PARAMETRICHE, UNA SOLUZIONE CHE PIACE ALLE AZIENDE

l’offerta parametrica è apprezzata soprattutto per la possibilità di trasferire al mercato assicurativo i rischi non tradizionali e per la rapidità nelle procedure di erogazione del risarcimento. L’aspetto più critico risiede però nel dietro le quinte, cioè nella possibile carenza di serie di dati che permettano di individuare la correlazione tra gli eventi trigger e il danno

PARAMETRICHE, UNA SOLUZIONE CHE PIACE ALLE AZIENDE
👤Autore: Maria Moro Review numero: 94 Pagina: 50
Le polizze parametriche cominciano a interessare il mercato assicurativo italiano anche oltre l’ambito agricolo, a cui sono normalmente riferite quando si parla del loro possibile sviluppo. A essere apprezzate sono soprattutto la possibilità di adattarsi al trasferimento di rischi difficilmente quantificabili e la relativa semplicità nella liquidazione del danno. 
L’interesse verso questa soluzione riguarda il possibile utilizzo come modalità di assicurazione alternativa al tradizionale trasferimento del rischio, laddove il mercato manifesti dei limiti alla possibilità di sottoscrizione. 
Questa soluzione assicurativa, nata in Francia per la protezione delle attività agricole, si basa su un meccanismo automatico di indennizzo che scatta al verificarsi di un determinato evento e che prevede necessariamente la definizione preventiva di soglie prestabilite, al superamento delle quali chi ha subìto il danno percepisce il risarcimento fissato da contratto. Ciò significa che viene evitato il passaggio dell’accertamento materiale e della quantificazione dei danni, pur nel rispetto del principio indennitario che sostiene il sistema assicurativo nel nostro paese. Anche se su tale principio sussiste già qualche eccezione, è questo uno degli aspetti più rilevanti per la diffusione delle polizze parametriche e che ne consiglia l’utilizzo solo in specifici casi. 
In ogni caso, la semplicità del meccanismo di liquidazione accende l’interesse su questa tipologia di copertura anche nei settori produttivi o dei servizi. Secondo Paola Radaelli, vice presidente di Anra (l’associazione nazionale dei risk manager) e senior consultant di Strategica Risk Consulting, “uno spazio per le parametriche è individuabile nelle aree di rischio in cui il trasferimento classico è poco efficace o non è previsto, mentre sui rischi tradizionali sono già disponibili contratti assicurativi comunemente intesi”. 

AUMENTANO LE POSSIBILITÀ DI TRASFERIRE IL RISCHIO

La difficoltà maggiore nell’applicazione delle coperture parametriche riguarda proprio il punto chiave, cioè l’individuazione di un evento parametrato che faccia scattare la copertura (definito appunto trigger event). Si tratta di un indicatore misurabile, strettamente correlato all’evento, individuato e accettato preventivamente dall’assicuratore e dall’assicurato. In pratica, al verificarsi dell’evento trigger (ad esempio, nel settore agricolo potrebbe essere una grandinata) il risarcimento prefissato è erogato sulla base di dati storici, senza che venga misurato il danno a posteriori. Il rischio è che la copertura del sinistro risulti inferiore ai danni provocati, e questo aspetto fa comprendere come l’applicazione delle parametriche risulti interessante laddove l’accertamento dei danni sia complesso per le compagnie, che spesso in questi casi preferiscono non sottoscrivere polizze tradizionali. 
Oltre al settore agricolo, soggetto a molti eventi naturali potenzialmente dannosi, le polizze parametriche si adattano alle esigenze di protezione del settore energetico, soprattutto per le rinnovabili, e dei trasporti. “In sintesi, per le imprese questa tipologia di copertura si adatta ai casi che impattano sul conto economico ma che implicano complessità per la liquidazione. Questo aspetto può incontrare l’interesse della compagnia assicurativa se esiste una base dati sufficientemente completa per fare una valutazione del rischio, una condizione che non sempre si verifica: la compagnia deve conoscere il rischio che si sta assumendo e l’azienda deve sapere che il trigger event ha un’elevata correlazione con il danno e che il prezzo è corretto”, specifica Radaelli.

SENZA DATI NON SI ASSICURA

Per le imprese, quindi, l’applicazione potrebbe avvenire in situazioni particolari, in cui è molto importante riuscire a mitigare il rischio ma questo risulta difficilmente trasferibile al mercato assicurativo. “Il processo liquidatorio semplificato è utile nei casi più complessi, cioè quando evento e danno non hanno un collegamento immediato. Per le aziende di produzione, un caso di applicazione potrebbe essere in ambito di rischio cyber, perché la tipologia semplificata di liquidazione viene incontro alla complessità (tempi e costi) di quantificazione esatta del danno; oppure in eventi di contingency business interruption”, ad esempio quando il sinistro che provoca l’interruzione di attività è avvenuto presso l’impianto di un fornitore: in questo caso il danno materiale che impatta sull’approvvigionamento dell’impresa cliente ne blocca l’attività, ma le polizze tradizionali possono avere difficoltà a operare. Un terzo esempio può riguardare il danno che un hotel riceve nel momento in cui i turisti non arrivano per un blocco dei voli oppure per un evento catastrofale accaduto in aree limitrofe. In eventualità simili, osserva Radaelli, “la prima difficoltà sta nel fatto che non sempre ci sono dati pubblici e condivisi dalle parti che permettono di identificare un parametro utile a definire se il livello critico per il risarcimento è stato superato. Potrebbero essere utilizzate delle rilevazioni specifiche, ma serve il tempo per creare il database storico in via preventiva; se invece i dati sono già disponibili la stipula della polizza è molto più veloce”.

AI RISK MANAGER IL COMPITO DI INDIVIDUARE LA CORRELAZIONE

Per quanto riguarda le imprese, è questo uno dei casi che richiedono le competenze professionali del risk manager. Tra gli obiettivi del gestore del rischio aziendale c’è infatti quello di mitigare l’impatto dei rischi, e per farlo deve indagarne le cause. In questo supporta i settori aziendali interessati, con la metodologia più opportuna per individuare la relazione, e li affianca nelle scelte delle attività da mettere in atto per ridurre gli effetti di un determinato rischio: “se non è individuata una causa, le azioni di mitigazione sono necessariamente nulle. La causa stessa è quella correlazione che serve all’evento trigger. Dalla sua individuazione deriva un’azione di mitigazione che deve essere valutata nel risk assessment aziendale: solo a questo punto si può decidere se trattenere il rischio in azienda, se è invece più opportuno trasferirlo e con quali strumenti”. 
Se si parla di operatività semplificata e di liquidazione più rapida, le parametriche possono senz’altro rappresentare una soluzione, ciò non toglie che a monte richiedano un grande lavoro di raccolta e analisi di dati storici, aspetto che ne limita l’adozione ma sul quale i settori produttivi potrebbero forse fornire un cospicuo contributo.

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