UN CLIMA DI RISCHIO

Le minacce ambientali si confermano ai vertici del Global Risks Report, pubblicazione diffusa come da tradizione in occasione del Forum di Davos. Preoccupazione anche sul fronte dell'innovazione e delle tensioni geopolitche

UN CLIMA DI RISCHIO
La notizia quasi non c’è. Per il secondo anno consecutivo le minacce ambientali si impongono ancora ai vertici dell’atteso Global risks report, pubblicazione periodica curata dal World Economic Forum e diffusa, come vuole la tradizione, alla vigilia dell’annuale summit di Davos.
A scorrere la classifica del 2018 si ha quasi l’impressione di un déjà-vu: poco cambia, infatti, rispetto a quanto già visto lo scorso anno. Un esito atteso, visto che poco e nulla è stato fatto negli ultimi dodici mesi per tentare di mitigare un rischio che era emerso già all’alba del 2017. E che si ripresenta ora in forme, se possibile, ancor più gravi. Perché quelle che erano le minacce di ieri sono diventati i rischi di oggi. “Non è ancora troppo tardi per disegnare un domani più resiliente, ma è necessario agire subito per evitare un potenziale collasso del sistema”, ha commentato Alison Martin, group chief risk officer del gruppo Zurich.


IN CONTINUO DETERIORAMENTO

Un cambiamento, a ben vedere, c’è. E si muove in direzione di un ulteriore deterioramento della situazione. Cosa non del tutto inaspettata, viste le numerose catastrofi che si sono succedute nel corso del 2017. Anche i curatori dell’indagine sembrano prenderne atto, ponendo per la prima volta nella categoria ad alto rischio tutti gli elementi di cui si compone la minaccia ambientale: eventi climatici estremi, perdita della biodiversità, disastri naturali, disastri ambientali provocati dall’uomo, fallimento delle politiche di mitigazione e adattamento. In questo contesto, gli eventi climatici estremi si fregiano del triste primato di rischio più probabile e, allo stesso tempo, a più alto impatto.
A preoccupare è soprattutto la stretta connessione che sussiste fra rischio ambientale e altri tipi di minacce. Crisi idriche, carestie e migrazioni appaiono, in quest’ottica, come la naturale conseguenza degli eventi climatici estremi a cui è sottoposto un numero crescente di persone in tutto il mondo.


IL MOMENTO DELL’AZIONE

A voler trovare il lato positivo di ogni cosa, si può dire che almeno l’economia stia vivendo un buon momento. E non è poco, visto il contesto attuale. Le conclusioni del rapporto si spingono addirittura oltre, arrivando a elevare la congiuntura favorevole a finestra di opportunità per porre rimedio alle minacce incombenti. “Le prospettive di crescita offrono la possibilità di affrontare quei segnali di grave debolezza che gravano sulle fondamenta del nostro mondo”, si legge nelle pagine dell’indagine. 
“Dobbiamo prendere sul serio il rischio di un collasso del sistema globale”, ha commentato il professor Klaus Schwab, fondatore ed executive chairman del World Economic Forum. “Tutti insieme – ha aggiunto – abbiamo le risorse e la conoscenza tecnica e scientifica per evitare che tutto ciò diventi realtà”. Insomma, se non ora quando?


ALTRI RISCHI

Non solo clima, purtroppo. Secondo il 59% del campione interpellato, le fonti di rischio sono destinate ad aumentare nel corso dell’anno. A cominciare da un contesto geopolitico che appare sempre più teso e polarizzato, esacerbato da venti di populismo che rischiano di minare il naturale e pacifico confronto fra Stati. Il rischio di conflitti e attacchi terroristici resta elevato, così come i timori legati al fallimento di politiche di governance nazionale e sovranazionale. Sullo sfondo resta poi lo spettro delle armi di distruzione di massa: eventualità assai poco probabile ma dall’impatto potenzialmente devastante.
Strettamente legata alle tensioni geopolitiche è poi la minaccia che arriva dagli attacchi informatici e dal furto di dati. WannaCry e Petya hanno sollevato il velo su un rischio che è ormai sempre presente nella nostra vita quotidiana. E che potrebbe in futuro diventare espressione di un nuovo modello di confronto fra autorità nazionali. Ma forse, almeno per qualcuno, lo è già diventato. 

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