RAMO IN CRESCITA, BUONE LE PROSPETTIVE

Anche se l'Italia resta fanalino di coda rispetto all'Europa, quello della tutela legale risulta tra i comparti più interessanti. In miglioramento la percezione del cliente e la soddisfazione di chi ricorre a questo tipo di polizze. Ma il rilancio non può che passare dalla formazione

RAMO IN CRESCITA, BUONE LE PROSPETTIVE
La legge 41/2016 è ormai realtà. Pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 marzo, prevede l’introduzione di un nuovo reato a metà tra l’omicidio doloso e quello colposo: chiunque provochi la morte di una persona in seguito a comportamenti pericolosi alla guida, conducendo un veicolo sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o in stato di ebbrezza, può essere condannato a una pena che va dagli otto ai 12 anni di reclusione, 18 in caso di aggravanti. Con questo provvedimento, la tutela legale avrà un’occasione importante per diffondere il proprio valore nel nostro Paese.


PRIMEGGIANO I TEDESCHI

In Europa, il ramo tutela legale (Tl) continua a crescere: a farla da padrona è sempre la Germania con quasi il 50% dei volumi (tre miliardi di euro di raccolta e una spesa procapite di 40 euro), seguita da Paesi Bassi (un miliardo) Belgio e Austria (mezzo miliardo di raccolta e 50 euro di spesa procapite), Inghilterra (circa un miliardo, 11 euro la spesa procapite) e Francia che, nonostante una situazione economica simile alla nostra, registra un 13% di raccolta (e 12 euro di spesa procapite). Fanalino di coda: l’Italia, con un 4% dei volumi, sei euro di spesa procapite e solo il 3% delle imprese assicurate, a fronte di una media europea del 20%: questo, nonostante i quattro milioni di procedimenti civili e penali ancora aperti. 
Da un lato, quindi, si conferma la cronica sottoassicurazione, legata a un ritardo culturale; dall’altro, un potenziale di sviluppo notevole. 


L’APPREZZAMENTO DELLA CLIENTELA

Un’indagine svolta da Das evidenzia il livello di Soddisfazione della clientela verso la tutela legale. A essere a conoscenza della copertura Tl è il 30% degli intervistati; un quasi altrettanto 30% la conosce solo per sentito dire, mentre il 40% non sa neanche di cosa si tratti. 
In caso di problemi, il 70% si rivolge all’avvocato di fiducia (tra questi però il 26% lamenta tempi lunghi e scarsa competenza), il 15% alle associazioni di categoria, mentre il 13% ricorre alla tutela legale: un dato interessante, soprattutto considerato che l’83% si dichiara soddisfatto per la competenza e la vicinanza al cliente.


LEVE E SEGMENTI SU CUI AGIRE

Questi dati sono rivelatori di quello che può costituire la principale leva per il ramo: la formazione, da allargare a una più vasta platea di intermediari. A ciò si aggiungono le opportunità derivanti dalle evoluzioni normative, che accrescono anche i segmenti a più alto potenziale: i professionisti, con particolare riguardo al comparto sanità; le aziende, per la difesa penale dei manager; i privati, anche alla luce della nuova legge sull’omicidio stradale. 

L’OMICIDIO STRADALE È REATO

La legge 41/2016 è già in vigore: pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 marzo, prevede l’introduzione di un nuovo reato a metà tra l’omicidio doloso e quello colposo: chiunque provochi la morte di una persona in seguito a comportamenti pericolosi alla guida, conducendo un veicolo sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o in stato di ebbrezza, rischia la condanna a una pena che va dagli otto ai 12 anni di reclusione. Che diventano 18 in caso di aggravanti: fuga o omicidio di più persone. 
Previsto anche il ritiro della patente, a seconda dei casi: da un minimo di cinque a un massimo di 30 anni.

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