IL VALUTATORE GLOBALE DELL’INCERTEZZA

Il congresso nazionale degli attuari, svoltosi a Roma dal 10 al 12 novembre, ha fissato le tappe per la necessaria evoluzione di una figura professionale diventata sempre più importante all’interno del settore assicurativo (ma non solo), e che vuole avere un peso maggiore anche all’interno dei processi di governance

IL VALUTATORE GLOBALE DELL’INCERTEZZA
La figura professionale dell’attuario, sempre più rilevante all’interno dell’industry assicurativa (ma non solo) è chiamata a fare un ulteriore salto verso una dimensione globale. Un attuario che guarda ai nuovi rischi, anche sistemici, non più limitati a una singola entità (società, fondo, compagnia) ma estesi a gruppi, collettività, regioni, Paesi, Continenti (si pensi, ad esempio, al rischio climatico), allargando lo sguardo e l’orizzonte degli attuari verso processi valutativi complessi, dove non sono necessarie solo le metodologie quantitative appropriate, ma anche una mentalità evoluta, cui la professione sta lavorando da anni. 
Il 13esimo Congresso nazionale straordinario degli attuari, svoltosi a Roma dal 10 al 12 novembre (in forma ibrida, in presenza e online) ha fissato gli obiettivi attorno a cui percorrere il cammino verso l’evoluzione della professione. L’intento è stato messo in chiaro fin dal titolo dell’appuntamento, Innovazione tecnologica e rischi sistemici: l’attuario valutatore globale dell’incertezza, ultima tappa di un percorso che l’Ordine degli attuari ha iniziato 11 anni fa, cambiando “mentalità, approccio e organizzazione, portando avanti un progetto di sviluppo della professione articolato e complesso, che interessa sia il mondo interno sia quello esterno, con una crescita continua della visibilità e della relativa autorevolezza della nostra professione”, ha spiegato nelle battute iniziali del congresso Tiziana Tafaro, presidente del Consiglio nazionale degli attuari (Cna). Una professione pronta a dare un sostegno pieno e fattivo alla società, alla politica, alle aziende per lo sviluppo del Paese. Gli attuari, ha sottolineato Tafaro, non sono soltanto coloro che devono occuparsi delle valutazioni quantitative, “sono anche cuore, passione, idee, coraggio, managerialità, globalità e visione strategica”. 


ACCRESCERE LE INTERAZIONI CON ALTRI SPECIALISTI

Al congresso è intervenuto, con un videomessaggio, anche il presidente dell’Ivass. Richiamandosi ai temi inseriti nel titolo del congresso, Luigi Federico Signorini ha spiegato che “la professione attuariale avrà la possibilità, e anzi la responsabilità, di fornire un contributo più qualificato e incisivo, anche accrescendo le interazioni con altri specialisti: i contabili dovranno saper dialogare con gli attuari sulle scelte metodologiche relative ai modelli”. 
Oltre a Signorini, al congresso di Roma sono intervenuti, tra gli altri, Sergio Corbello presidente di Assoprevidenza, Giovanni Maggi presidente di Assofondipensione, Mauro Marè presidente di Mefop, Andrea Battista amministratore delegato di Net Insurance, Lucia Anselmi direttore generale della Covip, Claudio Raimondi ceo e general manager di For Care, Daniela D’Andrea ceo di Swiss Re Italy, Alberto Oliveti presidente di Enpam e Adepp, Paolo Garonna, direttore della Febaf e Pasquale Tridico, presidente dell’Inps



NUOVE CONOSCENZE E COMPETENZE

L’evoluzione degli attuari riguarda anche il ruolo svolto nella governance nei settori assicurativo, finanziario e aziendale. Salvatore Forte docente del corso di studi in Scienze Statistiche e attuariali presso l’Università di Benevento ha messo l’accento sull’esperienza dell’attuario nello sviluppo di un ruolo sempre più strategico nel management “come responsabile della funzione attuariale in ottica reserving e underwriting, nel primo caso con valutazioni di giudizio esperto che impattano notevolmente sulla valutazione delle riserve; nel secondo caso con un parere sulle politiche di sottoscrizione”. Poi occorre intensificare la valutazione dei rischi che impattano sull’intera collettività, come il rischio climatico. Infine bisogna aumentare la squadra di lavoro, “ad esempio – ha aggiunto – se vogliamo mappare il rischio cibernetico abbiamo bisogno del supporto di ingegneri informatici, non possiamo più trattare questi temi solo con le nostre conoscenze e competenze”.
Infine, Giampaolo Crenca, presidente di Isoa e past president del Consiglio nazionale degli attuari (oltre che membro italiano del board dell’Actuarial Association of Europe) ha fatto il punto sul lavoro svolto finora dal Cna, illustrando il progetto di sviluppo della professione attuariale, nell’ambito del quale la comunicazione “mirata e organizzata” ricopre un aspetto chiave, così come il mantenimento delle relazioni istituzionali con la politica, le autorità di vigilanza, le associazioni, gli enti di categoria, e le imprese del settore finanziario e non.  L’obiettivo ulteriore è continuare a sviluppare nuovi spazi professionali, operazione definita da Crenca “la madre di tutte le nostre battaglie”, che dovrà essere supportata da una intensa attività di education, “perché non possiamo affrontare queste sfide senza una solida preparazione”, ha concluso. 

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