ARBITRO ASSICURATIVO, L’ULTIMO TASSELLO DEL MOSAICO

L’Istituto potrebbe vedere la luce tra pochi mesi, dopo molta attesa. Insieme all’Arbitro sulle controversie finanziarie (Acf) e all’Arbitro bancario finanziario (Abf), si completerà così il quadro delle Alternative dispute resolution del sistema italiano. Ma restano ancora molte questioni aperte

ARBITRO ASSICURATIVO, L’ULTIMO TASSELLO DEL MOSAICO
Entro la metà dell’anno all’Arbitro sulle controversie finanziarie (Acf) e all’Arbitro bancario finanziario (Abf) si aggiungerà l’Arbitro assicurativo (Aas), da tempo atteso e che ora potrebbe vedere finalmente la luce. O almeno è quello che spera Ivass per completare un disegno che ha radici profonde nel dibattito accademico e istituzionale italiano. 
“Lo schema di decreto è già all’attenzione del Mise e del ministero della Giustizia, su proposta di Ivass. Ai sensi del Codice delle assicurazioni, disciplinerà le procedure dell’Aas, la composizione dell’organo e la natura delle controversie”. Successivamente Ivass presenterà il regolamento, cui seguirà una pubblica consultazione, e l’emanazione definitiva del framework. A dirlo è stata Maria Luisa Cavina, capo del servizio Tutela del consumatore di Ivass, in occasione di un evento organizzato dall’Università La Sapienza di Roma, durante il quale hanno parlato anche gli arbitri Gian Paolo Barbuzzi, presidente di Acf, e Magda Bianco, capo del dipartimento Tutela della clientela e dell’educazione finanziaria della Banca d’Italia


Maria Luisa Cavina, capo del servizio Tutela del consumatore di Ivass

UN VALORE RICONOSCIUTO

Il sistema arbitrale italiano è una best practice europea anche grazie al delicato bilanciamento tra potere dell’arbitro, tutela e responsabilità dell’intermediario. Le decisioni degli arbitri, in questi anni, hanno costituito “un vero e proprio diritto vivente per quanto riguarda la giurisprudenza dei contratti bancari e finanziari”, ha specificato Domenico Siclari, ordinario di Diritto dell’economia e dei mercati finanziari presso La Sapienza. La qualità delle decisioni degli arbitri è alta e il grado di tecnicismo è maggiore rispetto a quello che solitamente è rappresentato nelle sentenze della magistratura ordinaria su questi temi. Tutti valori riconosciuti anche in alcuni pronunciamenti della Corte di Cassazione.
Ecco perché, il professor Guido Alpa, emerito di Diritto civile presso La Sapienza e tra i padri del sistema arbitrale italiano, ha sottolineato quanto un “ampliamento della materia della mediazione obbligatoria, veicolata da organismi istituzionali” come le Adr presenti al convegno, “sia non solo opportuno ma anche necessario nel diritto italiano”. 



IMPRESE A RISCHIO REPUTAZIONE

L’arbitro assicurativo avrà un forte coordinamento con Abf e Acf per disciplinare lo scambio d’informazioni su questioni di comune interesse e su “materie di confine”, oltre che su possibili iniziative di formazione e divulgazione.   
I pronunciamenti, esattamente come gli altri due arbitri, non sono vincolanti “ma le imprese saranno sanzionate, anche a livello reputazionale, se non ottempereranno alle decisioni, cosa che porterà auspicabilmente in un allineamento delle best practice”, ha precisato Cavina, aggiungendo che le risoluzioni dell’Aas integreranno le informazioni a disposizione di Ivass per la vigilanza preventiva del mercato. Infine, dai casi che affronterà l’arbitro saranno escluse le controversie che riguardano il Fondo vittime della strada in capo a Consap.


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MENO CARICO SUI TRIBUNALI

Le sfide che dovrà affrontare il nuovo istituto saranno molteplici e complesse. Il Codice delle assicurazioni affida all’arbitro tutte le controversie derivanti dai contratti assicurativi: un corpus eterogeneo che implica una molteplicità di ambiti d’intervento. “L’obiettivo – ha continuato Cavina – è da un lato rafforzare la fiducia dei consumatori nel mercato assicurativo, e dall’altro la deflazione del carico sulla giustizia ordinaria (300mila cause pendenti, ndr), offrendo un sistema rapido ed economico”. La nuova struttura assommerà quindi tutte le competenze, in modo organico, della tutela della clientela. Il sistema assicurativo italiano ha modelli operativi molto differenziati, perché vedono la compresenza di imprese e intermediari, che sono sostanzialmente autonomi e che collaborano verticalmente e orizzontalmente. “Si innescano pertanto effetti di corresponsabilità molto complessi e questo ha effetti sulla disclosure e sull’esito del contraddittorio”, ha sottolineato ancora Cavina, auspicando in definitiva che l’arbitro possa essere decisivo per dirimere anche le questioni più spinose. 


Dario Focarelli, direttore generale di Ania

ANIA: OTTIMISMO ESAGERATO

Purtroppo presso gli operatori di mercato sembra esserci molta meno fiducia. Dario Focarelli, direttore generale di Ania, intervenuto in occasione del medesimo evento, ha fatto notare che se è vero che c’è stato un dimezzamento dell’alto numero di cause civili negli ultimi 10 anni, lo è altrettanto che la riduzione dei procedimenti del giudice di pace è stata molto meno significativa. “Dobbiamo prendere atto – ha detto Focarelli – che metà delle cause di fronte al giudice di pace sono dibattute in una sola regione italiana e in particolare in quattro, cinque provincie”. Si tratta di “un’anomalia profonda”, da affrontare in “maniera seria”, e ci sono “molti dubbi” che l’arbitro possa cambiare lo stato delle cose. “Deviare questo flusso, dai giudici di pace all’arbitro, sarà difficile”, ha chiosato.
L’arbitro, del resto, non ha un potere istruttorio ma può decidere in via equitativa cause con un valore anche molto elevato: “questo framework – ha continuato il dg di Ania – rischia di assorbire un numero elevatissimo di procedimenti, senza avere il potere diretto di ascoltare le parti, chiamare i periti, fare una Ctu”. 
Secondo Focarelli occorre essere realisti e fissare aspettative realistiche: “ecco perché – ha concluso – non ci aspettiamo che le oltre 200mile cause pendenti saranno reindirizzate facilmente all’arbitro assicurativo”.

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