LE TRE “I” DI SNA: INTERMEDIARIO, IMPRENDITORE, INDIPENDENTE

Il sindacato nazionale degli agenti ha organizzato una giornata di studio sul mutamento dell’intermediazione in Italia e in Europa. Ma il presidente Claudio Demozzi ha anche voluto ribadire la propria linea politica

Watermark 16 9
Una delle misure che nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto aprire il mercato dell’Rc auto e far scendere i prezzi è stata l’abolizione del tacito rinnovo. Una recente indagine di Adiconsum ha però rivelato che il 67% dei consumatori non conosce la clausola del tacito rinnovo e il suo funzionamento. Sempre la stessa ricerca segnala che l’80% degli Italiani intervistati non è a conoscenza delle modifiche intervenute tra cliente e intermediario assicurativo, mentre soltanto il 49,4% trova tramite l’agente l’offerta migliore per la propria polizza auto.

Forse questi freddi dati non riescono a rendere ancora bene l’idea della disinformazione degli assicurati: ma certamente mettono in luce una divaricazione che rischia di approfondirsi sempre di più tra cliente e intermediario. Quasi un’incomunicabilità.
Una recente giornata studio organizzata da Sna, con la partecipazione di giuristi, avvocati, agenti impegnati in vari ruoli istituzionali in ambito europeo e nazionale, ha approfondito ampiamente i cambiamenti della professione dell’intermediario dopo tutti i provvedimenti di legge degli ultimi anni.
“L’obiettivo – ha detto il presidente del Sindacato nazionale agenti, Claudio Demozzi – è quello di fare cultura, di proiettare la figura dell’intermediario italiano su uno sfondo più ampio, in un mercato nazionale ed europeo che certamente non ci favorisce”.


LIBERE SCELTE IMPRENDITORIALI

È utile in primis capire che tutto si muove sotto la spinta dei venti europei. All’interno delle varie direttive sull’intermediazione che si sono susseguite (al momento è in arrivo la Imd II), il Regolatore europeo non ha mai differenziato tra agente e broker, lasciando libertà agli ordinamenti nazionali. “L’Eiopa – ha spiegato Pierpaolo Marano, professore di diritto delle assicurazioni presso l’Università Cattolica di Milano – non usa nemmeno il termine intermediario, ma distributore, non distinguendo più tra intermediario e impresa che vende direttamente”. La conseguenza per il prossimo futuro, ha fatto notare Marano, è che la direttiva successiva alla Imd II confluirà direttamente in Solvency II: “creando di fatto una sorta di Codice delle assicurazioni europeo”.
La morte di Isvap, la vigilanza affidata a Bankitalia e la gestione del Rui, che entro due anni sarà privatizzata (modello Oam), sono solo alcuni dei segnali del profondo cambiamento del settore. Ma non tutto è in mano a forze superiori: molto può fare l’intermediario. “L’Unione Europea – ha continuato Marano – vuole che siano eliminate tutte le barriere, affinché l’intermediario decida il proprio modello di business: è necessario però che scelga se il proprio asset è l’impresa o il cliente”. Non sarà quindi una legge, come quella sulle collaborazioni, a imporre un modello aziendale: ma una libera scelta imprenditoriale.


UN CONTESTO SFIDANTE

Certamente, in un mercato così depresso, non è semplice fare concorrenza sulle fasce alte. Anche le compagnie hanno oggettivamente poco spazio di manovra. Gli agenti sono oggi immersi in una struttura debole, fatta di imprese non solidissime e clienti che non possono spendere. Qualcosa però si può fare. Per esempio rivedere il mix di portafoglio abbassando la quota dell’Rc auto (55% circa) e alzando quella dei rami danni non auto, che portano provvigioni più sostanziose. Del resto il trend del calo del ramo Rc auto in questi anni è sempre più marcato: “a questi ritmi – ha evidenziato Alina Fantozzi, ricercatrice del settore assicurativo – nel 2016 il decremento della quota di mercato degli agenti sarà pari al 4,2%”.


TRA CONSORZI E NUOVE SINERGIE

Le novità espresse dal decreto Sviluppo bis potranno però aiutare. Le collaborazioni tra intermediari, che non potranno essere fondanti per un nuovo modello industriale, apriranno però a una serie di opportunità. In sinergia con la stipula di nuovi contratti di rete, gli agenti potranno unirsi in consorzi e in nuove società di intermediazione, ha spiegato l’avvocato Annarosa Molinari, patrocinante presso la Corte di Cassazione. “Gli intermediari – ha ricordato – potranno collaborare anche in assenza di mandato (basterà l’iscrizione al Rui e una polizza professionale); oppure potranno collaborare su territori diversi dal proprio, o magari con colleghi esteri che hanno sede in Italia”. Questo potrebbe anche stimolare le compagnie tradizionali italiane a introdurre nuovi prodotti, confrontandosi con realtà straniere che oggi faticano ad accedere al mercato tricolore.


UNA LINEA POLITICA

Insomma, l’intermediario deve scegliere: le direttive europee e le leggi italiane cercano di livellare il terreno di gioco, ma le tattiche sono del singolo agente-imprenditore.
“Il sindacato – ha detto ancora Demozzi – sta cercando di fare delle scelte: perché altrimenti il mercato sceglierà per noi. Cerchiamo di non essere meri esecutori e ritagliarci uno spazio nostro”. La giornata, da un punto di vista della politica sindacale, infine, è stata anche funzionale a spiegare (e ribadire) la linea di condotta dell’Esecutivo Nazionale di Sna.

In apertura: Claudio Demozzi, presidente Sna

IL BIPAR CONTRO LA CONCORRENZA AL RIBASSO

L’Europa sta mettendo sullo stesso piano agenti, broker e persino le imprese. Jean François Mossino, presidente della commissione agenti nel Bipar, ha ricordato che “l’agente italiano vive in un mondo di broker”. Ma la cosa non è fonte di divisioni, anzi. Il Bipar, ha confermato Mossino, è in grado di parlare a una voce sola, soprattutto per evitare che il settore finanziario fagociti quello assicurativo. “Agenti e broker europei – ha chiarito – si battono insieme contro la standardizzazione delle polizze, l’obbligo di disclosure sulla quota di remunerazione dell’intermediario, affinché la consulenza indipendente non si fermi a una comparazione del prezzo tout court”. L’esperienza del Regno Unito ha insegnato che dopo una prima fase di prezzi molto aggressivi, le compagnie e tutto il sistema stanno pagando attraverso un aumento delle frodi e della speculazione. “La comparazione che non intermedia – ha chiosato Mossino – può creare soltanto concorrenza al ribasso”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Articoli correlati

I più visti