BENEFIT A IMPATTO SOCIALE

La nuova edizione del Welfare index Pmi di Generali Italia fotografa una crescita straordinaria delle iniziative delle imprese a sostegno dei lavoratori e dellE comunità: oltre il 64% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello iniziale DELLE MISURE MESSE IN CAMPO. In sei anni le aziende che offrono un livello di welfare elevato sono più che raddoppiate, passando dal 9,7% del 2016 all’attuale 21%

BENEFIT A IMPATTO SOCIALE
Le Pmi italiane sono fondamentali per la ripresa del Paese e le loro strategie di welfare aziendale sostengono le priorità del Pnrr: salute, donne, giovani, famiglie e comunità. Ed è aumentata la consapevolezza del loro impatto sociale attraverso iniziative di welfare aziendale. Questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge dall’edizione 2021 del Welfare Index Pmi il rapporto sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese italiane che quest’anno giunge alla sesta edizione. L’iniziativa, che ha coinvolto più di 6.000 imprese di tutti i settori produttivi e di tutte le dimensioni, è come sempre promossa da Generali Italia con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali confederazioni italiane: Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio


© Drazen Zigic - iStock

AUMENTANO LE IMPRESE COINVOLTE

Il rapporto 2021 mostra una significativa crescita del welfare messo in campo dalle Pmi: oltre il 64% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello iniziale. In sei anni le imprese con un livello di welfare elevato sono più che raddoppiate, passando dal 9,7% del 2016 all’attuale 21%. 
Il Covid ha fatto da acceleratore di due importanti fattori. Da un lato le imprese sono diventate punto di riferimento per tutti gli stakeholder: dipendenti, famiglie, clienti, fornitori, concittadini, l’intera comunità di riferimento. La frammentazione tipica del tessuto produttivo italiano ha reso evidente la grande responsabilità economica e sociale che le imprese hanno sul territorio. Dall’altro lato, le politiche di welfare aziendale si sono concentrate sui temi più importanti: la salute e l’assistenza; la conciliazione con la vita familiare; il sostegno economico ai dipendenti e la sicurezza del posto di lavoro; i giovani, la loro formazione e il sostegno alla mobilita sociale.

LE PMI SOSTENGONO LE PRIORITÀ DEL PNRR 

Come accennato all’inizio, le piccole e medie imprese italiane, rileva il rapporto, si stanno già muovendo nella stessa direzione indicata dal Pnrr.  
Il report ha fotografato diverse aree in cui questa tendenza sarebbe in atto. Ad esempio, per quanto riguarda l’ambito salute, è cresciuto al 92,2% il numero di imprese che ha messo salute e sicurezza dei lavoratori tra i valori centrali nella gestione dell’azienda; il 22% delle aziende ha già attivato numerose iniziative di salute e assistenza per i dipendenti e i loro familiari. Per quanto concerne l’occupazione dei giovani lavoratori, il report segnala che oltre la metà delle Pmi più attive nel welfare ha assunto nuovi lavoratori (51,2%, contro una media del 39,8%) contribuendo alla mobilità sociale dei giovani e delle donne. Proprio riguardo a queste ultime, si ravvisano miglioramenti sul fronte delle opportunità di lavoro e di carriera: la presenza femminile è salita al 42% nelle imprese più attive nel welfare (contro una media del 32,5%) ed è aumentata fino al 45,5% la percentuale di donne in posti di responsabilità (contro una media media 36,2%). Inoltre il Welfare Index Pmi sottolinea che il 56% delle imprese ha attivato anche numerose iniziative a sostegno della propria comunità. 



RITORNI POSITIVI NELLA PRODUTTIVITÀ

Il rapporto ha messo in evidenza tutte le numerose iniziative di welfare aziendale per affrontare la pandemia: nell’ambito sanitario, dai servizi diagnostici per il Covid (43,8%) ai servizi medici di consulto anche a distanza (21,3%) a nuove assicurazioni sanitarie (25,7%); nella conciliazione vita-lavoro, con maggiore flessibilità oraria (35,8%) e nuove attività di formazione a distanza (39%) e aiuti per la gestione dei figli e degli anziani (7,2%); a sostegno dei lavoratori e delle famiglie, con aumenti temporanei di retribuzione e bonus (38,2%) e sostengo nell’educazione scolastica dei figli (4,8%); ma anche offrendo contributi alla comunità esterna, come donazioni (16,4%) e sostegni al sistema sanitario e alla ricerca (9,2%). La gran parte di queste iniziative sono tuttora in corso e per il 42,7% delle imprese sono strutturali e permanenti. Inoltre, emerge che il 54,8% delle imprese che hanno inserito il welfare nella strategia aziendale ha registrato ritorni positivi sulla produttività. Guardando al futuro, due imprese su tre intendono rafforzare l’impegno sociale verso i lavoratori (67,5%) e verso gli stakeholder esterni: la comunità locale e la filiera produttiva (63,1%). 



UN NUOVO MODELLO DI ANALISI

L’indagine per la prima volta ha misurato l’impatto sociale delle iniziative di welfare aziendale su tutti gli stakeholder (lavoratori, famiglie, comunità, fornitori, consumatori). È stato rafforzato lo strumento di analisi del Welfare Index Pmi, che valuta 127 variabili per indagare le misure delle iniziative, della capacità gestionale e delle performance.  Il nuovo modello di analisi, sviluppato con Cerved Rating Agency ha monitorato (oltre alle iniziative di welfare per i lavoratori e le loro famiglie) anche l’impegno delle imprese nella tutela dei diritti e delle diversità, la responsabilità verso consumatori e fornitori; inoltre sono state rafforzate le aree dello sviluppo del capitale umano, della tutela delle condizioni di lavoro, del welfare di comunità. 
Le imprese con un welfare forte hanno una crescita dell’occupazione molto maggiore della media del Paese. In Italia il 42% delle imprese è senza alcuna donna in livello di responsabilità, ma questo dato, come già accennato, cambia nelle imprese che mettono in campo forti iniziative di welfare.

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