GNP: CRESCONO I NUMERI, MA SERVE PIÙ INFORMAZIONE

Alla VI edizione dell'evento registrate oltre 9.000 presenze: emerge il bisogno di una maggiore conoscenza del welfare, come rileva un'indagine Mefop sulla percezione degli italiani in tema di previdenza pubblica e privata

GNP: CRESCONO I NUMERI, MA SERVE PIÙ INFORMAZIONE
👤Autore: Laura Servidio Review numero: 35 Pagina: 50 - 51
Successo per la Giornata nazionale della previdenza e del lavoro (Gnp), che nella seconda edizione napoletana ha superato i 9.000 partecipanti contro i 7.000 della precedente, registrando un’adesione importante non solo degli addetti ai lavori, ma anche di famiglie, giovani e cittadini interessati a saperne di più. 

L’iniziativa, organizzata da Itinerari Previdenziali e giunta alla sua sesta edizione, ha animato l’iconica piazza del Plebiscito con 74 stand, 32 convegni e 33 speed-date informativi su previdenza, lavoro, welfare, innovazione e salute.
Anche quest’anno protagonisti sono stati i ragazzi di tutte le età, dalle scuole primarie alle superiori, per un totale di 1.700 presenze registrate, che hanno dimostrato consapevolezza, voglia di mettersi in gioco e di conoscere gli strumenti per potersi assicurare un futuro sereno.

In particolare, il Festival #servelavoro ha registrato 2.000 candidature e oltre 500 colloqui si sono tenuti al Job match point, a cui si sono aggiunti gli eventi dedicati alle start up.
Soddisfacenti anche le presenze all’Isola della salute: i biologi hanno effettuato più di 400 visite, i dermatologi 260, Cadiprof ha realizzato 400 test innovativi per la prevenzione e gli psicologi condotto 100 colloqui su disagi alimentari o legati alla attuale fase di vita.





IL BISOGNO DI INFORMAZIONE

Cresce, dunque, l’attenzione per il welfare, anche se la conoscenza su previdenza pubblica e privata è ancora relativa, come dimostra l’indagine Mefop presentata nel corso della manifestazione. 
La ricerca è stata effettuata su 1200 dipendenti pubblici, privati e autonomi, su pensione (900) e salute (300). Secondo l’indagine, il 53% degli aderenti alla previdenza conosce meglio il sistema pubblico rispetto ai non aderenti (il 51% di questi è informato). In particolare, il passaggio al sistema contributivo pare ormai acquisito dal 55% degli intervistati, contro un 21% che non conosce il metodo di calcolo della pensione (25% tra i non aderenti) e sono in aumento i lavoratori che stimano di andare in pensione dopo 65 anni: la maggioranza di questi ipotizza un assegno tra 600 e 800 euro.
In generale, emerge un maggior bisogno di informazione e consapevolezza, ma senza allarmismi e conflitti intergenerazionali. 

SCARSA FIDUCIA

“L’indagine – sottolinea Luigi Ballanti, direttore generale del Mefop – rivela una schizofrenia circa i fondi pensione: il 73% li considera necessari, e per il 60% sono un investimento sicuro; al tempo stesso, però, vi è la convinzione che siano anche strumenti utili ad arricchire banche, assicurazioni e sindacati”. 
L’81% non ha mai modificato il comparto a cui si era iscritto al momento dell’adesione, perché, nel 62%, si dichiara soddisfatto; i non aderenti, invece, continuano a non voler sottoscrivere per l’impossibilità di risparmiare e per mancanza di fiducia.
Riguardo le preoccupazioni sul futuro, malattia e non autosufficienza sono i timori che prevalgono (32% degli aderenti e 27% dei non aderenti): l’80% degli italiani pensa che il Ssn non sarà sufficiente, soprattutto tra i 35 e i 54 anni. Si avverte il bisogno di un welfare integrato basato su una sinergia tra i due sistemi, di cui quello previdenziale è avvertito come il più bisognoso di supporto (36% rispetto al 24%).





UNA RIFORMA POCO EQUA

“Circa la legge Fornero del 2011 – sottolinea Mauro Marè, presidente del Mefop – l’82% non la considera in termini positivi e pensa che siano stati penalizzati soprattutto i giovani: qui serve un patto intergenerazionale e una maggiore equità”. 
In definitiva, la conoscenza del sistema pensionistico è abbastanza buona, ma meno della metà non sa niente sul contributivo. Emerge un conflitto tra anziani e giovani che sta creando una forte frattura tra i costi del welfare e chi li deve sopportare. Buona la percezione e soddisfazione sui fondi pensione, ma ci si iscrive ancora poco per ragioni economiche. 





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