SNA, LA STAGIONE DEL DEMOZZI BIS

Il principale sindacato degli agenti è ancora nelle mani del presidente eletto per la prima volta nel 2012. Al congresso di fine luglio sfuma all’ultimo l’accordo per un Esecutivo Nazionale composto anche da rappresentanti di altre anime. Ma l’assemblea non si spacca per agevolare l’unità della categoria. L’obiettivo è rinforzare la figura dell’intermediario assicurativo che sappia dialogare con le istituzioni: con fermezza e nell’interesse esclusivo dell’agente

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Autore: Fabrizio Aurilia Numero Review: 17 Pagina: 24 - 27
Gli agenti si affidano ancora a Claudio Demozzi. O almeno quelli iscritti a Sna, il principale sindacato nazionale di categoria che ha celebrato il proprio congresso straordinario ed elettivo il 28 e 29 luglio scorsi a Ferno, in provincia di Varese. 
Eletto una prima volta nel gennaio 2012, con una maggioranza risicata, Demozzi è stato riconfermato alla guida del sindacato per portare avanti un programma all’insegna di “impegno e coerenza”, le due parole che campeggiano sul frontespizio del programma della sua lista. 

Il simbolo della campagna di Demozzi è una mongolfiera che vola alta tra le nuvole: una sorta di auspicio, ma anche l’obiettivo del numero uno del sindacato. Il presidente vuole un’organizzazione che sappia differenziarsi e puntare in alto, senza abdicare alle proprie prerogative: un’associazione di lotta che abbia al primo posto i diritti di libertà che l’agente sente di dover rivendicare alle compagnie. Tutto questo sta nella riconferma di Demozzi, insieme alla volontà di non indietreggiare di fronte alle mille difficoltà degli agenti, con la fermezza che la guida del presidente ha impresso al sindacato. 


L’AGENTE INTERLOCUTORE STABILE DELLA POLITICA

Il nuovo Esecutivo Nazionale, ampiamente rinnovato, riparte dalle tre mozioni presentate in congresso e riguardanti il Fondo pensione agenti, il rinnovo del contratto dei dipendenti di agenzia e le trattative con Ania per il nuovo accordo impresa-agenti. 
In merito al fondo, la mozione, in coerenza con la posizione di Demozzi, chiede di respingere l’offerta di Ania di un contributo di 16 milioni di euro con la conseguente trasformazione dello strumento pensionistico in un Pip e nel contempo di dichiarare lo “stato di agitazione della categoria”, attraverso una mobilitazione anche mediatica e con qualunque iniziativa per “preservare l’esistenza, la consistenza e l’autonomia del Fondo pensione agenti”.
Per quanto riguarda il Ccnl dipendenti di agenzia, l’esecutivo è pronto, per superare lo stallo, a utilizzare contratti già operativi in altri settori del terziario (per esempio quello di Confcommercio) o a proporre nuovi contratti sottoscritti con altre sigle sindacali.
Infine il capitolo dell’accordo impresa-agenti: il timore è che tematiche di primo livello come l’indennità, il diritto di rivalsa e le revoche siano lasciate ai soli gruppi agenti, mentre la volontà di Sna è che restino “ancorate saldamente alla contrattazione collettiva nazionale”.





IL MANCATO ACCORDO CON LE MINORANZE

Insomma, impegni di un certo rilievo per il nuovo Esecutivo e per il vecchio presidente, che però questa volta ha avuto un mandato pieno, senza ombre né incertezze: almeno nei numeri. La sola lista in gara era quella di Claudio Demozzi, rieletto con 264 voti su 354 agenti che si sono espressi. Le schede nulle sono state 58, mentre le bianche 32. Gli aventi diritto presenti erano 409. 
Una scelta nel segno della continuità quindi, ma anche della necessità. Il congresso non ha fatto nulla per nascondere l’esistenza di una minoranza interna di cui, tuttavia, si è persa l’occasione di saggiarne il peso con i voti. Demozzi si riconferma così a capo del sindacato, ma non centra l’obiettivo precongressuale di unificare tutte le anime del sindacato, in primis quella guidata da Roberto Salvi, che nel 2012 fu sconfitto per appena otto voti. 




Durante la prima giornata del congresso di Ferno, lunedì 28 luglio, erano state intraprese alcune trattative per cercare di presentare un’unica lista, capitanata comunque da Demozzi, ma che fosse espressione delle due principali correnti, cioè quella del presidente e quella che fa rifermento a Salvi. Poi il nulla di fatto, niente accordo sui nomi da inserire in lista e il ritiro del gruppo di Salvi, che ha rinunciato anche a presentare una candidatura alternativa, nonostante, assicurano gli interessati, i nomi ci fossero già.
La presentazione di una lista unitaria, una sorta di grosse koalition formatasi prima delle urne cui dare semplicemente l’imprimatur plebiscitario, avrebbe certamente consentito al presidente e al suo rinnovato Esecutivo di presentarsi più forte ai tavoli che attendono gli agenti. 


I RISCHI DEL DISSENSO

La linea di Demozzi, improntata alla fermezza nelle trattative, non è comunque sconfessata dalla minoranza interna; sia Roberto Salvi, sia Umberto D’Andrea, pur nell’amarezza di non essere riusciti a esprimere una linea comune, hanno dichiarato esplicitamente il loro assenso alla politica di Demozzi: “il problema sta nei metodi – ha detto Salvi durante il suo intervento rivolgendosi direttamente al presidente –, non sono d’accordo con il metodo che usi. Su questo ho chiesto riflessioni che evidentemente non sono state sufficienti. Il rischio è che si vada ancora a escludere le tante anime del sindacato. Abbiamo provato a stilare una lista alternativa, abbiamo verificato che avesse il consenso ed effettivamente ce l’aveva, ma abbiamo deciso, alla fine, di non presentarla per non spaccare il congresso. Siamo venuti per cercare l’unità: questo era il progetto originale”. 

Un dissenso contenuto, quindi, sia nei toni sia nei fatti. C’è chi ha ricordato come Demozzi abbia reso più forte la categoria perché l’ha imposta come interlocutore stabile delle istituzioni e chi, invece, ha sottolineato che dal 2011 al 2013 Sna ha perso oltre 1000 iscritti. Dalle posizioni alternative a quelle del presidente è emersa la richiesta di un ascolto vero, di mettere in discussione il metodo, in determinate circostanze. 

Lo stesso Demozzi ha riconosciuto i suoi errori e i suoi limiti, rivendicando però il coraggio di aver imposto una linea di fermezza nell’esclusivo interesse della categoria: “ho un limite – ha detto – mi spazientisco di fronte a posizioni che non fanno gli interessi degli agenti. Ho proposto al prossimo Esecutivo di prendere l’onore e l’onere di usare meglio di me la pacatezza e la disponibilità. Miglioreremo anche sotto questo aspetto”.
Anche dai sostenitori del presidente è arrivato l’appello a non sprecare le intelligenze e le capacità interne allo Sna, a partire dalle idee di Salvi e delle minoranze. Secondo Francesco Pavanello, presidente di Fpa, Demozzi resta “uno dei migliori leader sindacali, ma con dei limiti. Bisogna stargli vicino – ha esortato –, senza trascurare le altre risorse interne a causa di divisioni incomprensibili. Non deragliamo dalla giusta politica”. 




Nella foto: Roberto Salvi


TRA CONTINUITÀ E NUOVE SFIDE

È indubbio che l’assise abbia espresso, in tutte le sue componenti, un desiderio di compattezza, in primis per rimanere interlocutori forti. Il sindacato, nei prossimi mesi, sarà impegnato ad attuare un programma in continuità con il lavoro fatto dal 2012, ma che presenta qualche novità, soprattutto a causa dell’evoluzione del mercato e della normativa. 
Demozzi presenta proposte figlie anche degli obiettivi raggiunti: per esempio le collaborazioni tra intermediari, ottenute con un lavoro intenso di lobbying. E quindi all’inizio del programma si legge: “proseguire e intensificare l’attività di sollecitazione nei confronti della politica e delle istituzioni in genere, sia nazionali che internazionali”. Per Demozzi le istituzioni e la politica sono i principali interlocutori: solo presentandosi come attori forti di fronte a chi può cambiare davvero le carte in tavola, gli agenti potranno vincere le sfide che hanno di fronte. 

Tra i punti principali del programma, Demozzi sottolinea la necessità di riqualificare il confronto con i gruppi agenti: elemento essenziale, visto il progressivo deterioramento della contrattazione di primo livello. 
Sna dovrà essere in grado di sedersi a tutti i tavoli per trattare condizioni favorevoli per gli agenti: a partire dal tema del fondo pensioni e del rinnovo, o riscrittura, dell’Ana. La proposta dell’Ania di un contributo di 16 milioni di euro e la conseguente trasformazione del fondo in un Pip è stata definita indecente da Demozzi; mentre le parole di Aldo Minucci sul superamento della contrattazione collettiva, a seguito dei pronunciamenti Antitrust, rendono ancor più complesso il cammino degli intermediari. 
Ma è proprio la sentenza Agcm uno dei punti d’orgoglio rivendicati da Demozzi e dalla sua squadra, insieme ai vari accordi fatti con broker e altri attori del panorama assicurativo. L’accordo con Aiba e Acb, ha ricordato il presidente nella sua relazione, è funzionale alla natura dei rapporti commerciali tra le due categorie: gli agenti senza broker raccolgono appena il 28,5% del ramo danni non auto. Numeri lontani dalla quota rassicurante di oltre l’80% che però, a conti fatti, non è reale. 


DEMOZZI È L’UNICO PRESIDENTE POSSIBILE?

La strategia di Demozzi è chiamare alla mobilitazione tutti e su tutti i fronti. I suoi continui richiami agli interessi esclusivi della categoria dimostrano un’idea di compattezza, di fronte comune da opporre agli altri, percepiti come avversari, se non come nemici. Anche questo aspetto, però, gli è rimproverato, insieme alla mancata unità sindacale, da alcuni presentata come un fallimento della sua gestione. La mancata unificazione con Unapass e la nascita di Anapa pesano sull’Esecutivo e sullo stesso presidente, che si è trovato in continuo contrasto con le correnti e le posizioni contrarie alle proprie: “non posso vendere l’illusione di una fusione con chi non condivide le nostre idee”, ha ribadito Demozzi. 
Tuttavia, il numero uno di Sna ha respinto l’accusa di non volersi confrontare, di aver isolato il sindacato, ricordando la presenza al congresso dell’anno scorso, a Bussolengo, sia di Ania, sia di Antitrust, sia del ministero dello Sviluppo economico. 

“Abbiamo enormi difficoltà di fronte a noi – ha dichiarato in conclusione Demozzi –, o siamo uniti oppure ci triturano. I nostri avversari sono più forti, organizzati e con interessi opposti ai nostri”.
I delegati riuniti allo Sheraton Hotel di Malpensa (secondo l’organizzazione era presente il 90% dei presidenti provinciali), riconsegnando lo Sna in mano a Demozzi, hanno riconosciuto ancora una volta nel tipo di leadership e nel modo con cui il presidente conduce le battaglie la via giusta per uscire dalla crisi della categoria.



PROTESTE E PROPOSTE

Le voci del congresso sono state varie e le proposte concrete si sono soprattutto concentrate sulle azioni di protesta per sensibilizzare i clienti, i media e le istituzioni sui problemi degli agenti. Tra queste, c’è stata la mozione presentata dai pensionati iscritti all’Fpa (in verità ben pochi tra i presenti in sala), che si sono detti disponibili a manifestazioni di fronte alle sedi dell’Ania. 
Altri delegati hanno proposto un’azione certamente dirompente, ma potenzialmente controproducente: intraprendere una campagna di comunicazione massiva verso i clienti, attraverso mail, messaggi sui social network e lettere, mettendo in evidenza come le compagnie che vendono previdenza stiano facendo fallire il fondo pensioni degli agenti.

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