IL CONTO DELLE CATASTROFI

Cambiamenti climatici e calamità naturali, secondo un recente rapporto internazionale di Aon, hanno generato perdite economiche per 343 miliardi di dollari. Le assicurazioni risultano più diffuse, ma il gap di protezione resta comunque elevato

IL CONTO DELLE CATASTROFI
Il conto delle catastrofi naturali arriva puntuale anche nel 2021. Lo scorso anno, secondo il rapporto Weather, Climate and Catastrophe Insight di Aon, gli effetti di cambiamenti climatici e calamità naturali hanno generato perdite economiche per 343 miliardi di dollari in tutto il mondo. Un conto fortunatamente lontano dal picco da 615 miliardi di dollari raggiunto nel 2011, ma comunque sufficiente a fare del 2021 uno degli anni più “costosi” (così lo definisce il rapporto) di sempre: nel 2020, giusto per avere un’idea, le perdite complessive erano ammontate a 297 miliardi di dollari. 
Il rapporto, nel dettaglio, elenca 401 catastrofi naturali, in leggero calo rispetto alle 416 dell’anno precedente. Eppure, come appena visto, le perdite economiche si sono rivelate decisamente più ingenti. E ciò soprattutto in ragione della portata distruttiva che sempre più catastrofi sono state in grado di raggiungere lo scorso anno. Il rapporto, a tal proposito, evidenzia che quattro eventi hanno avuto un impatto di almeno 20 miliardi di dollari, eguagliando così il triste record raggiunto nel 2004. Più in generale, la ricerca stima che 50 episodi abbiano provocato perdite economiche per più di un miliardo di dollari. Insomma, meno catastrofi ma più distruttive.

LA LISTA DEI DANNI

L’evento più costoso del 2021 è stato l’uragano Ida: il ciclone tropicale che lo scorso settembre ha devastato la costa atlantica degli Stati Uniti, secondo i dati del rapporto, ha provocato perdite economiche per 75,3 miliardi di dollari. Ben 45,6 miliardi se ne sono andati con le alluvioni che hanno colpito l’Europa centrale, altri 30 miliardi con le inondazioni in Cina, mentre 25 miliardi di dollari sono andati persi con la straordinaria ondata di freddo che ha investito lo scorso inverno il Messico e parte degli Stati Uniti. L’evento più catastrofico in termini di vite umane è stato invece il terremoto di Haiti, con 2.248 vittime. 
Le alluvioni si sono imposte come il fenomeno più distruttivo del 2021: ben 105 miliardi di dollari, a livello globale, sono andati persi con inondazioni e allagamenti. Seguono poi a breve distanza, a causa soprattutto agli effetti del già citato uragano Ida, i cicloni tropicali (92 miliardi di dollari) e, più distanziati, gli eventi climatici estremi (58 miliardi). Ai piedi del podio si fermano invece le ondate di freddo invernale con 38 miliardi di dollari di perdite economiche, ben il 300% in più rispetto alla media annuale del secolo.


© Eric Overton – iStock

LE PERDITE ASSICURATIVE

Ingenti sono state anche le perdite assicurative. Il rapporto stima che le imprese del settore abbiano coperto danni per 130 miliardi di dollari: è la quarta volta che viene superata la soglia dei 100 miliardi di dollari. Il dato, seppur lontano dai picchi del 2017 (170 miliardi) e del 2011 (168 miliardi), risulta in crescita del 18% rispetto al 2020 e superiore di ben 74 miliardi di dollari rispetto alla media degli ultimi vent’anni. 
Le perdite assicurative maggiori, anche in questo caso, sono dovute all’uragano Ida (36 miliardi). Seguono poi le ondate di freddo estremo in Messico e negli Stati Uniti (15 miliardi) e le alluvioni in Europa centrale (13 miliardi), con quest’ultime che agguantano anche il triste primato di catastrofe naturale più costosa in termini assicurativi del Vecchio Continente. Gli eventi più costosi per il settore delle polizze si sono invece verificati in Germania, Belgio, Austria, Lussemburgo e Cina.



IL GAP DI PROTEZIONE 

Il rapporto sottolinea che il 38% delle perdite registrate era coperto da una qualche forma di assicurazione. Il dato risulta in crescita rispetto al 2020 e costituisce uno dei valori migliori di sempre, secondo solo al 40% del 2005. Eppure il gap di protezione, che nel 2021 ha raggiunto quota 62%, resta comunque elevato. “Chiaramente c’è sia un gap a livello di copertura assicurativa, sia di innovazione quando si tratta di rischio climatico”, ha osservato Eric Andersen, presidente di Aon. “Con l’aumento della gravità degli eventi catastrofici – ha proseguito – il modo in cui valutiamo e in definitiva ci prepariamo a questi rischi non può dipendere solo dai dati storici: dobbiamo guardare a tecnologie come l’intelligenza artificiale e i modelli predittivi che evolvono costantemente per mappare i veloci cambiamenti del clima”. Secondo Andersen, servono soluzioni scalabili per “aiutare le aziende a prendere decisioni migliori che le rendano più resilienti, mentre continuano ad affrontare sempre più frequentemente rischi interconnessi e più volatili”.
Per Steve Bowen, meteorologo e responsabile Catastrophe Insight per Aon, è insomma arrivato il momento di un sostanziale cambio di passo nella gestione delle catastrofi naturali. “Parliamo – ha commentato – di temperature estreme da record, precipitazioni e inondazioni, siccità e incendi, cicloni tropicali che si intensificano rapidamente e tempeste convettive gravi di fine stagione: non possiamo più pensare di pianificare facendo riferimento al clima di ieri. Con l’aumento dei costi legati alle perdite da danni fisici – ha detto – notiamo persistenti interruzioni a livello globale delle catene di approvvigionamento e di vari servizi nel campo degli aiuti umanitari e altri servizi legati ai beni”.

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