CYBER, SUPPLY CHAIN E CAT-NAT: ECCO I RISCHI PIÙ TEMUTI

Le grandi aziende, le medie e le piccole imprese sono accomunate dalle stesse inquietudini in materia di rischi: le preoccupazioni maggiori riguardano i sistemi informatici, le interruzioni dell’attività e le catastrofi naturali, secondo il quadro che emerge dall’ultimo Allianz Risk Barometer

CYBER, SUPPLY CHAIN E CAT-NAT: ECCO I RISCHI PIÙ TEMUTI
I pericoli che arrivano dal virtuale continuano a essere più temuti di quelli che minacciano il mondo reale. È infatti ancora una volta il cyber il rischio più temuto per il 2024, secondo quanto emerge dall’ultimo Allianz Risk Barometer, l’annuale report di Allianz che misura le principali preoccupazioni delle aziende a livello globale basandosi sulle opinioni di oltre 3.000 professionisti della gestione del rischio. Attacchi ransomware, violazioni dei dati e interruzioni dei sistemi informatici sono una preoccupazione più forte rispetto all’interruzione dell’attività (rischio comunque strettamente connesso al cyber), e alle catastrofi naturali. 

L’AUMENTO DEGLI ATTACCHI RANSOMWARE NEL 2023

Più nello specifico, i rischi informatici sono stati indicati nel 36% delle risposte complessive, e rappresentano il pericolo principale in 17 paesi, tra cui Australia, Francia, Germania, India, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. La violazione dei dati è considerata la minaccia informatica più allarmante, seguita dagli attacchi alle infrastrutture critiche e ai beni fisici, e dall’aumento degli attacchi ransomware (il 2023 ha visto una preoccupante recrudescenza di questa attività, con un aumento delle richieste di risarcimento assicurativo di oltre il 50% rispetto al 2022).
Al secondo posto, come accennato, troviamo il rischio di business interruption, indicato dal 31% dei rispondenti, riflettendo sia il livello di interconnessione in un contesto economico globale sempre più volatile, sia la forte dipendenza dalle supply chain per prodotti o servizi critici. Il miglioramento della gestione della continuità operativa, l’identificazione dei colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento e la ricerca di fornitori alternativi continuano, secondo il report di Allianz, a essere priorità fondamentali nella gestione dei rischi per le aziende nel 2024.
Le catastrofi naturali (indicate dal 26% dei rispondenti) registrano uno dei maggiori incrementi, con un aumento di tre posizioni che le colloca al terzo posto. A livello mondiale, le catastrofi naturali sono il rischio numero uno in Croazia, Grecia, Hong Kong, Ungheria, Malesia, Messico, Marocco, Slovenia e Thailandia, e molti di questi paesi hanno subito alcuni degli eventi più rilevanti del 2023. Il report cita il caso della Grecia, dove nel mese di agosto si è verificato un incendio vicino alla città di Alexandroupolis che è stato il più esteso mai registrato nell’Ue.  Al contempo, alcune forti inondazioni in Slovenia hanno provocato uno degli eventi più gravi nella supply chain, causando ritardi nella produzione e carenze di componenti per le case automobilistiche europee.



DIFFERENZE REGIONALI

A livello globale, il cambiamento climatico (18%) non assume una rilevanza maggiore rispetto all’anno precedente, collocandosi al settimo posto, ma è tra i primi tre rischi aziendali in Italia (colpita dall’alluvione in Emilia-Romagna e dalle grandinate record nelle regioni del Nord) oltre che in Grecia, Turchia, Brasile e Messico. I danni fisici ai beni aziendali causati da eventi meteorologici estremi più frequenti e gravi sono una minaccia fondamentale. I settori dei servizi di pubblica utilità, dell’energia e dell’industria sono tra i più esposti. Inoltre, Allianz prevede che i rischi di transizione a un’economia a zero emissioni e i rischi di responsabilità civile aumenteranno in futuro, “poiché, per trasformare i loro modelli di business, le aziende investono in nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio, in gran parte non collaudate”.

COSA SI TEME DI PIÙ IN ITALIA

L’aria che tira in Italia è più o meno in linea con quella globale. Da noi i tre rischi più temuti sono l’interruzione dell’attività a pari merito con i rischi informatici e i già citati cambiamenti climatici, che balzano dal quinto al terzo posto raccogliendo circa un terzo delle risposte. Al quarto posto troviamo le catastrofi naturali, seguite dai rischi politici e dai cambiamenti nello scenario macroeconomico. A seguire nel ranking top 10 in Italia, troviamo a pari merito al settimo posto tre categorie: la perdita di reputazione o del valore del brand, i cambiamenti nei mercati e il rischio richiamo del prodotto per problemi di gestione della qualità o difetti di serie; chiude la graduatoria, al decimo posto, la crisi energetica.

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