SNA, SUL CONGRESSO LE OMBRE DI FPA

Demozzi mette tutti d'accordo sul cambio di statuto e sul CCNL dipendenti, ma il Fondo Pensione Agenti resta il nervo scoperto. L'assise del 19 e 20 novembre, in quel di San Marino, ha mostrato quanto sia ampio e articolato il dibattito interno sulla previdenza integrativa degli intermediari

Watermark 16 9
👤Autore: Fabrizio Aurilia Review numero: 30 Pagina: 24 - 26
Giovedì 19 novembre, praticamente in contemporanea con l’evento in cui Unapass si fondeva con Anapa, iniziava la prima giornata del 48esimo congresso del Sindacato nazionale agenti, all’Hotel Best Western Palace della Repubblica di San Marino. 
La due giorni ha avuto al centro la modifica dell’articolo 16 del capo VI dello statuto, riguardante il riconoscimento dei gruppi agenti all’interno del sindacato. Il dibattito si è tenuto in sessione straordinaria, con l’approvazione del nuovo testo con cinque voti contrari sui 300, tra presenti e deleghe.

La modifica dello statuto ha lo scopo di allargare il perimetro associativo di Sna. Lo ha spiegato il presidente Claudio Demozzi nel corso della sua relazione morale e finanziaria: “si tratta – ha detto il numero uno di Sna – della presa d’atto di un mutato scenario, caratterizzato oggi da un numero di gruppi agenti che è superiore a quello delle compagnie e che fa sì che in alcune realtà aziendali coesistano cinque, sei o addirittura nove gruppi agenti”. Essenzialmente cambiano due cose: la definizione di gruppo agente, i cui membri non devono più per forza operare per lo stesso gruppo finanziario, e la soglia minima, pari al 25%, di agenti aderenti al gruppo aziendale che devono essere iscritti al sindacato.


UN MISTO DI FIDUCIA E PREOCCUPAZIONE

Tuttavia il dibattito sulla modifica dello statuto è risultato marginale rispetto al tema che più sta impegnando gli agenti in questi mesi: la sorte del fondo pensione. Gran parte della relazione dell’Esecutivo nazionale è stata dedicata al percorso e alle motivazioni che hanno portato Sna a non firmare l’accordo proposto dal commissario straordinario, Ermanno Martinetto, e alla scelta di ricorrere al Presidente della Repubblica. Fpa è il vero nervo scoperto che agita da dentro il sindacato, il quale su altri punti è parso molto compatto: uno su tutti il Ccnl dei dipendenti d’agenzia. È abbastanza chiaro come ci sia un misto di fiducia e preoccupazione nei confronti delle decisioni dell’Esecutivo su Fpa: non è emerso nell’assise un reale fronte interno che contesta apertamente la strategia di Sna, ma sulla decisione finale di non firmare l’accordo ci sono stati alcuni distinguo. Il più convinto oppositore della linea dura a oltranza è stato l’ex presidente del fondo, Francesco Pavanello


IL SUPPORTO DEI PARERI LEGALI

Demozzi continua a ribadire la strategia, essenzialmente legata ai pareri legali di Maurizio Paniz e Stefania Fullin che hanno sconsigliato di sottoscrivere il piano predisposto dal commissario straordinario. “Il sindacato – dicono gli avvocati – rischierebbe di esporsi verso gli iscritti e i pensionati, iscritti e non, i quali potrebbero invocare una sua responsabilità per avere disposto illegittimamente di un loro diritto, invece intangibile”. 
Il sindacato rigetta il ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo perché costituirebbe un costo sociale troppo alto che gli agenti non possono permettersi. Demozzi ha invitato, pertanto, i singoli gruppi agenti a non contrattare con le compagnie una nuova forma di pensione integrativa, ma di restare in Fpa per difenderlo insieme al sindacato. L’Ania, ha aggiunto, è tenuta a rispettare gli accordi sul fondo, “fino alla stipula di nuovi eventuali accordi collettivi sulle pensioni, che dovranno necessariamente coinvolgere direttamente tutti gli interessati. E qualche singola compagnia, grande o piccola – ha sottolineato Demozzi – non creda di potersi sottrarre a tali impegni attraverso l’escamotage dell’uscita dall’Ania”.   


L’ULTIMO CAPOSALDO DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

È qui che Pavanello ha replicato, sostenendo il pericolo della fine imminente del fondo. “Non condivido – ha detto – la rigida contrapposizione al piano fatta attraverso cause collettive o esplorative: costituirebbe un lasciapassare per i progetti delle compagnie che hanno interesse a stipulare singoli Pip con gli agenti. Se fra un anno saremo senza Fpa mancherà l’ultimo caposaldo della contrattazione collettiva. Una volta arrivati al commissariamento, Sna avrebbe dovuto presentare un piano di equilibrio alternativo”. 
Al contrario, Francesco Libutti, componente dell’Esecutivo, ha sottolineato che la proposta della trasformazione di Fpa in un Pip ha come sottostante la volontà delle compagnie di portare la previdenza degli agenti internamente e se il destino del fondo sarà comunque quello di finire nelle casse delle imprese, “bisogna lottare fino alla fine, e le cause legali saranno opportune”. 
Nella replica che ha chiuso il congresso, Demozzi ha chiesto a chi è contrario alla strategia dell’Esecutivo di produrre altrettanti pareri legali a supporto di una nuova ipotetica soluzione. 
È parso chiaro come entrambi, sia chi avrebbe voluto che Sna firmasse il piano del commissario sia l’Esecutivo nazionale, stiano giocando su un terreno accidentato e per giunta sconosciuto: siamo nell’ambito dell’inesplorato, in una storia che si trascinerà ancora per molto tempo.



LE PROVINCIALI:  PADOVA E ROMA NON CI STANNO 

Nel corso del congresso, la sezione provinciale di Padova ha presentato una mozione sul rischio che la strategia di Sna su Fpa porti a una “frattura generazionale”: un eventuale blocco dei versamenti squilibrerà ancora di più il fondo a livello prospettico. È stata anche avanzata la proposta di “un referendum nazionale per poter scegliere il futuro del Fondo pensione agenti”, senza tuttavia che se ne specificassero le modalità. 
Con posizioni più nette è intervenuta Giorgia Pellegrini, dichiarando che quanto spiegato da Pavanello “rappresenta la posizione tecnica della provinciale di Roma”, e rispedendo al mittente le accuse di essere in qualche modo vicino alle posizioni di Anapa o delle compagnie. “È giusto alzare molto il tiro in un negoziato – ha chiosato – ma a un certo punto bisognava trattare”. 
Roberto Soldati, delegato provinciale di Brescia, invece, ha difeso l’operato generale dell’Esecutivo nazionale, anche perché “la strategia su Fpa non preclude alcuna altra soluzione”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Articoli correlati

I più visti