IL MIX LETALE TRA CLIMATE CHANGE E FRAGILITÀ DEL TERRITORIO

Luca Franzi De Luca, presidente di Aiba, ricorda come le conseguenze del cambiamento climatico si associno a un ambiente difficile da mantenere in sicurezza. In un mercato assicurativo complesso, il lavoro del broker è sempre più importante

IL MIX LETALE TRA CLIMATE CHANGE E FRAGILITÀ DEL TERRITORIO
Di climate change è facile ma anche difficile parlare. Da un lato se ne parla talmente tanto che è pressoché impossibile non averne un’idea, anche vaga, anche approssimativa; dall’altro, però, è altrettanto complesso padroneggiarne i meccanismi più profondi, riuscire a districarsi e fare ordine tra i tantissimi argomenti che ricadono sotto l’amplissima definizione di cambiamento climatico
“Il problema del climate change è enorme e i rischi sono difficilmente governabili, indipendentemente dalle ricadute sul settore assicurativo: si tratta di un fenomeno che cambia gli equilibri dell’intero ecosistema”. A dirlo è il presidente di Aiba, Luca Franzi De Luca, raggiunto telefonicamente da Insurance Review per approfondire il punto di vista di un operatore, rappresentante di una categoria, quella dei broker, che ogni giorno fa esperienza delle minacce e degli impatti collegati al fenomeno, sia dal lato del mercato, sia da quello dei clienti, in particolare di quelli corporate.  

UNA MAGGIOR TANGIBILITÀ DEL RISCHIO

“Il cambiamento dell’ecosistema – argomenta Franzi – si traduce in una maggiore tangibilità del rischio: basta osservare magnitudo e frequenza, in costante crescita, di catastrofi naturali e fenomeni atmosferici. Le cosiddette bombe d’acqua, per esempio, possono mettere in ginocchio un’intera regione, com’è accaduto in Sicilia sulla fine dell’anno scorso”. 
Si stima che nel 2021, gli effetti degli eventi atmosferici abbiano superato i 100 miliardi di dollari di danni assicurati nel mondo. Ora, quindi, diventa inaggirabile il tema di come il mercato assicurativo possa far fronte a un trend in costante crescita, senza la capacità di finanziare il rischio in maniera più strutturata. “È evidente – spiega il presidente di Aiba – che soluzioni in cui l’intervento dello Stato integra le coperture assicurative contribuiscano alla polverizzazione del rischio: tuttavia in Italia, dove il principio mutualistico non trova una compiuta applicazione, questi meccanismi non sono stati ancora implementati. In un Paese, dove il ricorso alla copertura assicurativa non è considerato un asset per la gestione dei rischi di impresa, ma si predilige la richiesta del minor costo della polizza – chiosa Franzi –, sarà difficile per il mercato assicurativo riuscire a mantenere il suo ruolo sociale in futuro”. 

CAMBIA IL CLIMA, CAMBIANO LE POLIZZE

Al momento, il mercato assicurativo tende a ridurre la capacità di copertura e i clienti, in conseguenza, tendono ad aumentare i livelli di autoritenzione del rischio. È una reazione, spiega il broker, che risponde appunto alle dinamiche di capacità di finanziamento: è un meccanismo inevitabile. “D’altra parte – continua – o aumentano i premi o aumentano gli assicurati, ma come noto in Italia la sensibilità non è alta rispetto a queste coperture”. 
Franzi fa anche notare come il confine tra le tipologie di danni da eventi atmosferici previste dalle polizze (da un lato pioggia, grandine, vento e trombe d’aria e dall’altro inondazioni, alluvioni e terremoti) si stia assottigliando, complice il combinato disposto tra cambiamento climatico e fragilità del territorio. “Oggi – dice – le polizze lavorano in modo diverso rispetto al passato: prima per i rischi di magnitudo minore prevedevano franchigie più basse e limiti d’indennizzo più elevati, oggi questa differenza tende a elidersi”. 



IL BROKER È DECISIVO

La progressiva standardizzazione delle polizze va di pari passo con una maggior attenzione in fase assuntiva, tanto che i clienti sono spesso in difficoltà nella compilazione dei questionari. Da qui due tendenze: da un lato torna in auge la figura del broker come consulente qualificato per supportare il cliente in maniera professionale, dall’altro una sempre maggiore complessità nell’accesso alla copertura. Altro cambiamento decisivo è un’attenzione maggiore a tutti quegli elementi preventivi che possono contenere gli effetti negativi di un evento avverso di natura catastrofale: quindi maggiore attenzione alla prevenzione e alla geolocalizzazione del rischio. 

L’ESPANSIONE ECONOMICA DEL RISCHIO CLIMATICO

“Il climate change – aggiunge Franzi – impatta anche sulla qualità del nostro ecosistema. Se guardiamo ai grandi e devastanti incendi che si verificano sempre più spesso in tutto il mondo, è facile trovare una complicità negli effetti della maggiore siccità che aumenta le probabilità che gli incendi avvengano. La desertificazione creata dall’aumento delle temperature in certe parti del mondo compromette la qualità dei terreni di assorbire l’acqua. Gli effetti del riscaldamento globale coinvolgono tutta l’economia”. 
È opinione condivisa che le persone percepiscano ancora poco gli effetti più profondi, ecco perché presto si vedranno le conseguenze del rischio climatico anche su quelle coperture che non sono tipicamente riconducibili ai danni da eventi catastrofali.

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