ESG, ASSICURAZIONI A SUPPORTO DELLE PMI

Le piccole e medie imprese italiane si trovano ad affrontare uno scenario sempre più attento alla tenuta ambientale e alla promozione sociale. Una sfida non semplice per il cuore pulsante della nostra economia, che però può trovare un inaspettato appoggio nelle compagnie assicurative

ESG, ASSICURAZIONI A SUPPORTO DELLE PMI
Le piccole e medie imprese italiane rappresentano il cuore pulsante dell’economia del nostro paese: oltre 5,5 milioni di aziende attive nel 2022 secondo i dati dell’Istat, di cui 1,1 milioni operative nel settore agricolo. Il contesto generale è di ripresa dell’economia, con il Pil italiano, sempre secondo l’istituto nazionale di statistica, in crescita nel biennio 2021-2022 del 6,7% medio annuo e atteso in ulteriore aumento nel periodo 2023-2024, sebbene con tassi di poco superiori all’1% e con il rischio recessione ancora presente. In questo scenario, le nostre imprese affrontano sfide importanti e spesso nuove, che richiedono un approccio mirato e sostegni tempestivi e ben calibrati. 
Una sfida cruciale è quella che riguarda la transizione verso la sostenibilità che, oltre alla tradizionale dimensione economico-finanziaria, include oggi tematiche ambientali, sociali e di governance, elementi peraltro sempre più integrati con la strategia aziendale. Di fatto si sta introducendo un nuovo paradigma per fare impresa e per competere sul mercato.

LE DIMENSIONI DELLA SOSTENIBILITÀ

In questo contesto, gli impatti del cambiamento climatico sono spesso visti come i più rilevanti all’interno della sostenibilità, ambito in cui le imprese rivestono un ruolo di rilievo sia come parte in causa nel contribuire agli effetti sull’ambiente sia come soggetti esposti ai nuovi o mutati rischi derivanti. I cambiamenti climatici stanno già influenzando le attività aziendali in diversi settori, come l’agricoltura, l’energia, la produzione industriale e i trasporti. Da un lato, le imprese dovranno affrontare sfide legate alla riduzione dell’impronta ambientale, in termini ad esempio di consumo di risorse naturali, emissioni di gas serra e corretto smaltimento dei rifiuti. Dall’altro, dovranno farsi promotrici di un posizionamento particolarmente attento alle tematiche di sostenibilità ambientale, per soddisfare le richieste sempre più esigenti di consumatori finali e attori di filiera.
Parallelamente, la dimensione sociale assume un’importanza cruciale per le imprese. Una corretta gestione delle persone è fondamentale per la sostenibilità aziendale, per fidelizzare le risorse e rafforzare la reputazione sul mercato. Alla base di tutto ciò troviamo la cura dei dipendenti, condizioni di lavoro sicure e dignitose, la salute fisica e mentale dei collaboratori, oltre alla promozione di diversità e inclusione e il rispetto dei diritti umani. Le imprese devono instaurare relazioni solide con i clienti e la comunità, impegnandosi in iniziative sociali, contribuendo al benessere delle comunità locali e promuovendo la responsabilità sociale delle imprese. Un impegno certamente non semplice e un sistema di azioni complesso da mettere in atto.
L’attuazione di questa complessa transizione è guidata da normative in continua evoluzione, volte a conseguire obiettivi di progressivo contenimento dell’impatto ambientale e di attuazione di politiche sociali. Tra i diversi adempimenti in arrivo veste una particolare rilevanza il reporting, che vedrà in Italia l’obbligo di redazione di un bilancio di sostenibilità applicarsi a oltre 4.000 realtà, secondo i requisiti definiti dalla Csrd europea. Un movimento che tuttavia interesserà un numero ben più ampio di soggetti, anche di dimensioni minori, che dovranno necessariamente adeguarsi alle nuove pratiche trainate dai loro grandi clienti, chiamati a monitorare e gestire il profilo Esg della filiera di approvvigionamento.

IL CONTRIBUTO DELLE ASSICURAZIONI

Le compagnie assicurative, oltre agli obblighi che vedono loro stesse doversi adeguare ai nuovi temi della sostenibilità (internamente, rispetto ai fornitori e verso gli intermediari), possono affrontare questi temi e offrire un supporto concreto alle imprese clienti, a partire dalla gestione degli impatti ambientali, delle aziende assicurate in relazione all’impatto atteso in termini di rischio. Informazioni relative ai rischi Esg più in generale possono essere sfruttate a livello assuntivo dalle compagnie per selezionare i clienti o per offrire servizi mirati a ridurre la propria impronta ambientale e implementare pratiche di business più sostenibili.
All’interno di una panoramica ampia di opportunità che le compagnie possono studiare per accompagnare le Pmi verso la transizione Esg, troviamo di particolare rilevanza due casi di applicazione che possono rispondere a esigenze fondamentali, e come vedremo interconnesse, delle imprese: sviluppare il proprio programma di transizione energetica e decarbonizzazione, e garantirsi un accesso sostenibile al credito.

IL PERCORSO DI TRANSIZIONE ENERGETICA

All’interno del più ampio concetto di sostenibilità, il tema ambientale è spesso l’aspetto affrontato con la maggiore priorità. Oltre all’impatto mediatico e di posizionamento di queste iniziative, gli interessi economici in gioco sul segmento Pmi sono rilevanti. Secondo le stime di Mbs Consulting (gruppo Cerved), sono attesi investimenti significativi nella transizione energetica in Italia nei prossimi anni, nell’ordine di 150-200 miliardi di euro, di cui 40-50 miliardi per le energie rinnovabili. Di questi, circa il 25% finanzierà impianti con capacità inferiore a 1 megawatt, quindi appannaggio di realtà di medie dimensioni. Sempre secondo stime di Mbs Consulting, il solo sviluppo di fotovoltaico sui tetti industriali per autoconsumo potrebbe sbloccare investimenti nell’ordine dei 30-35 miliardi di euro, valore che deriva da una simulazione condotta insieme a Cerved guardando a disponibilità e accessibilità dei tetti industriali in Italia. Analizzando dati satellitari che valutano l’eventuale presenza di impianti fotovoltaici, il livello di esposizione e gli ostacoli fisici, è stato possibile individuare una superficie fruibile pari a circa 300 km quadrati, un potenziale che consentirebbe di coprire circa il 15% del fabbisogno energetico italiano al 2030.
Un ulteriore impulso alla attivazione delle Pmi deriva dalle Comunità energetiche rinnovabili (Cer), un nuovo strumento regolatorio che favorisce soluzioni di autoconsumo collettivo diffuso. In questo nuovo spazio, le imprese potrebbero essere promotrici di Cer sul territorio attraverso la creazione di impianti di autoconsumo energetico a beneficio non solo delle proprie attività produttive e di servizio, ma anche delle comunità locali aderenti alla Cer (cittadini, associazioni, amministrazioni). Un modello virtuoso che porta anche oltre ai confini fisici dell’impresa la capacità di contribuire alla transizione energetica del Paese.

UN ECOSISTEMA ASSICURATIVO PER L’ENERGIA

Come possono le assicurazioni giocare un ruolo verso le Pmi su un tema così complesso e articolato con diversi punti di vista, in primis normativo, tecnico e operativo? A nostro modo di vedere, esiste l’opportunità di ideare e creare un vero e proprio ecosistema attorno alla transizione energetica che, con alcuni punti di similitudine con quanto accaduto con il Superbonus 110, possa garantire quattro elementi chiave: il finanziamento degli impianti, la gestione operativa della filiera industriale, le coperture assicurative e di servizio per impianti e imprese, oltre naturalmente alla progettazione, messa in opera e gestione dell’impianto stesso. Su quest’ultimo aspetto, stanno fiorendo nel mercato partnership, accordi e anche operazioni di acquisizione di società specializzate (Energy service company, conosciute anche con l’acronimo Esco) da parte di player del mercato finanziario in generale. È quindi importante, per le compagnie che desiderano entrare in questo mercato, comprendere a fondo la catena del valore e le attività di ciascun attore, anche al fine di selezionare i migliori partner industriali.
Per le imprese clienti, oltre al ritorno di immagine sul mercato grazie alla riduzione delle emissioni generate, sono in gioco l’accesso a importanti incentivi governativi legati all’autoconsumo, una minore esposizione in caso di nuovi shock geopolitici e finanziari come accaduto nel 2022, e la possibilità di migliorare il proprio profilo Esg, sempre più centrale nella valutazione di rischio assicurativo e finanziario delle imprese, oltre ad abilitare per l’impresa, come descritto in precedenza, l’accesso a strumenti di finanziamento connessi con obiettivi Esg. Un miglioramento del profilo Esg delle imprese avrà sempre più un beneficio in termini assicurativi, in quanto le compagnie stanno posizionandosi in misura crescente verso offerte e modelli assuntivi che premiano imprese virtuose sotto il profilo Esg.

LA QUESTIONE DEL CREDITO PER LE PMI

L’accessibilità al credito è un altro argomento top of mind. Partiamo da un dato fondamentale: la qualità attuale del credito delle Pmi italiane. Secondo i dati di Cerved, l’indicatore che misura la percentuale di crediti che diventa non performing nel corso dell’anno si sta muovendo verso l’alto, passando dal 2% del 2021 al 2,3% di fine 2022: un dato significativamente inferiore rispetto al periodo pre-Covid (2,9% nel 2019), ma destinato a salire nel 2023 al 3,8%, toccato già nel 2017, per poi nuovamente scendere nel 2024 al 3,4%. Si tratta di valori ampiamente inferiori ai preoccupanti picchi registrati nel 2012 (7,5%) che, tuttavia, riflettono un peggioramento che riguarda ogni settore e classe dimensionale di impresa: solo le costruzioni fanno registrare tassi di deterioramento minori rispetto al 2019, mentre, al contrario, le microimprese registrano il livello più alto di nuovi crediti in default, rilevabile già nel 2022.
Il costante innalzamento dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea, che prevede un ulteriore intervento a luglio 2023, ha incrementato il costo del debito, quando allo stesso tempo sono venute meno le ampie misure di sostegno al credito per le aziende durante la pandemia. Sempre secondo le proiezioni di Cerved, il mercato bancario appare tuttavia in grado di affrontare questa sfida grazie alla generale solidità degli operatori e al cambiamento già avviato nelle politiche di gestione, che prevederanno un sempre più esteso utilizzo di dati, algoritmi e tecnologie evolute per la gestione dei crediti. In questo contesto, anche le informazioni legate a posizionamento e score Esg delle imprese sono fattori chiave nell’attribuzione di finanziamenti alle imprese stesse, e possono offrire interessanti opportunità anche per le assicurazioni.

UN MERCATO NON SOLO PER LE BANCHE

Una di queste opportunità è rappresentata dall’accesso a forme di finanza sostenibile che ricadono sotto l’ampio ombrello dei Sustainability linked loans (Sll), una forma di prestito che richiede al beneficiario il raggiungimento di specifici obiettivi di sostenibilità. Nel solo 2021, in Italia sono stati emessi nel complesso 70 miliardi di euro di obbligazioni green, che posizionano il nostro paese tra i principali protagonisti europei di questa evoluzione, dopo Francia, Germania e Regno Unito. Per quanto riguarda le Pmi, tale fenomeno è stato analizzato da Cerved e Innovation Team (gruppo Mbs Consulting) nel rapporto Italia Sostenibile del 2022. I risultati dello studio e delle simulazioni sul tessuto produttivo italiano mostrano ad esempio un elevato potenziale atteso per i cosiddetti mini green-bond, per i quali i beneficiari saranno in larga parte Pmi (79,8%), con una rilevanza particolare dei settori manifatturiero (66%), le costruzioni (10%), i servizi del ciclo idrico e rifiuti (9%), IT (8%) e trasporti (4%).
Un tema fortemente presidiato dalle banche, ma che potrebbe vedere attivarsi anche le compagnie assicurative nel tentativo di offrire una risposta alle imprese clienti in termini di accesso al credito. Un’opzione questa che potrebbe in parte rispondere alle iniziative commerciali sempre più aggressive delle banche sulle Pmi in ambito assicurativo, proprio grazie all’elevata fidelizzazione dei finanziamenti. Finanziamenti green attraverso banche captive o partnership potrebbero essere pensati sia per finanziare specifici progetti Esg, come ad esempio l’efficientamento energetico degli immobili o dei sistemi di produzione, sia per finanziare le attività generali dell’impresa, essendo collegati in modo più ampio agli obiettivi Esg definiti per l’impresa stessa insieme alla compagnia. 

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