DATI GLOBALI E INIZIATIVE LOCALI: NUOVI MODELLI DI RISCHIO

I temi delle informazioni e dell’innovazione nell’approccio al rischio climatico, al welfare e alle dinamiche demografiche sono stati al centro del confronto tra Norbert Bonvecchio, direttore distribuzione rete agenziale e progetti speciali di Itas Mutua, e Tiziana Tafaro, presidente del Consiglio nazionale degli attuari

DATI GLOBALI E INIZIATIVE LOCALI: NUOVI MODELLI DI RISCHIO
👤Autore: Fabrizio Aurilia Review numero: 96 Pagina: 24
Se ecosistema e open insurance allargano la pletora di soggetti che entrano nell’orbita del settore assicurativo, quanto spazio c’è, e in che modo si può condividere questo spazio, per gli attori tradizionali del mondo dei rischi? Da questa domanda è partito il confronto tra Norbert Bonvecchio, direttore distribuzione rete agenziale e progetti speciali di Itas Mutua, e Tiziana Tafaro, presidente del Consiglio nazionale degli attuari. Un dibattito, moderato da Maria Rosa Alaggio, direttore di questa rivista, che ha coinvolto anche i temi dei dati e dell’innovazione nel controllo dei rischi.
Le informazioni sono l’oggetto dello studio degli attuari e contemporaneamente il loro strumento di lavoro. “In questo contesto, noi siamo quelli che costruiscono i prodotti”, ha spiegato Tafaro, “siamo quelli che devono prevedere le innovazioni”. Una visione, quindi, sempre proiettata in avanti: “gli attuari non sono in grado di non guardare a quello che potrebbe accadere tra dieci anni, soprattutto nei confronti dei rischi emergenti”. 

IL BISOGNO DI INFORMAZIONI

Ma gli attuari non posseggono tutte le competenze e quindi sono abituati a cercarle in altri soggetti e in altri settori, cosa che li fa essere particolarmente adatti a operare in un mondo connesso e aperto. “Sappiamo di aver bisogno di dati che sono spesso difficili da reperire”, ha raccontato Tafaro. Andando a caccia dell’innovazione, l’attuario è a contatto con tanti esperti di diversa natura che parlano linguaggi diversi da quelli del mondo dei rischi: “per esempio gli ingegneri che si occupano di rischi climatici, oppure i medici per quanto riguarda la salute. Sappiamo di non sapere tutto e sappiamo di aver bisogno di dati”. 
A questo proposito, ha fatto notare Tafaro, servirebbe una normativa globale che imponga uno standard unico per la relazione dei bilanci: un’innovazione profondamente auspicabile soprattutto per comprendere meglio come impatta il rischio climatico nelle varie aree del mondo.

L’INNOVAZIONE SUL TERRITORIO

Dalla dimensione globale all’approccio locale, vicino al territorio, il passo è più breve di quanto si possa pensare. Norbert Bonvecchio di Itas Mutua, ha ricordato la capillare presenza sul territorio della compagnia, che si traduce in una collaborazione stretta anche con le istituzioni, a favore dei cittadini, come nel caso del fondo pensione aperto, che dal 1999, insieme alla regione Trentino Alto Adige, ha erogato 160 milioni di euro di pensioni a 100mila aderenti. 
“In 200 anni il nostro modello non è cambiato, e la chiave della nostra innovazione è arrivare a ogni cliente su tutto il territorio”. L’obiettivo di Itas Mutua è quindi duplice: prestare estrema attenzione al cliente, che nel caso della mutua è anche socio e, contemporaneamente, avere cura delle condizioni socio-economiche del territorio e delle comunità. “Per fare questo – ha spiegato Bonvecchio – abbiamo lanciato il progetto Agenzie mutualistiche, e abbiamo fatto fare un percorso a 60 agenzie e demandato loro il compito di offrire il servizio assicurativo ma anche di promuovere i nostri valori e nuove iniziative sul mercato”. 



UN SECONDO PILASTRO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA

Secondo Tafaro, Ltc e invecchiamento rientrano ormai nei rischi sistemici. “Noi lo dicevamo almeno 15 anni fa ma, come spesso accade, non siamo stati ascoltati dalla politica”, ha commentato la presidente del Consiglio nazionale degli attuari. “La situazione demografica italiana – ha continuato – è anche peggiore rispetto ad altri Paesi simili all’Italia: tra 10-15 anni, quando la generazione dei Boomer invecchierà e andrà in pensione non ci saranno abbastanza lavoratori per sostituirla. Il problema non è un’eventualità ma una certezza, perché in questi anni non si è fatto nulla, al contrario di Paesi come Francia e Germania, dove la situazione è stata affrontata meglio”. 
In questo senso, il Consiglio degli attuari sta lavorando con l’Ania per la costruzione di un secondo pilastro per l’autosufficienza, “perché sappiamo che la non autosufficienza se viene assicurata con uno strumento di terzo pilastro potrebbe essere troppo costosa e quindi un privilegio, mentre per noi essere autosufficienti deve essere un diritto di tutti”, ha concluso Tafaro.

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