STANDARD & POOR’S: ITALIA PROMOSSA

Dopo aver migliorato il giudizio sul nostro Paese, l'agenzia di rating ha presentato gli outlook settoriali. Le prospettive per l'assicurazione sono buone soprattutto nel vita, che dopo due anni di magra potrebbe tornare a crescere

STANDARD & POOR’S: ITALIA PROMOSSA
La promozione è arrivata dopo anni di bocciature. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha elevato il giudizio sull’Italia, portandolo da BBB/A-3 a BBB/A-2, con outlook stabile. Ci sono voluti 15 anni prima che S&P migliorasse il rating del nostro Paese, ma ora finalmente “Italy is back”, come ha sentenziato il capo economista area Emea di Standard & Poor’s, Jean-Michel Six nel corso della conferenza annuale dell’agenzia dello scorso gennaio. 


PASSI AVANTI NELLE CRISI BANCARIE

Un po’ alla volta i nodi iniziano a sciogliersi. Dalla soluzione dei dissesti bancari alla cessione degli stock di non-performing loans (Npl), fino ai dati ufficiali sulla crescita del Pil che, secondo le stime di S&P, nel 2017 vedrà un incremento pari all’1,6%. “L’outlook stabile – ha precisato Roberto Paciotti, country manager S&P global ratings Italy – è una compensazione fra il trend di ripresa e l’elevato debito pubblico che comunque continua a pesare sulle spalle dell’Italia”.
In questo contesto generale, Standard & Poor’s è fiduciosa anche relativamente al mercato assicurativo. Soprattutto perché ha osservato una riduzione della concentrazione in titoli di Stato italiani in pancia alle compagnie, il che allenta i lacci che legano il giudizio sul comparto da quello sul debito. Certo, in Europa (dati Eiopa) le nostre compagnie risultano ancora quelle che, in proporzione, sono più esposte al rischio sovrano domestico. “Negli ultimi due anni – ha spiegato Taos Fudji, director financial istitutions di S&P global ratings – abbiamo osservato una graduale riduzione. Le compagnie vita sono passate da circa il 55% a meno del 50% delle riserve tecniche coperte da titoli di Stato italiani. Le compagnie danni sono scese da oltre il 30% a circa il 24%. Ci aspettiamo che questo trend prosegua in modo graduale nei prossimi anni”. 



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IL VITA È PRONTO PER TORNARE A CRESCERE

Per il segmento vita le previsioni 2018 sono positive. “Gli ultimi due anni  – ha detto Fudji – hanno registrato un rallentamento dopo il boom 2013/2015. Ora ci aspettiamo una ripresa dei premi”. Questo sarà dovuto a un movimento strutturale: in Italia ancora oggi solo il 20% del risparmio privato è allocato in polizze vita, meno di quanto avviene in Francia e Germania dove il dato è al 30%. Un aiuto potrebbe arrivare dall’entrata in vigore di Mifid 2, “ai cui cambiamenti normativi ben si adattano le polizze vita”. Inoltre, fa notare l’analista di S&P, ulteriori risvolti positivi potranno arrivare dalle aperture dell’Ivass a una possibile modifica regolamentare per una gestione flessibile dei rendimenti finanziari ottenuti nei 12 mesi. “Senza più l’obbligo di riversare nello stesso anno di calendario qualsiasi guadagno ottenuto da rendimenti finanziari si potrà creare un cuscinetto per mantenere una parte del rendimento straordinario per i periodi più burrascosi. Questo meccanismo – ha ricordato Fudji – esiste da molti anni in Francia e Germania. In un contesto di bassi tassi di interesse e di incertezza per l’andamento futuro dei mercati diventerebbe più facile per le compagnie continuare a vendere questa tipologia di prodotti”.
 

DANNI, C’È SPAZIO PER TUTTI

Sul lato danni la concorrenza molto elevata sull’auto, che ha visto cinque anni consecutivi di calo dei premi, è arrivata a un punto limite. “La tendenza delle compagnie a far calare il premio Rca si sta stabilizzando”, ha affermato Fudji. La stabilizzazione dei premi e della redditività sarà aiutata dalla legge sulla Concorrenza che ha introdotto tabelle nazionali sul risarcimento danni degli incidenti auto “dando più stabilità e chiarezza sulle future evoluzioni delle tabelle che si muoveranno solo in base all’inflazione, e non più integrando la rivalutazione delle eventuali corti d’appello come accadeva in passato”. Sul fronte non auto potrebbe finire il periodo di “redditività eccezionale” registrato negli ultimi due anni, anche se “il contesto resterà positivo anche nel 2018”. Il danni non auto, tuttavia, rappresenta in Italia l’1% del Pil, cioè la metà della media degli altri mercati europei. “Non si tratta tanto un problema di incapacità degli italiani ad acquistare polizze – ha evidenziato Fudji – quanto di un fattore culturale nel non pensare che sia assolutamente necessario coprire altri tipi di rischi oltre a quello obbligatorio dell’auto”. Ora due grandi player, Intesa Sanpaolo e Poste Italiane, si accingono a spingere l’acceleratore su questo mercato. “Il maggior coinvolgimento da parte dei grandi operatori bancari retail, che quotidianamente entrano in contatto con grandi masse di persone, potrebbe aumentare l’ammontare dei premi danni non auto senza che questo di per sé possa portare a una riduzione dei premi non auto in capo alle compagnie che già operano in questo settore”. In altre parole è possibile aumentare le dimensioni della torta, anche perché la tecnologia sta facendo grandi progressi. “Oggi, grazie a una più efficace profilazione, è più facile prezzare e vendere pacchetti più convenienti. Le grandi banche si sono già attivate in questo senso. È un movimento che abbiamo già constatato altrove, in primis in Francia, dove ad esempio Crédit Agricole, che è la prima banca francese, è diventata anche il quarto assicuratore danni di quel Paese”. 

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