UN SETTORE FORTEMENTE SANZIONATO

L’importo complessivo delle sanzioni per compagnie e intermediari ha superato, nel 2012, i 50 milioni di euro. Con un'incidenza, quasi totale, dovuta alla violazione dei termini per la formulazione di un'offerta di risarcimento nell'Rc auto

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Nel corso del 2012 le violazioni alle leggi e ai regolamenti dell’Autorità di vigilanza hanno comportato un monte sanzioni per le compagnie e gli intermediari molto elevato, sia in numero che in valore, con un importo complessivo che ha superato i 50 milioni di euro.
È una cifra molto elevata e fortemente collegata con temi di tutela del consumatore.  Al netto di altre motivazioni (quali la vigilanza, gli adempimenti degli intermediari e l’antifrode), il monte sanzioni sfiora i 34 milioni di euro e si colloca su un  livello molto più elevato di quello riscontrabile in altri settori regolamentati, come le telecomunicazioni e l’energia.

Non si è riscontrata negli anni una significativa inversione di tendenza. È vero che il numero complessivo di provvedimenti nel 2012 è sceso da 4867 a 4471, ma l’importo medio delle sanzioni è aumentato, portando il totale da 49,6 milioni di euro a 50,8 milioni di euro. 
Mentre la quota degli intermediari, che aveva avuto un picco nel 2011, si ridimensiona al 4% del totale in numero e all’8,5% in valore, le imprese, con 4284 ordinanze, per un valore di 45,9 milioni di euro  sono destinatarie della parte preponderante delle sanzioni.
Per le compagnie si rileva un alto livello di concentrazione: su 194 compagnie operanti in Italia 80 sono state sanzionate e di queste le prime 20 hanno totalizzato l’87% delle sanzioni in valore, a fronte di una raccolta premi complessiva (vita e danni) pari al 40% del mercato italiano. La concentrazione non accenna peraltro a diminuire, dal momento che nel 2012 il valore delle sanzioni delle prime 20 compagnie è aumentato del 47%, a fronte di un incremento del monte sanzioni per la totalità delle imprese di circa il 18%. 
Alla radice di questo fenomeno risiede la serialità di alcune fattispecie di infrazione delle imprese e il forte peso della componente Rca. Non stupisce che le prime 20 compagnie per sanzioni siano in genere compagnie tradizionali con una forte componente danni e che in questa lista non appaia nessuna delle prime 20 compagnie di bancassicurazione per raccolta premi.


IL PESO DELLA RC AUTO E LA CONCENTRAZIONE DELLE SANZIONI

La Rc auto, fortemente regolamentata in termini di obbligo a contrarre e in termini di modalità di liquidazione dei sinistri, ha sempre fatto la parte del leone nel quadro delle sanzioni Isvap.  Nel 2012 il peso del ramo Rca è ulteriormente aumentato con l’89% del numero delle sanzioni e l’84% del relativo valore (v. fig. 1). 

     

In particolare si rileva una forte ricorrenza delle violazioni nel processo di liquidazione dei sinistri. Fatto 100 il numero delle ordinanze relative alla  Rca, 90 sono riconducibili a questa motivazione e, più in particolare, oltre 80 sono collegate alla violazione dei termini per la formulazione di un’offerta di risarcimento (in relazione agli artt. 141 e 148 o 149 e 150 del codice delle assicurazioni). 
La ricorrenza e la persistenza di alcune motivazioni è quindi elevatissima, dal momento che non si rilevano trend significativi di abbattimento nel tempo. Non c’è quindi da parte delle compagnie (con alcune eccezioni che abbiamo rilevato sul campo) un’attenzione sufficiente a rimuovere le disfunzioni alla base delle violazioni, come non sembrano esserci da parte dell’organo di vigilanza interventi di pressione alternativi alla comminazione delle sanzioni per facilitare il miglioramento del processo liquidativo a tutela  degli assicurati/beneficiari.
Anche con riferimento alla sola Rca la concentrazione delle sanzioni in un numero limitato di compagnie è elevato (v. fig. 2). Mentre le prime 33 compagnie totalizzano il 98% delle sanzioni in valore, le prime 20 si attestano all’89% e rappresentano il 72% della raccolta premi Rca totale in Italia.  La concentrazione non è molto minore in termini di numero di sanzioni: si tratta dell’82%.

     

L’OBBLIGO A CONTRARRE

L’analisi del posizionamento delle compagnie sul valore delle sanzioni Rca fornisce altri elementi interessanti di valutazione. 
Fra le prime compagnie per sanzioni, la posizione “di testa” è mantenuta da Groupama e da Unipol, che hanno anche presentato incrementi significativi nel 2012 (rispettivamente del 45% e del 30%). Nelle posizioni successive compaiono compagnie che nel 2011 non erano presenti nel ranking delle prime 10 (come Cattolica, Axa, Aviva), per effetto delle elevate sanzioni collegate all’elusione dell’obbligo a contrarre, che presentano un importo unitario di un milione di euro.
È interessante notare che nel 2011 questo fenomeno non sembrava riguardare le compagnie tradizionali di maggiore dimensione. Le sanzioni collegate erano state comminate a sei compagnie, di cui quattro dirette e due plurimandatarie di non elevata dimensione. Nel 2012 il fenomeno ha riguardato otto compagnie e due di queste, Axa e Cattolica (che hanno reti più diffuse e rapporti storici con gli agenti) hanno ricevuto due sanzioni, quindi per due milioni di euro ognuna, collegate alla medesima causa.
Ricordiamo a questo proposito che l’obbligo a contrarre è un istituto di garanzia per i contraenti svantaggiati in termini di collocazione geografica e di rischiosità individuale, ma nonostante ciò non è in vigore in tutti i Paesi che richiedono la copertura assicurativa per la responsabilità civile dei guidatori di autoveicoli. È quindi concepibile immaginare istituti alternativi di tutela di questa categoria di consumatori (nel Regno Unito esistono  compagnie private specializzate nei bad risks, mentre in Francia, Spagna e in parte degli Usa esiste una bad company, una compagnia pubblica o consortile che svolge la funzione di assicuratore residuale). Ovviamente un’eventuale soluzione alternativa andrebbe adattata alla realtà italiana. 

Nell’ambito della Rca, la fig. 3 evidenzia il ranking delle compagnie con sanzioni superiori a  100 mila euro in relazione al valore totale delle sanzioni e al rapporto delle stesse con la raccolta premi. L’incidenza media delle sanzioni sulla raccolta premi di queste compagnie è dello 0,23%. Si evidenzia come tutte le compagnie che presentano un rapporto superiore all’1% abbiano ricevuto almeno una sanzione collegata all’elusione all’obbligo a contrarre. 

     

CONCLUSIONI

Come si è potuto vedere, gli attori del settore assicurativo sembrano non prestare sufficiente attenzione a prevenire le disfunzioni che causano le sanzioni dell’organo di vigilanza. 
Si delinea una situazione di stallo in cui l’Isvap finora (e vedremo quale sarà l’attitudine di Ivass in futuro) non ha voluto o potuto svolgere un ruolo di moral suasion a maggiore tutela degli assicurati e dei beneficiari, in particolare nella Rca. 
Contemporaneamente, a un numero elevatissimo di sanzioni seriali di importo relativamente basso, si aggiunge un numero limitato di sanzioni di importo rilevante per una fattispecie come l’elusione dell’obbligo a contrarre, che forse richiederebbe una regolamentazione differente.

Pensiamo che oggi esistano le giuste premesse perché in futuro l’organo di vigilanza sia orientato a una tutela più sostanziale dei consumatori, richiedendo alle imprese i necessari adeguamenti alle procedure interne  e ai sistemi informativi, nonché  il potenziamento dei  sistemi di controllo interno. 
Per ridurre i rischi di non conformità è auspicabile infatti una maggiore integrazione fra le attività delle funzioni preposte all’assicurazione della compliance, alla gestione dei sinistri e alla gestione dei flussi informativi. 
Inoltre, alcune compagnie hanno creato funzioni di coordinamento nella prevenzione e nella gestione delle sanzioni in collegamento con la funzione di gestione dei reclami, che mettono al centro dell’attenzione la prevenzione dei rischi reputazionali e di compliance e che contribuiscono all’eliminazione delle disfunzioni operative che sono alla base di entrambi i fenomeni. Ci auguriamo che in futuro il livello di attenzione delle compagnie su questi temi sia maggiore, e non solo per l’intervento degli organi di vigilanza. 

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