NUOVE FORME DI CONSULENZA NELLO SCENARIO POST-COVID

Nella fase di crisi che stiamo vivendo, gli operatori economici si stanno interrogando sui tempi e sui modi di uscita dall’emergenza sanitaria ed economica e, più in generale, sulle modifiche strutturali innescate o accelerate dalla pandemia. Tali riflessioni, se declinate in analytics micro-settoriali, possono essere utili per formulare scenari e analisi d’impatto, a supporto delle valutazioni d’impresa

NUOVE FORME DI CONSULENZA NELLO SCENARIO POST-COVID
Nelle previsioni elaborate da Prometeia lo scorso marzo, lo scenario dell’economia internazionale sconta una graduale normalizzazione dell’emergenza sanitaria a partire dalla seconda metà dell’anno in corso. Sotto questa ipotesi, la crescita consentirà di ripianare le perdite accusate lo scorso anno (5,1% vs. -4,5%) e si rifletterà positivamente anche sul commercio mondiale (+7,6%), che si manterrà comunque su livelli inferiori a quelli del 2019.
In termini di aree/Paesi, gli Usa potranno recuperare i livelli di Pil pre-Covid già nel 2021, mentre ci si attende un ritorno della crescita su ritmi più in linea con il potenziale nel 2022. Per l’Uem il recupero dei livelli di Pil del 2019 avverrà nel 2022, con una notevole eterogeneità tra Paesi, con la Spagna, ad esempio, che potrebbe raggiungere il livello pre-crisi non prima del 2024. 
Per quanto riguarda la Cina, la cui economia ha già recuperato i livelli di Pil del 2019, è previsto nel 2022 il ritorno su ritmi di crescita più sostenibili (intorno al 5%). Anche altre economie emergenti, come l’India, presentano buone prospettive di ripresa, ma molte altre, soprattutto in Africa e Sud America, sono appesantite da rilevanti debiti pubblici, che ne mettono a rischio la stabilità macroeconomica.

PER L’ITALIA UN RIMBALZO CONTENUTO

In questo contesto, l’Italia, penalizzata dalla chiusura in negativo del 2020, dovrebbe ritornare a crescere quest’anno a ritmi del 5% circa, grazie soprattutto al recupero degli investimenti (e delle costruzioni in particolare) rimandando all’anno successivo l’appuntamento con il possibile ritorno ai livelli pre-pandemia.
A frenare il percorso di recupero contribuiranno i consumi delle famiglie la cui ripresa sconterà atteggiamenti cautelativi che manterranno elevata la propensione al risparmio.
Tra i comparti di spesa, la componente di domanda di beni (moda in primis) e dei servizi legati alle relazioni sociali (turismo, cultura, spettacolo e consumo fuori casa) mostrerà un rimbalzo contenuto, rimanendo al di sotto dei livelli pre crisi. Veloce recupero dei livelli pre-Covid, invece, per i beni durevoli, grazie al sostegno degli incentivi e delle nuove esigenze di vissuto in casa.



LA PROSPETTIVA DI UN AUMENTO DELLA LEVA FINANZIARIA

L’industria manifatturiera italiana si muoverà in questo contesto per cercare di recuperare i 140 miliardi di euro di perdite di fatturato accumulate nel 2020, anno in cui con la sola eccezione della farmaceutica (+3,9% di crescita), tutti i settori hanno subito cali, compresi fra il -3% circa dell’alimentare e il -27% dell’automotive.
All’orizzonte 2022, solo la metà delle imprese italiane avrà verosimilmente recuperato il terreno perso a causa della pandemia: a fronte di ottime prospettive per quelle operanti nelle filiere delle costruzioni e della sanità, si evidenzieranno infatti difficoltà significative per quelle attive nei settori legati alla mobilità e al turismo.
Ancora più selettivo il percorso che si prospetta per il recupero della redditività industriale che, penalizzata da tensioni nei costi di approvvigionamento di materie prime e utilizzi sub-ottimali della capacità produttiva, si manterrà inferiore al pre-crisi in quasi tutti i comparti. La conseguente minore capacità di autofinanziamento e la crescita dell’indebitamento si tradurranno in un aumento della leva finanziaria che si manterrà tuttavia su livelli storicamente contenuti, grazie al deleveraging iniziato con la crisi precedente (quella del 2009).

IL SOSTEGNO DEI FONDI EUROPEI

A sostenere questo difficile percorso di recupero ci saranno i fondi europei di cui, come noto, l’Italia risulta il principale beneficiario potenziale: nelle valutazioni di Prometeia, infatti, potranno essere circa 145 i miliardi di euro disponibili, nel quienquiennio 2021-2026, per investimenti in sostenibilità, digitale e resilienza/competitività. Un’occasione unica per colmare molti degli attuali gap del nostro Paese: da quelli relativi alle spese in R&D delle aziende (pari al 40% di quelle effettuate in Germania), alle competenze Ict (nel nostro Paese solo il 16% delle imprese dispone di specialisti in questi domini, rispetto al 20% della media Ue), alla capacità brevettuale (qui il ritardo da colmare è di circa il 37%) e agli assetti manageriali delle imprese (nei quali i ritardi italiani sono particolarmente evidenti in termini di età media dei manager e presenza femminile).

NUOVE ESIGENZE DI CONSULENZA

Risulta quindi evidente come, nell’ambiente competitivo post-covid, le aziende saranno impegnate in un continuo percorso di definizione, implementazione, monitoraggio e revisione delle proprie strategie. Da questo impegno nascono anche nuove domande di supporto consulenziale, come per esempio quello fornito dagli studi professionali, chiamati a dotarsi di nuovi strumenti per accompagnare i loro clienti in questi percorsi.
Queste novità in termini di scenari, complessità e bisogni delle imprese sono alla base della partnership fra Moodys Analytics-Bureau Van Dijk e Prometeia, che hanno messo a sistema i rispettivi know-how e big data per supportare le attività di valutazione, perizia e business planning.

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