A TUTELA DEL MODELLO DI BUSINESS

Per salvaguardare il sistema gestionale delle compagnie, servono meccanismi anticiclici che attutiscano l’impatto della volatilità estrema dei mercati finanziari sulla solvibilità delle imprese assicurative. Il parere di Ania

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👤Autore: Laura Servidio Review numero: 7 Pagina: 42 - 43
Dopo il buon successo di Solvency I, era necessario introdurre un sistema di vigilanza che tenesse conto dei rischi cui un’impresa è esposta, che incentivasse le migliori pratiche di risk management, che armonizzasse le regole prudenziali a livello europeo.  Solvency II, secondo Ania, rappresenta un sistema di questo tipo.

“La direttiva – spiega Dario Focarelli, direttore generale Ania – è strutturata su tre pilastri distinti, ma strettamente interrelati: il primo riflette, nei requisiti patrimoniali, tutti i rischi quantificabili cui un’impresa di assicurazione è esposta; il secondo serve a tenere in conto anche i rischi non quantificabili e a far sì che l’impresa si doti di un sistema di governance efficiente e trasparente; il terzo pilastro prevede una serie di requisiti informativi alla vigilanza e al mercato, per consentire agli stakeholder di comprendere come l’impresa gestisce i propri rischi e garantisce la solvibilità nel tempo”. 

Solvency II, però, deve riflettere il modello di business delle imprese di assicurazione, che consiste nell’assumere impegni di lunga durata, con una bassa esposizione al rischio di liquidità e al rischio sistemico, e in parallelo, nell’effettuare investimenti secondo logiche temporali di lungo periodo fornendo un contributo importante al finanziamento dell’economia. 


MECCANISMI ANTICICLICI

Affinchè Solvency II non costringa a rimettere in discussione queste peculiarità, occorre che: “la calibrazione degli investimenti a lungo termine non risulti penalizzante laddove, se i requisiti patrimoniali fossero troppo alti, verrebbero meno gli incentivi per gli assicuratori a impegnare risorse sul lungo periodo; siano previsti dei meccanismi anticiclici appropriati, che consentano di attutire l’impatto di una volatilità estrema dei mercati finanziari sul bilancio e sulla solvibilità delle imprese di assicurazione”. 
Le compagnie considerano Solvency II una riforma necessaria e hanno, da tempo, investito grandi risorse per affrontarla. “Serve, però – ricorda Focarelli – una riforma che non sia complessa da mettere in atto e che preservi il modello di business che ha garantito il successo delle imprese in questi anni, prevedendo semplificazioni sia in termini di requisiti di calcolo, sia in termini di obblighi informativi e amministrativi”. 

Le proposte attualmente in discussione nell’ambito della negoziazione della direttiva Omnibus II prevedono una serie di interventi volti a limitare gli effetti della volatilità estrema e a consentire alle imprese di assicurazione di continuare a offrire prodotti di lungo termine. “Per l’industria assicurativa italiana, importanza cruciale riveste il cosiddetto Volatility Balancer che rappresenta un aggiustamento della curva dei tassi utilizzabile per il calcolo delle riserve tecniche. Il Volatility Balancer, che sostituisce il precedente Counter cyclical Premium, è un aggiustamento anticiclico da applicare in presenza di un ampliamento eccessivo dello spread di un portafoglio di titoli di riferimento rispetto alla curva risk free (euro swap)”. 

Si prevede che il Volatility Balancer abbia due componenti: una europea e una nazionale. “Quest’ultima dovrebbe – sottolinea Focarelli – consentire di tener conto di situazioni di mercato particolarmente stressate sul piano nazionale, come è avvenuto, per l’Italia, nel 2011-2012. Ma, affinchè funzioni con efficacia, questo strumento deve essere strutturato correttamente sia nella formula di calcolo sia nella calibrazione dei parametri. In ogni caso, tutti gli strumenti volti ad attutire la volatilità prevista da Solvency II possono ridurre, se strutturati correttamente, la probabilità di comportamenti prociclici da parte delle imprese, rafforzando così la stabilità del sistema”. 


ANTICIPARE GLI ASPETTO QUALITATIVI, NON QUANTITATIVI

Riguardo alla progressiva entrata in vigore di Solvency II e alle linee guida che Eiopa, l’Autorità di vigilanza europea, ha pubblicato sui requisiti di governance, di valutazione prospettica del rischio (Orsa), di procedure di pre-application dei modelli interni e di reporting alla vigilanza “l’industria assicurativa italiana – continuano da Ania – vede con favore l’introduzione anticipata di alcuni aspetti di tipo qualitativo, i requisiti di governance o le procedure relative ai modelli interni, mentre non ritiene praticabile l’anticipazione degli aspetti quantitativi, i profili quantitativi dell’Orsa e gli obblighi di reporting”. In assenza della definizione delle regole finali di calcolo dei requisiti patrimoniali e delle poste di bilancio, che avverrà con l’approvazione di Omnibus II e delle correlate norme di secondo e di terzo livello, non si vede come si possa procedere all’effettuazione dei calcoli necessari. Gli obblighi di reporting, oltre che rappresentare una duplicazione fino a che Solvency I rimarrà in vigore, espone le imprese – conclude Focarelli – al rischio di dover modificare i propri sistemi di rilevazione una volta che le regole di Solvency II saranno definitive”.

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