PREVIDENZA, L’EUROPA CICALA CHE NON PENSA AL DOMANI

Il gap di risparmio previdenziale nell’Unione Europea persiste: più di un terzo degli intervistati nella seconda edizione del sondaggio organizzato da Insurance Europe dice di non risparmiare nulla per la pensione. C’entra anche la pandemia

PREVIDENZA, L’EUROPA CICALA CHE NON PENSA AL DOMANI
Secondo un sondaggio paneuropeo sulle pensioni, più di un terzo delle persone non risparmia per la propria vecchiaia. Dopo una prima survey del 2019, Insurance Europe ha nuovamente chiesto il parere ai cittadini europei, intervistando oltre 16mila persone in 16 Paesi. Con il tasso di dipendenza degli anziani (persone di età pari o superiore a 65 anni rispetto a persone di età compresa tra 20 e 64 anni) nell’Unione Europea che dovrebbe quasi raddoppiare tra il 2019 e il 2080, ricorda Insurance Europe, i sistemi pensionistici in tutta Europa si trovano ad affrontare sfide importanti.
Le pensioni sono sempre in cima all’agenda politica, ma anche i singoli individui sono sempre più chiamati ad assumersi la responsabilità del loro futuro reddito attraverso le pensioni complementari. “Gli assicuratori – ribadisce l’associazione – sono i principali fornitori di prodotti previdenziali e quindi hanno un ruolo importante nell’affrontare il gap di risparmio previdenziale”.

IL DIVARIO CHE PREOCCUPA L’UE

Più di un terzo degli intervistati (38%) dichiara di non risparmiare per la pensione, con il 30% di coloro che non risparmia che afferma di non poterselo permettere. Il 55% di coloro che non risparmia afferma che sta pianificando o che sarebbe comunque interessato se potesse permetterselo o potesse ottenere maggiori informazioni. 
Tra il 2019 e il 2021 è intervenuta la variabile pandemia. Un quinto degli intervistati ha sostenuto che il Covid-19 ha avuto un qualche impatto sui propri risparmi pensionistici. In totale, il 17% dei rispondenti è stato influenzato negativamente dalla pandemia a causa della riduzione o della sospensione dei contributi o nei ritardi nella scelta di affidarsi o meno alla previdenza complementare.
Sono soprattutto i lavoratori autonomi (26%) e i disoccupati (21%) a pagare il prezzo più alto, insieme alla fascia d’età più bassa, giovani ventenni (20%) e trentenni (18%).
I modi in cui i risparmi pensionistici sono stati colpiti dalla pandemia variano significativamente in tutta Europa. Ciò può essere spiegato, sostiene Insurance Europe, dalle differenze nei livelli di sostegno finanziario dei vari governi e dal fatto che le normative locali consentano o meno ai risparmiatori di accedere ai propri risparmi prima dell’età pensionabile.



LE PRIORITÀ DEL RISPARMIO PENSIONISTICO

Le circostanze individuali, come l’età, la condizione lavorativa, il sesso e le preferenze influiscono sulle priorità delle persone quando si parla di pensione. Tra gli intervistati, la priorità di gran lunga principale è la sicurezza del denaro investito (49%). Altrettanto importante è la solidità dell’ente erogatore (32%), la capacità di aumentare e diminuire, o interrompere e riprendere, i contributi (24%) e il trattamento fiscale dei risparmi pensionistici (23%). Meno importanti, a sorpresa, la sostenibilità (10%) e le performance (14%) degli investimenti, nonché la capacità di spostare i risparmi tra i Paesi europei, ovvero la portabilità (9%).
Quando si risparmia per la pensione, la stragrande maggioranza degli intervistati (83%) preferisce la sicurezza dell’investimento rispetto alla performance. L’appetito per la sicurezza è maggiore tra le donne (88%) rispetto agli uomini (78%); mentre una percentuale significativa ha espresso interesse ad acquistare una copertura aggiuntiva per i rischi biometrici, come mortalità (47%), longevità (45%) e morbilità (39%).
“I risparmi pensionistici, e il modo in cui sono protetti, possono assumere forme diverse. Ciò che contraddistingue i prodotti offerti dagli assicuratori è la loro capacità di offrire protezione finanziaria contro un’ampia gamma di rischi”, sottolinea Insurance Europe. 

LA SCELTA TRA RENDITA E CAPITALE, E IL RISCHIO DI LONGEVITÀ

Come mostrato anche dalla prima edizione del sondaggio, quando si parla di come si vuole percepire le somme maturate, il 43% degli intervistati afferma che preferirebbe ricevere una rendita, mentre solo il 20% opta per il capitale. Una quota significativa di intervistati (30%), però, ha indicato anche la propria preferenza per un pay-out misto che combini cioè le diverse opzioni, per godere di più flessibilità nella fase di decumulo. 
Alcune risposte dimostrano anche che le persone hanno aspettative irrealistiche riguardo, ad esempio, al costo della copertura dei rischi di longevità: “è necessaria – scrive Insurance Europe – una migliore educazione finanziaria, per aiutare i risparmiatori a pianificare il rischio di sopravvivere ai propri risparmi pensionistici”. 

LA STRADA DEL DIGITALE

Contemporaneamente è grande nei risparmiatori la richiesta di informazioni adeguate e di alta qualità, strumenti che li aiutino a prendere decisioni informate, in particolare ora che una maggiore responsabilità per il reddito da pensione sta passando a loro. Parlando di supporti e di innovazione, ben il 72% degli intervistati ha preferito ricevere informazioni sui prodotti pensionistici in formato digitale anziché cartaceo, a conferma della forte propensione alla divulgazione digitale già espressa nell’indagine 2019, nonostante le normative siano spesso ancorate ai supporti fisici. L’informazione che ha maggiormente interessato gli intervistati è stata quella sui costi; a seguire quella sulle garanzie, sulle coperture assicurative e sulla performance degli investimenti. Meno interesse, infine, nei confronti delle informazioni sulle strategie d’investimento, sulla portabilità e sul trasferimento delle pensioni.

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