BREXIT, LE CRITICITÀ PER GLI ASSICURATORI

Con l'uscita del Regno Unito dall'UE, quali saranno le conseguenze per le compagnie? Tanti gli elementi destabilizzanti: la volatilità dei mercati, i problemi di passaporto, la dislocazione dei lavoratori e i cambiamenti nel contesto giuridico e normativo. Un report di Marsh & McLennan prova a fornire una panoramica sugli scenari futuri

BREXIT, LE CRITICITÀ PER GLI ASSICURATORI
Con la Brexit nulla sarà come prima. Ma al momento l’unica certezza è l’incertezza: sui mercati finanziari, il panico generato inizialmente si è poi ridimensionato, diradandosi in carburante per alimentare la già vivace turbolenza delle Borse europee. Sono molti gli scenari allo studio per ipotizzare cosa accadrà una volta che il Regno Unito avrà abbandonato l’Unione europea. 


L’ALLARME DELL’FMI

Il Fondo monetario internazionale, ad esempio, nel luglio scorso ha delineato tre diverse ipotesi, a seconda di come si evolveranno i negoziati fra la Gran Bretagna e l’Ue: nel più severo, la crescita mondiale scenderebbe al 2,8% sia nel 2016, sia nel 2017; quella dei Paesi avanzati all’1,4 e all’1% (contro uno scenario base dell’1,8% in tutti e due gli anni). Restringendo il campo al mondo assicurativo, sono molti gli elementi che possono destabilizzare le compagnie: dai problemi di passaporto, alla possibile necessità di dover spostare grandi masse di lavoratori fuori dal territorio britannico, fino ai cambiamenti nel contesto giuridico e normativo (basti pensare a tutto ciò che ruota attorno al gigantesco mercato dei Lloyd’s). Un report pubblicato a fine giugno da Marsh & McLennan prova a fornire un’ampia panoramica su questi aspetti.





QUATTRO IPOTESI PER IL REGNO UNITO

Il report traccia quattro possibili ipotesi post Brexit. Primo scenario: l’Uk diventa parte dello Spazio economico europeo (See), di cui fanno già parte Islanda e Norvegia. In questo caso la Gran Bretagna avrebbe accesso al mercato unico, e sarebbero ancora applicabili regolamenti e direttive; tuttavia il Paese dovrebbe continuare a contribuire al bilancio dell’Ue, e non avrebbe una politica immigratoria indipendente; naturalmente questo sarebbe lo scenario con il più basso impatto sull’economia. 
Secondo scenario: il Regno Unito sigla un trattato di integrazione bilaterale con l’Ue (ne ha siglato uno ad hoc, ad esempio, la Svizzera). Ciò comporterebbe la possibilità di accedere al mercato unico, ma senza un pieno accesso a beni e servizi; questa ipotesi potrebbe avere un impatto moderato su economia, commercio e immigrazione. 
Terzo scenario: un accordo di libero scambio tariffario tra Uk e Ue. In questo caso il Regno Unito potrebbe avere una propria politica di immigrazione e una politica commerciale indipendente, con possibili implicazioni per la circolazione transfrontaliera delle persone; in questo caso ci sarebbe un qualche accesso al mercato unico, e l’impatto sull’economia sarebbe moderato.
Quarto scenario: il Regno Unito non sigla accordi di alcun genere, e commercia con l’Ue come un qualsiasi Paese terzo: in questo caso si applicherebbero solo le clausole dell’Organizzazione mondiale del commercio; questo scenario, come è intuibile, è quello che potrebbe avere il più alto impatto sull’economia del Paese.


INDIRIZZI DI STRATEGIA AZIENDALE

Secondo l’analisi, le compagnie dovranno seguire da vicino i negoziati, ricalibrando l’impatto per ciascuno di questi scenari, normativi e di mercato, nei loro piani di investimento. In base agli scenari più probabili, tanto le aziende Ue con sede in Regno Unito, quanto le multinazionali globali extra Ue, dovranno ripensare le loro operazioni nel Paese. Secondo Marsh McLennan, non è infatti ancora chiaro cosa succederà ai diritti di passaporto, cioè la possibilità per le società di servizi finanziari con sede in un Paese dell’Ue di operare in un altro Stato senza la creazione di un nuova entità giuridica. Ci sono poi i risvolti legati alle normative paneuropee (su tutte, Solvency II) che dovranno essere rinegoziate, anche se, fa notare il report, “è inverosimile e i regolatori britannici vorranno discostarsi significativamente dai principi e dagli scopi del nuovo regime regolamentare”.





DISLOCAZIONE DELLA FORZA LAVORO 

Per quanto riguarda le politiche migratorie la Brexit potrebbe portare a cambiamenti nella regolamentazione del mercato del lavoro Uk: oltre a un discorso di capacità attrattiva dei talenti chiave e delle risorse umane, ci sono da considerare le conseguenze dell’uscita dalla Ue su pensioni, benefit e compensazioni. L’analisi di Marsh e McLennan si conclude sottolineando che i board delle imprese dovrebbero analizzare le conseguenze che il possibile mercato del futuro potrebbe avere sugli schemi pensionistici, sulle alleanze, nonché sulle strategie di finanziamento e di risk management.

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