede uno scambio di informazioni tra operatori concorrenti, spesso ci si limita a condividere il minimo possibile, magari utilizzando processi manuali basati su carta. In questo modo gli assicuratori si proteggono dalla perdita di informazioni sensibili, riflettendo il timore che i dati digitali possano essere non sicuri. Ma cosa accadrebbe se ci fosse una tecnologia in grado di cambiare questa logica? Una tecnologia che corrisponde a questo identikit esiste già: si chiama blockchain. La catena di blocchi agisce sulla base di un registro aperto attraverso cui, tramite il sistema peer to peer, si tiene traccia delle transazioni effettuate tra due parti. I dati sono conservati in modo verificabile e permanente, visto che non possono essere modificati retroattivamente: per farlo, infatti, dovrebbero essere cambiati, con il consenso della maggioranza della rete, tutti i blocchi successivi a quello coinvolto nella prima modifica.
  
EFFETTI POSITIVI SULLE PERFORMANCE TECNICHE

Un recente studio realizzato da The Boston Consulting Group (Bcg) sostiene che se la blockchain fosse utilizzata in modo estensivo, l’industria assicurativa mondiale potrebbe ridurre il combined ratio tra i 5 e i 13 punti percentuali, e generare oltre 200 miliardi di dollari in più di margine tecnico sul totale premi lordi. Lo studio prova ad azzardare la nascita del primo assicuratore totalmente blockchain. In particolare, i quattro autori, Roberto Bosisio, Kaj Burchardi, Tim Calvert, e Max Hauser, hanno individuato tre aree in cui ci potrebbero essere considerevoli risparmi per gli assicuratori: la distribuzione, il risk management e i processi. Secondo Bcg, la blockchain potrebbe essere utilizzata per creare e condividere completamente le informazioni digitali in sicurezza. “Le catene di blocchi – si legge nello studio – hanno il potenziale per rendere molto più produttive altre tecnologie digitali, come gli advanced analytics, l’intelligenza artificiale e i software di automazione”. 

UNA MAGGIORE EFFICIENZA

Sono svariati i vantaggi di cui potrebbe avvalersi un futuro assicuratore totalmente blockchain. Ad esempio, spiega Bcg, nel mercato auto si potrebbero guadagnare dai 10 ai 13 punti percentuali di combined ratio operativo rispetto a un assicuratore meno evoluto. Stesso guadagno si avrebbe nell’assicurazione marine cargo, dove la tecnologia blockchain agirebbe sul risk management e sui processi. Anche nel business della riassicurazione i player del mercato potrebbero migliorare il loss ratio di 0,5 punti percentuali e i loro combined ratio operativi dai 4 ai 5 punti percentuali. Bcg sottolinea infatti come questa tecnologia renda estremamente più efficienti i processi transattivi nella gestione sinistri, riducendo drasticamente tempi e costi, e ricorda che gli assicuratori coinvolti in alcuni dei primi progetti pilota testimoniano che già ora alcune fasi della catena del valore dell’assicurazione stiano diventando senza transazioni. L’esempio più noto è il recente debutto di Fizzy, l’assicurazione viaggio offerta da Axa, il cui funzionamento è molto semplice: con l’arrivo in ritardo del volo, confermato dai dati dell’aeroporto, si innesca un risarcimento automatico direttamente sul conto della persona assicurata nel momento in cui questa arriva a destinazione. Inoltre, spiega Bcg, gli ecosistemi basati sulla blockchain (quelli in cui assicurazioni e terze parti condividono i dati) potranno migliorare anche il pricing delle polizze e limitare l’esposizione alle frodi, grazie a un profilo di rischio molto più accurato.



SETTE POTENZIALI VANTAGGI

Lo studio mette in evidenza in modo particolare sette potenziali vantaggi tecnici: il tracciamento sempre trasparente dei beni (cosa che ha già catturato l’interesse di svariati settori, tra cui trading e logistica); la creazione di un record affidabile e non modificabile senza una notifica chiara; la tutela della privacy e della riservatezza, grazie all’uso della crittografia che permette solo ai partecipanti alla blockchain (i cosiddetti nodi) di accedere ai dati; la resilienza, perché le blockchain non smettono di funzionare qualora uno o più nodi avessero dei problemi tecnici; l’efficienza, giacché i costi di immagazzinamento dei dati sono significativamente inferiori rispetto a quelli di un sistema centralizzato; le transazioni automatizzate, grazie alle regole che governano i pagamenti e le modifiche contrattuali che riducono la necessità di transazioni manuali; infine il flusso delle informazioni è praticamente in tempo reale, sia quando avvengono le transazioni sia in caso di modifiche dei dati.

CON L’OCCHIO RIVOLTO ALLE START UP

Tuttavia, ammette Bcg, esistono alcuni ostacoli, sia manageriali sia tecnici, che frenano l’adozione di questa nuova tecnologia. In primis il know-how ancora poco sviluppato, ma anche i problemi di governance, la mancanza di standard e protocolli condivisi e l’affidabilità dei software, non ancora adeguatamente solida. Lo studio esorta gli assicuratori tradizionali a non starsene con le mani in mano: devono non solo tenere d’occhio le start up insurtech, che sono già alla testa delle evoluzioni tecnologiche del settore, ma anche guardarsi dai player non tradizionali pronti a espandersi nel settore assicurativo. In questo senso gli assicuratori tradizionali dovrebbero innanzitutto identificare gli ambiti su cui la blockchain può essere più efficace, cosa che varia da impresa a impresa. Individuare in quali funzioni (antifrode, underwriting, marketing ecc.) si annidano le inefficienze più difficili da rimuovere. E, soprattutto, sperimentare.

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