IL CAMBIAMENTO CLIMATICO È UN FATTO

La stragrande maggioranza degli esperti si dice concorde: il clima sta cambiando e sta avendo pesanti ripercussioni sulle attività umane. Ora, nonostante la voce di pochi scettici, è arrivato il tempo di prendere decisioni coraggiose per invertire la tendenza

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO È UN FATTO
Il mese di maggio, insolitamente rigido, di quest’anno, caratterizzato da forti precipitazioni e persino da qualche nevicata fuori stagione, ha ridato fiato alle trombe dei pochi scettici del cambiamento climatico. “Riscaldamento del pianeta? Ma se fa freddo!”, è arrivato a titolare in prima pagina un noto quotidiano italiano. Come se meteo e clima fossero la stessa cosa. E come se l’opinione dell’uomo della strada potesse avere la stessa valenza di anni di ricerche e analisi svolte da scienziati ed esperti del settore. Non è così.
“Il cambiamento climatico è un fatto”, ha tagliato corto Roberto Buizza, docente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Ed è un fatto – ha aggiunto – su cui concordano il 99% degli scienziati: il clima sta cambiando e non c’è alcun dubbio che le attività umane abbiano portato a un aumento delle emissioni di gas serra e, di conseguenza, a un aumento delle temperature così rapido”. Già, perché è proprio la velocità del cambiamento a risultare anomala. “Negli ultimi 800mila anni – ha spiegato Buizza – non si è mai verificato un aumento così rapido nella concentrazione di gas serra”. E le cose in futuro rischiano di peggiorare. “È molto difficile prevedere cosa capiterà fra 20 o 30 anni, tuttavia – ha proseguito – i modelli ci dicono che, se non interveniamo, la situazione non potrà far altro che peggiorare: le temperature continueranno a salire, così come la frequenza e l’intensità di eventi climatici estremi”.


Andrea Minutolo, geologo e coordinatore scientifico di Legambiente

NELLA MORSA DEGLI EVENTI CLIMATICI

Gli eventi climatici estremi sono forse la manifestazione più evidente del cambiamento climatico. E in Italia ne sappiamo qualcosa, purtroppo. “Negli ultimi nove anni, ben 297 comuni stati colpiti da 478 eventi estremi”, ha osservato Andrea Minutolo, geologo e coordinatore scientifico di Legambiente, citando i dati del progetto Città Clima. “Si sono avuti – ha aggiunto – 146 stop alle infrastrutture, 151 allagamenti e 66 esondazioni fluviali”. Ad aggravare ulteriormente il bilancio, le statistiche del Cnr parlano di oltre 150 vittime e 45mila persone sfollate a seguito di eventi climatici di vasta portata.
Pesa sicuramente la peculiare conformazione dell’Italia, nonché la sua collocazione in un’area, quella mediterranea, particolarmente soggetta e sensibile al cambiamento climatico. Ma anche, ha sottolineato Minutolo, l’assenza di investimenti indispensabili per la valorizzazione del territorio. “In Italia ci sono oltre 100mila ettari di aree inquinate, oltre 15 milioni di persone non raggiunte da un servizio efficiente di depurazione delle acque e altre 20 milioni esposte a livelli di inquinamento atmosferico eccessivi”, ha affermato Minutolo. “L’attuale situazione di crisi – ha aggiunto – è anche frutto delle scelte che sono state fatte in passato”.

UNA MAGGIORE SENSIBILITÀ

Eppure, nonostante tutto, qualcosa sembra muoversi all’orizzonte. Alle ultime elezioni europee i partiti ambientalisti hanno raggiunto risultati ragguardevoli. E in occasione del Global strike for future, lo sciopero di studenti promosso dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, milioni di giovani sono scesi in strada per chiedere ai leader mondiali un maggior impegno nella lotta al cambiamento climatico. “In Italia si è tenuto il più alto numero di iniziative a livello globale: oltre mille su un totale di 2.500”, ha osservato Minutolo. 
Numeri che testimoniano un cambiamento di percezione di cui la politica fa tuttavia fatica a tenere il passo. “In Italia – ha proseguito – la politica ha sempre tenuto i piedi in due staffe: firma gli accordi di Parigi e poi stanzia fondi per lo sviluppo dei combustibili da fonti fossili”. Per Minutolo è tempo di prendere una decisione chiara, anche perché “la transizione energetica è finita, non si può continuare a portare avanti tutto”.


Roberto Buizza, docente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

IL CLIMA INCIDE SULL’ECONOMIA

Alla fine, probabilmente, sarà la realtà a imporre una decisione. E quello che non è riuscito finora a fare l’opinione pubblica, forse riuscirà a farlo l’economia. “L’impatto degli eventi climatici estremi sul Pil è in crescita”, ha ammonito Buizza. In alcuni Paesi, ha aggiunto portando l’esempio della Cina, “l’incidenza del cambiamento climatico è così evidente che è diventato sconveniente proseguire sulla strada seguita finora”. E il Regno Unito, a tal proposito, sta trasformando il proprio settore energetico al fine di ridurre il livello di emissioni entro i limiti fissati dagli accordi di Parigi. “Hanno capito – ha affermato Buizza – che ci sono opportunità nel presentarsi come un Paese pulito”.
La strada resta tuttavia ancora lunga. E proprio per comprendere meglio l’impatto del cambiamento climatico, la Scuola Superiore Sant’Anna ha dato vita, insieme alla Scuola Normale di Pisa e allo Iuss di Pavia, a un nuovo centro di ricerca che si pone l’obiettivo di analizzare le implicazioni che un aumento delle temperature può avere su vari ambiti della società. “Possiamo usare modelli matematici per analizzare come affrontare i fenomeni climatici ed elaborare soluzioni utili a livello economico”, ha detto Buizza.

IL RUOLO DELLE ASSICURAZIONI

Per Buizza, “la scienza può e deve guidare l’azione dei governi, sostenendo una trasformazione del modello di produzione che porti a spostare gli investimenti dai settori più inquinanti a quelli più puliti”. E la dinamica, ha aggiunto, può partire proprio dalle assicurazioni. “Gestite grandi quantità di investimenti che possono essere indirizzati verso attività pulite e non inquinanti”, ha affermato rivolgendosi alla platea del convegno. “Siete gestori del rischio – ha proseguito – e sapete quanto il cambiamento climatico costituisca una minaccia per la nostra società”. L’auspicio è che, tutti insieme, si possa spingere i governi ad agire in maniera efficiente. “È un dovere morale di tutti – ha chiosato – e il vostro settore può fare moltissimo”.

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