ESG, UN VALORE MISURABILE PER LE ASSICURAZIONI

La sfida cruciale per il settore è integrare i principi di environmental, social e governance non solo in un’ottica di mera compliance, ma come spinta per migliorare la gestione del rischio, la redditività e la competitività. Questa strategia renderà più predittivi i modelli e supporterà le decisioni assuntive e di pricing

ESG, UN VALORE MISURABILE PER LE ASSICURAZIONI

Negli ultimi vent’anni i criteri Esg (Environmental, social, governance) hanno guadagnato crescente centralità. Inizialmente nati come strumenti di comunicazione e rendicontazione, sono progressivamente entrati nei processi decisionali e nelle strategie aziendali. 
La spinta normativa europea e la crescente attenzione degli stakeholder hanno accelerato questo percorso. Tuttavia, il contesto politico internazionale ha ultimamente frenato l’agenda Esg, imponendo oggi di ribadire un assunto semplice ma decisivo: un approccio Esg pervasivo può esistere solo se genera valore di business misurabile. Per il settore assicurativo, da sempre orientato al pragmatismo dei risultati tecnici, questa è la sfida cruciale: integrare i fattori Esg non solo come compliance, ma come leva per migliorare la gestione del rischio, la redditività e la competitività.
I principi Esg rappresentano, in fondo, un’estensione della stakeholder theory di Edward Freeman: un’impresa in grado di generare valore per l’intera comunità di stakeholder avrà un modello di business più sostenibile nel lungo periodo. E se l’impresa è destinata a competere con successo nel tempo, la probabilità che la relazione con la compagnia assicurativa sia più sana e duratura aumenta. Questa è la tesi da cui partire per verificare le relazioni tra profilo Esg di un’impresa e sua redditività agli occhi di un assicuratore.
 
LE EVIDENZE EMPIRICHE: UN RITORNO MISURABILE

Grazie al patrimonio informativo del gruppo Cerved e gli score della Cerved Credit Agency, esteso al 100% delle aziende italiane, è stato possibile correlare le determinanti tecniche del loss ratio (frequenza sinistri e costo medio) con i principali indicatori Esg su un ampio campione di imprese italiane.
Le evidenze confermano una correlazione positiva: le imprese con punteggi Esg deboli registrano loss ratio più elevati. In altri termini, al crescere della fragilità Esg di un’impresa aumenta anche la probabilità che si verifichino sinistri più frequenti o più gravi. Questo fenomeno si osserva sia a livello aggregato (cioè i tre principi Esg combinati), sia, con maggiore forza, nelle singole aree quando si analizzano le determinanti specifiche (vedi infografica).


I VANTAGGI NELLE AREE

Per la componente environmental, una parte del rischio fisico è già catturata dai modelli attuariali tradizionali, che tengono conto della localizzazione delle sedi produttive o del settore di appartenenza. Tuttavia, alcuni indicatori Esg rafforzano la capacità predittiva dei modelli in uso: le imprese con emissioni dirette contenute (es. Ghg scope 1) o in possesso di certificazioni ambientali (es. ISO 14001) mostrano un loss ratio inferiore del 12% rispetto alla media del campione.
Analogamente, la dimensione social evidenzia risultati ancora più rilevanti: indicatori legati alla qualità e alla sicurezza del lavoro (tasso di infortuni, quota di lavoratori coperti da contratti collettivi, certificazioni ISO 9001 e ISO 45001) hanno un forte valore predittivo, soprattutto per le coperture di Responsabilità civile e infortuni. Le imprese che investono in questo ambito si distinguono per loss ratio fino al 13% più bassi della media. 
Anche la governance si conferma tra i driver più significativi. Le aziende con presidi solidi e trasparenti (un consiglio di amministrazione strutturato, revisori esterni indipendenti, adozione del Modello 231 o rating di legalità) mostrano performance assicurative migliori e loss ratio inferiori fino al 16% rispetto alla media, in particolare nei settori produttivi a più alta intensità di rischio come costruzioni, industria e immobiliare.

UN APPROCCIO STRUTTURATO CHIEDE DI ANDARE OLTRE

Queste evidenze confermano quanto già emerso in letteratura internazionale: una meta-analisi condotta da Friede, Busch e Bassen (Journal of Sustainable Finance & Investment, 2015), basata su oltre 2.000 studi, ha evidenziato come le pratiche Esg siano nella maggioranza dei casi associate a migliori performance finanziarie e a un minor rischio di default.
Il messaggio per il settore assicurativo è chiaro: integrare variabili Esg significa rendere più predittivi i modelli e supportare le decisioni assuntive e di pricing con maggiore consapevolezza. Molte compagnie hanno già mosso i primi passi, in particolare sull’ambito ambientale, sperimentando piattaforme data driven che integrano, ad esempio, dati satellitari per la valutazione dei rischi fisici. Ma un approccio strutturato richiede di andare oltre, adottando una prospettiva trasversale che includa tutte le dimensioni Esg nei processi di selezione dei rischi e di costruzione delle tariffe.

POLITICHE ASSUNTIVE E PRICING

Se i dati dimostrano che le variabili Esg sono predittive della sinistrosità, diventa naturale pensare a come integrarle nei processi assuntivi e di pricing (vedi infografica). Sul piano della selezione del rischio e dell’aggiornamento delle politiche assuntive, le compagnie potrebbero utilizzare gli indicatori Esg per differenziare in maniera più fine le imprese da assicurare, distinguendo meglio le imprese virtuose da quelle più esposte. Non nuove esclusioni, quindi, ma classificazioni più precise che riducono concentrazioni rischiose nei portafogli.
Analogamente, nei processi di ottimizzazione dei modelli di pricing e scontistica, l’integrazione delle variabili Esg permetterebbe di tarare meglio premi e scontistiche sulla base della robustezza della controparte. Imprese con governance strutturate, certificazioni sulla sicurezza e ridotte emissioni potrebbero beneficiare di condizioni più favorevoli, riflettendo un rischio effettivamente più contenuto. Viceversa, aziende con fragilità Esg evidenti potrebbero essere soggette a un pricing più selettivo, a tutela della redditività tecnica delle compagnie.
Inoltre, l’integrazione Esg può diventare anche uno strumento per rafforzare la relazione con i propri clienti, accompagnando le imprese nella transizione Esg. Le compagnie potrebbero attivare percorsi premianti di medio periodo con le imprese, basati su piani concreti di miglioramento Esg, ad esempio supportandole con network di partner specializzati nell’efficienza energetica o nel procurement sostenibile per migliorare il profilo Esg e quindi la loro sinistrosità.


QUALI SPAZI PER LA DISTRIBUZIONE

L’ambito assuntivo e di pricing rappresentano solo due dei processi core in cui l’Esg può trovare applicazione concreta. Tralasciando l’area dell’asset management, di derivazione più finanziaria e già ampiamente esplorata dalla letteratura per quanto riguarda la relazione tra sostenibilità e solidità degli investimenti, l’approccio Esg può estendersi lungo l’intera catena del valore di una compagnia assicurativa.
Sul fronte dello sviluppo prodotti, l’evoluzione delle soluzioni tradizionali verso formule Esg-ready e la creazione di coperture legate a rischi di matrice ambientale, sociale o di governance consentirebbero di intercettare nuovi segmenti di clientela, in particolare le generazioni più sensibili a questi temi.
Anche la distribuzione offre spazi interessanti: trasmettere concretamente a valle della filiera i comportamenti virtuosi già adottati in compagnia ha un impatto molto più tangibile sui clienti finali di qualsiasi campagna di comunicazione e rafforza la coerenza tra le dichiarazioni aziendali e le azioni effettive sulle tematiche Esg.
Infine, anche i processi di gestione sinistri possono essere ripensati in chiave sostenibile: adottare pratiche come l’utilizzo di ricambi rigenerati o la selezione di fornitori Esg-compliant non solo rafforza la reputazione della compagnia, ma contribuisce anche a contenere i costi di riparazione.

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UN NUOVO PARADIGMA COMPETITIVO

Per il settore assicurativo, l’Esg non è un vincolo reputazionale né una moda regolatoria. Può rappresentare una leva di accuratezza tecnica e vantaggio competitivo. Integrare queste variabili nei processi core significa ridurre la volatilità, aumentare la predittività dei modelli, differenziarsi sul mercato e, soprattutto, rafforzare il ruolo delle compagnie come attori centrali della resilienza economica e sociale.
In altri termini, l’Esg rappresenta oggi per le assicurazioni non un obbligo da subire, ma un paradigma competitivo da cavalcare. Chi saprà farlo per primo, con approccio scientifico e pragmatismo operativo, consoliderà una posizione di leadership nel mercato di domani.


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